Novaresi dell’anno e benemeriti. Canelli: «Sono persone che hanno raggiunto il loro obbiettivo anche in un momento come questo»

Il dirigente scolastico Ticozzi, lo scrittore Barbaglia e l'atleta Olivieri premiati con il “sigillum” all'Arengo del Broletto. Maggi, presidente della Fondazione Comunità Novarese: «La solidarietà come un enzima forte per riconoscersi»

Dove eravamo rimasti? Parafrasando la celebra affermazione di Enzo Tortora, giovedì pomeriggio, nel sempre suggestivo scenario dell’Arengo del Broletto la “comunità” di Novara si è ritrovata a distanza di due anni per celebrare uno dei momenti più tradizionali come la consegna del riconoscimento di Novarese dell’anno, andato in questa circostanza a tre figure importanti nel mondo della scuola come il dirigente scolastico dell’Iti Omar Francesco Ticozzi, lo scrittore Alessandro Barbaglia, vincitore pochi mesi fa del prestigioso Premio Strega riservato ai racconti per ragazzi, e all’atleta Linda Olivieri, che nella scorsa estate ha avuto modo di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo.


Ma ocme sempre la premiazione dei novaresi è abbinata a quella dei “benemeriti della solidarietà” promossa dalla Fondazione Comunità Novarese. Il suo presidente Davide Maggi ha aperto gli interventi ricordando come «fu una felice intuizione dei miei predecessori quella di pensare di istituire un premio alla benemerenza e alla solidarietà». Da qui una riflessione: «La solidarietà è un principio costituzionale. Rappresenta in radice un enzima di una buona comunità, che permette di essere coesa. Senza di essa la comunità si spacca e non si riconosce più». Ma la solidarietà è un principio che posside anche tante declinazioni: «Spesso pensiamo a persone che hanno bisogno e quindi alle risposte che la comunità può dare, ma vi è anche un’altra dimensione: non soltanto etica, ma anche estetica. Anche investimenti che possono essere fatti sul bello, su beni comuni che possono arricchire la comunità come il restauro di un’opera d’arte, avere degli spazi che si trasformano in luoghi, anche questo è solidarietà».


Prima di procedere alla premiazione, è stato ricordato come nel 2021 la Fcn ha deciso di lanciare una sfida agli artisti del territorio, anche loro alle prese con un momento non certo facile. Fra quanti hanno partecipato nella realizzazione di un’opera d’arte in multiplo da consegnare ai premiati, lavoro che rappresentasse la mission della fondazione, la scelta è caduta su Veronica Carratello, autrice di “Cuore campestre”.


Quattro sono stati i “benemeriti” premiati quest’anno, soggetti che si sono particolarmente distinti in questi due anni di pandemia nel sostenere partcolarmente la comunità nelle sue frange più fragili. Quattro le parole chiave: vicinanza, certezza, resilienza e passione. Hanno quindi ricevuto il riconoscimento la Caritas della Diocesi di Novara, rappresentata dal direttore don Giorgio Borroni. Poi è toccato alla Struttura complessa e Direzione ospedaliera emergenza sanitaria dell’Aou “Maggiore della Carità” con Roberto Giachino e alla Parrocchia di Sant’Alessandro di Alzate di Momo, con il suo parroco don Michelino Occhetta, per la realizzazione dei un progetto di risanamento dell’edificio religioso. Una vera e propria sorpresa il quarto nome. Tra lo stupore del diretto interessato, il riconoscimento è stato attribuito al dirigente del Comune di Novara Paolo Cortese, ormai prossimo a ritornare al comando della Polizia locale, per il profondo senso di responsabilità, l’impegno e l’esperienza messi al servizio dell’amministrazione e di tutta la comunità, assolvendo molteplici incarichi durante il periodo di maggiore crisi sanitaria.


Venendo ai Novaresi dell’anno, il sindaco Alessandro Canelli ha ricordato come la cerimonia torna dopo che nel 2021 il “sigillum” era stato «simbolicamente consegnato a tutti i medici e operatori sanitari che si erano prodigati nel corso delle settimane dove l’emergenza pandemica si era dimostrata più acuta. Ora la tradizione riprende, pur consapevoli del fatto che ci troviamo ancora in una fase che richiede molta attenzione, anche se sono stati raggiunti dei miglioramenti sotto il profilo sanitario grazie alla campagna vaccinale in corso». Ma da due anni a questa parte «la pandemia colpisce duro, non soltanto sotto il profilo sanitario ma anche economico, sociale e psicologico». Ma per il porimo cittadino la ricetta da seguire «è quella di reagire e non polemizzare, cercando di comprendere i bisogni degli altri e delle altre persone». Questi Novaresi dell’anno, per Canelli, «sono persone sono giovani o persone che lavorano con i giovani». Persone che appartengono al mondo della scuola come il dirigente scolastico Ticozzi. Lo scrittore Barbaglia e l’atleta Olivieri (assente perché impegnata con la Nazionale a Tenerife, dalla quale si è comunque collegata in streaming, ha lasciato al papà il compito di ritirare il “sigillum”). Persone «che con il loro agire, il loro talento e la loro operosità sono riusciti a raggiungere risultati importanti anche in un momento come questo». Nelle parole dei premiati, ciascuno nel proprio ambito, è comunque emerso il profondo attaccamento e quel senso di comunità che è il principale significato stesso del premio.

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Novaresi dell’anno e benemeriti. Canelli: «Sono persone che hanno raggiunto il loro obbiettivo anche in un momento come questo»

Il dirigente scolastico Ticozzi, lo scrittore Barbaglia e l’atleta Olivieri premiati con il “sigillum” all’Arengo del Broletto. Maggi, presidente della Fondazione Comunità Novarese: «La solidarietà come un enzima forte per riconoscersi»

Dove eravamo rimasti? Parafrasando la celebra affermazione di Enzo Tortora, giovedì pomeriggio, nel sempre suggestivo scenario dell’Arengo del Broletto la “comunità” di Novara si è ritrovata a distanza di due anni per celebrare uno dei momenti più tradizionali come la consegna del riconoscimento di Novarese dell’anno, andato in questa circostanza a tre figure importanti nel mondo della scuola come il dirigente scolastico dell’Iti Omar Francesco Ticozzi, lo scrittore Alessandro Barbaglia, vincitore pochi mesi fa del prestigioso Premio Strega riservato ai racconti per ragazzi, e all’atleta Linda Olivieri, che nella scorsa estate ha avuto modo di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo.


Ma ocme sempre la premiazione dei novaresi è abbinata a quella dei “benemeriti della solidarietà” promossa dalla Fondazione Comunità Novarese. Il suo presidente Davide Maggi ha aperto gli interventi ricordando come «fu una felice intuizione dei miei predecessori quella di pensare di istituire un premio alla benemerenza e alla solidarietà». Da qui una riflessione: «La solidarietà è un principio costituzionale. Rappresenta in radice un enzima di una buona comunità, che permette di essere coesa. Senza di essa la comunità si spacca e non si riconosce più». Ma la solidarietà è un principio che posside anche tante declinazioni: «Spesso pensiamo a persone che hanno bisogno e quindi alle risposte che la comunità può dare, ma vi è anche un’altra dimensione: non soltanto etica, ma anche estetica. Anche investimenti che possono essere fatti sul bello, su beni comuni che possono arricchire la comunità come il restauro di un’opera d’arte, avere degli spazi che si trasformano in luoghi, anche questo è solidarietà».


Prima di procedere alla premiazione, è stato ricordato come nel 2021 la Fcn ha deciso di lanciare una sfida agli artisti del territorio, anche loro alle prese con un momento non certo facile. Fra quanti hanno partecipato nella realizzazione di un’opera d’arte in multiplo da consegnare ai premiati, lavoro che rappresentasse la mission della fondazione, la scelta è caduta su Veronica Carratello, autrice di “Cuore campestre”.


Quattro sono stati i “benemeriti” premiati quest’anno, soggetti che si sono particolarmente distinti in questi due anni di pandemia nel sostenere partcolarmente la comunità nelle sue frange più fragili. Quattro le parole chiave: vicinanza, certezza, resilienza e passione. Hanno quindi ricevuto il riconoscimento la Caritas della Diocesi di Novara, rappresentata dal direttore don Giorgio Borroni. Poi è toccato alla Struttura complessa e Direzione ospedaliera emergenza sanitaria dell’Aou “Maggiore della Carità” con Roberto Giachino e alla Parrocchia di Sant’Alessandro di Alzate di Momo, con il suo parroco don Michelino Occhetta, per la realizzazione dei un progetto di risanamento dell’edificio religioso. Una vera e propria sorpresa il quarto nome. Tra lo stupore del diretto interessato, il riconoscimento è stato attribuito al dirigente del Comune di Novara Paolo Cortese, ormai prossimo a ritornare al comando della Polizia locale, per il profondo senso di responsabilità, l’impegno e l’esperienza messi al servizio dell’amministrazione e di tutta la comunità, assolvendo molteplici incarichi durante il periodo di maggiore crisi sanitaria.


Venendo ai Novaresi dell’anno, il sindaco Alessandro Canelli ha ricordato come la cerimonia torna dopo che nel 2021 il “sigillum” era stato «simbolicamente consegnato a tutti i medici e operatori sanitari che si erano prodigati nel corso delle settimane dove l’emergenza pandemica si era dimostrata più acuta. Ora la tradizione riprende, pur consapevoli del fatto che ci troviamo ancora in una fase che richiede molta attenzione, anche se sono stati raggiunti dei miglioramenti sotto il profilo sanitario grazie alla campagna vaccinale in corso». Ma da due anni a questa parte «la pandemia colpisce duro, non soltanto sotto il profilo sanitario ma anche economico, sociale e psicologico». Ma per il porimo cittadino la ricetta da seguire «è quella di reagire e non polemizzare, cercando di comprendere i bisogni degli altri e delle altre persone». Questi Novaresi dell’anno, per Canelli, «sono persone sono giovani o persone che lavorano con i giovani». Persone che appartengono al mondo della scuola come il dirigente scolastico Ticozzi. Lo scrittore Barbaglia e l’atleta Olivieri (assente perché impegnata con la Nazionale a Tenerife, dalla quale si è comunque collegata in streaming, ha lasciato al papà il compito di ritirare il “sigillum”). Persone «che con il loro agire, il loro talento e la loro operosità sono riusciti a raggiungere risultati importanti anche in un momento come questo». Nelle parole dei premiati, ciascuno nel proprio ambito, è comunque emerso il profondo attaccamento e quel senso di comunità che è il principale significato stesso del premio.

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