Ospedale Maggiore, studio di ricerca unico in Italia sostenuto dalla Fondazione Capurro

Si tratta di un progetto sulla sorveglianza periodica mediante ecografia semestrale per i pazienti cirrotici HCV guariti dopo trattamento dell’epatite C

Un finanziamento della Fondazione “Franca Capurro” alla Struttura di Medicina 1 (diretta dal prof. Mario Pirisi) dell’Azienda ospedaliero-universitaria permetterà l’avvio di un progetto di ricerca, al momento mai proposto in Italia, sulla sorveglianza periodica mediante ecografia semestrale per i pazienti cirrotici HCV guariti dopo trattamento dell’epatite C.

Spiega il prof. Pirisi: «L’introduzione dei nuovi farmaci per il trattamento dell’epatite C, i cosiddetti antivirali diretti (DAA), ha portato a ottenere una guarigione dall’infezione in ben oltre il 95% dei casi. Tuttavia, i pazienti curati dal virus in una fase avanzata di malattia (cirrosi) restano a rischio di sviluppare un tumore maligno del fegato, l’epatocarcinoma, quale conseguenza del prolungato stato infiammatorio precedente alla guarigione dall’infezione. Sulla scorta di tali osservazioni le attuali linee guida raccomandano il proseguimento della sorveglianza periodica mediante ecografia semestrale per i pazienti cirrotici HCV guariti dopo trattamento. Questa strategia è volta a una diagnosi precoce dell’epatocarcinoma, in una fase iniziale nella quale le possibilità di trattamento siano migliori: essa trova però il suo limite nella sensibilità dell’ecografia, che è molto meno che ottimale (circa del 63%), e nella non sempre pronta disponibilità di tale indagine sul territorio. A queste note limitazioni, si sono aggiunte le difficoltà insorte nell’ultimo anno e mezzo a causa della pandemia Covid. In questo periodo, infatti, tutte le campagne di screening oncologico sulla popolazione hanno subito una drammatica battuta d’arresto, dovuta alla necessità di dirottare risorse umane ed economiche alla gestione della pandemia, limitando di fatto l’accesso dei pazienti a visite ed esami non giudicati urgenti. In questo contesto, l’utilizzo di predittori alternativi dello sviluppo di epatocarcinoma e l’individuazione di test sierologici che possano essere considerati surrogati dell’ecografia nello screening dell’epatocarcinoma, risulterebbe di particolare interesse».

«Nello specifico – aggiunge il prof. Pirisi – è meritevole di attenzione l’utilizzo di un algoritmo di intelligenza artificiale, il GALAD score (acronimo di Gender, Age, AFP-L3, AFP e Des-carboxy-prothrombin), che consente di calcolare la probabilità di HCC in un paziente cirrotico, basandosi sulla combinazione di parametri demografici (sesso ed età) e biochimici (AFP, AFP-L3 e des-carbossi-protrombina), senza necessità di imaging, con una sensibilità – stando alla letteratura scientifica – almeno del 75% ed una specificità dell’89 %. Questo test, a nostra conoscenza, non è ad oggi mai stato applicato in Italia, in primis perché non incluso tra le prestazioni fornite dal Sistema Sanitario e poi perché richiede una specifica strumentazione non disponibile anche in laboratori per altri versi ben attrezzati».

Grazie ad un finanziamento ottenuto dal Fellowship Program di Gilead, che ha ritenuto di premiare con 30.000 euro un progetto di ricerca della Struttura di Medicina 1 dell’Aou su questa tematica, e al contributo della Fondazione Franca Capurro, che ha aggiunto in questa delicata fase di avvio del progetto ulteriori 6.000 euro, «all’Aou – conclude il prof. Pirisi –  contiamo di avere presto la possibilità di iniziare un programma di sorveglianza gratuita tramite GALAD score. I test biochimici saranno eseguiti presso la Struttura Patologia Clinica (diretta dal Prof. Umberto Dianzani) un gruppo di oltre 400 pazienti guariti dall’epatite C, già trattati presso l’ambulatorio epatologico di Medcicina interna 1. Contiamo di sottoporre al locale Comitato Etico il nostro progetto di ricerca, che pensiamo di estendere ad altre realtà regionali, e di iniziarlo prima possibile».

Dichiara Filippo Arrigoni, presidente della Fondazione “Franca Capurro”: «Sono davvero felice di poter continuare la collaborazione, iniziata molti anni fa tramite il finanziamento di una borsa di dottorato, con il prof. Pirisi e la struttura che dirige. Uno degli effetti più devastanti, e forse tutt’oggi più sottovalutati, della pandemia da Covid-19, è il mancato screening di una serie innumerevole di pazienti, che porterà all’aumento di molte patologie nei prossimi anni.
Per questo motivo, appena il prof. Pirisi ci ha proposto di aiutarlo ad aumentare, grazie a un nuovo macchinario, la sorveglianza sui pazienti che potrebbero sviluppare una forma di epatocarcinoma ci siamo subito resi disponibili all’acquisto di materiale (biomarcatori) che ne permettesse l’utilizzo. Ringrazio ancora una volta la Direzione e tutto il personale, per il fondamentale lavoro che svolge, e tutte le persone che ci sostengono in queste importanti iniziative».

Per il direttore generale dell’Aou, il dott. Gianfranco Zulian, «il progetto è particolarmente significativo ed è molto importante che un aiuto fondamentale per la sua realizzazioni arrivi dalla Fondazione Franca Capurro, ancora una volta molto sensibile alle esigenze del nostro ospedale».

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Ospedale Maggiore, studio di ricerca unico in Italia sostenuto dalla Fondazione Capurro

Si tratta di un progetto sulla sorveglianza periodica mediante ecografia semestrale per i pazienti cirrotici HCV guariti dopo trattamento dell’epatite C

Un finanziamento della Fondazione “Franca Capurro” alla Struttura di Medicina 1 (diretta dal prof. Mario Pirisi) dell’Azienda ospedaliero-universitaria permetterà l’avvio di un progetto di ricerca, al momento mai proposto in Italia, sulla sorveglianza periodica mediante ecografia semestrale per i pazienti cirrotici HCV guariti dopo trattamento dell’epatite C.

Spiega il prof. Pirisi: «L’introduzione dei nuovi farmaci per il trattamento dell’epatite C, i cosiddetti antivirali diretti (DAA), ha portato a ottenere una guarigione dall’infezione in ben oltre il 95% dei casi. Tuttavia, i pazienti curati dal virus in una fase avanzata di malattia (cirrosi) restano a rischio di sviluppare un tumore maligno del fegato, l’epatocarcinoma, quale conseguenza del prolungato stato infiammatorio precedente alla guarigione dall’infezione. Sulla scorta di tali osservazioni le attuali linee guida raccomandano il proseguimento della sorveglianza periodica mediante ecografia semestrale per i pazienti cirrotici HCV guariti dopo trattamento. Questa strategia è volta a una diagnosi precoce dell’epatocarcinoma, in una fase iniziale nella quale le possibilità di trattamento siano migliori: essa trova però il suo limite nella sensibilità dell’ecografia, che è molto meno che ottimale (circa del 63%), e nella non sempre pronta disponibilità di tale indagine sul territorio. A queste note limitazioni, si sono aggiunte le difficoltà insorte nell’ultimo anno e mezzo a causa della pandemia Covid. In questo periodo, infatti, tutte le campagne di screening oncologico sulla popolazione hanno subito una drammatica battuta d’arresto, dovuta alla necessità di dirottare risorse umane ed economiche alla gestione della pandemia, limitando di fatto l’accesso dei pazienti a visite ed esami non giudicati urgenti. In questo contesto, l’utilizzo di predittori alternativi dello sviluppo di epatocarcinoma e l’individuazione di test sierologici che possano essere considerati surrogati dell’ecografia nello screening dell’epatocarcinoma, risulterebbe di particolare interesse».

«Nello specifico – aggiunge il prof. Pirisi – è meritevole di attenzione l’utilizzo di un algoritmo di intelligenza artificiale, il GALAD score (acronimo di Gender, Age, AFP-L3, AFP e Des-carboxy-prothrombin), che consente di calcolare la probabilità di HCC in un paziente cirrotico, basandosi sulla combinazione di parametri demografici (sesso ed età) e biochimici (AFP, AFP-L3 e des-carbossi-protrombina), senza necessità di imaging, con una sensibilità – stando alla letteratura scientifica – almeno del 75% ed una specificità dell’89 %. Questo test, a nostra conoscenza, non è ad oggi mai stato applicato in Italia, in primis perché non incluso tra le prestazioni fornite dal Sistema Sanitario e poi perché richiede una specifica strumentazione non disponibile anche in laboratori per altri versi ben attrezzati».

Grazie ad un finanziamento ottenuto dal Fellowship Program di Gilead, che ha ritenuto di premiare con 30.000 euro un progetto di ricerca della Struttura di Medicina 1 dell’Aou su questa tematica, e al contributo della Fondazione Franca Capurro, che ha aggiunto in questa delicata fase di avvio del progetto ulteriori 6.000 euro, «all’Aou – conclude il prof. Pirisi –  contiamo di avere presto la possibilità di iniziare un programma di sorveglianza gratuita tramite GALAD score. I test biochimici saranno eseguiti presso la Struttura Patologia Clinica (diretta dal Prof. Umberto Dianzani) un gruppo di oltre 400 pazienti guariti dall’epatite C, già trattati presso l’ambulatorio epatologico di Medcicina interna 1. Contiamo di sottoporre al locale Comitato Etico il nostro progetto di ricerca, che pensiamo di estendere ad altre realtà regionali, e di iniziarlo prima possibile».

Dichiara Filippo Arrigoni, presidente della Fondazione “Franca Capurro”: «Sono davvero felice di poter continuare la collaborazione, iniziata molti anni fa tramite il finanziamento di una borsa di dottorato, con il prof. Pirisi e la struttura che dirige. Uno degli effetti più devastanti, e forse tutt’oggi più sottovalutati, della pandemia da Covid-19, è il mancato screening di una serie innumerevole di pazienti, che porterà all’aumento di molte patologie nei prossimi anni.
Per questo motivo, appena il prof. Pirisi ci ha proposto di aiutarlo ad aumentare, grazie a un nuovo macchinario, la sorveglianza sui pazienti che potrebbero sviluppare una forma di epatocarcinoma ci siamo subito resi disponibili all’acquisto di materiale (biomarcatori) che ne permettesse l’utilizzo. Ringrazio ancora una volta la Direzione e tutto il personale, per il fondamentale lavoro che svolge, e tutte le persone che ci sostengono in queste importanti iniziative».

Per il direttore generale dell’Aou, il dott. Gianfranco Zulian, «il progetto è particolarmente significativo ed è molto importante che un aiuto fondamentale per la sua realizzazioni arrivi dalla Fondazione Franca Capurro, ancora una volta molto sensibile alle esigenze del nostro ospedale».

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