Piemonte: trovato accordo tra agricoltori e animalisti sul nodo cinghiali

Aveva fatto discutere la notizia di qualche settimana fa sul provvedimento che vedeva l’ipotesi di concessione di caccia ai cinghiali, anche a mezzo di elicotteri. Una decisone che aveva fatto scalpore specie nella comunità animalista e trovato netta opposizione dalla minoranza del consiglio regionale.

Oggi si è tornato a parlare dei cinghiali, poiché agricoltori, ambientalisti e animalisti hanno raggiunto un accordo contro la caccia al cinghiale. Il tutto è stato firmato insieme durante il Tavolo Animali & Ambiente, formato da diverse associazioni come Enpa, Lav, Legambiente, Lipu, Oipa, Lida, Pan, Pro Natura e SOS Gaia. L’accordo siglato fra le associazioni e il COAARP (Comitato Amici degli Ambienti Rurali Piemontesi) ha lo scopo di allineare queste associazioni e gli agricoltori contro l’attività venatoria all’animale, considerata come dannosa e inutile per riuscire a risolvere il problema della presenza dei cinghiali.

I cinque punti cruciali dell’accordo sono i seguenti:

  1. Ridurre il numero dei cinghiali sul territorio per portarlo a un livello compatibile è un obiettivo fondamentale, applicando però correttamente l’art. 19 della Legge n. 157/1992 che dà la precedenza agli interventi ecologici rispetto a quelli cruenti. Questo articolo affida la gestione agli enti pubblici e non ai cacciatori. Secondo il manifesto stilato, la gestione dei cinghiali deve essere tolta al mondo venatorio che non ha interesse nel veder ridotto il numero di animali e per il quale sussiste un conflitto di interessi
  2. Bisogna tutelare gli agricoltori che devono poter raccogliere ciò che seminano. I ristori, anche se doverosi, non sono il focus della questione: oltre alle difficoltà create dal clima, non bisogna aggiungere quelle create dal mondo della caccia per “soddisfare i propri interessi ludici ed economici”
  3. La caccia non è un valore aggiunto per l’agricoltura in quanto il cacciatore usa gratuitamente terreni privati, coltivati e no, a spese dei proprietari. Inoltre spesso sono di ostacolo ad usi turistici e culturali. Gli agricoltori devono avere il diritto di poter escludere dai propri fondi coloro che possano arrecargli danni. Pertanto bisogna superare la deroga pro caccia dell’art. 842 del Codice Civile che permette al cacciatore di poter entrare nei fondi privati anche contro il volere del proprietario
  4. Il manifesto si dichiara contro la realizzazione di una filiera della carne di cinghiale
  5. Il futuro dell’attività agricola deve basarsi su produzioni ecologicamente sostenibili, che siano rispettose anche del benessere degli animali

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Piemonte: trovato accordo tra agricoltori e animalisti sul nodo cinghiali

Aveva fatto discutere la notizia di qualche settimana fa sul provvedimento che vedeva l’ipotesi di concessione di caccia ai cinghiali, anche a mezzo di elicotteri. Una decisone che aveva fatto scalpore specie nella comunità animalista e trovato netta opposizione dalla minoranza del consiglio regionale.

Oggi si è tornato a parlare dei cinghiali, poiché agricoltori, ambientalisti e animalisti hanno raggiunto un accordo contro la caccia al cinghiale. Il tutto è stato firmato insieme durante il Tavolo Animali & Ambiente, formato da diverse associazioni come Enpa, Lav, Legambiente, Lipu, Oipa, Lida, Pan, Pro Natura e SOS Gaia. L’accordo siglato fra le associazioni e il COAARP (Comitato Amici degli Ambienti Rurali Piemontesi) ha lo scopo di allineare queste associazioni e gli agricoltori contro l’attività venatoria all’animale, considerata come dannosa e inutile per riuscire a risolvere il problema della presenza dei cinghiali.

I cinque punti cruciali dell’accordo sono i seguenti:

  1. Ridurre il numero dei cinghiali sul territorio per portarlo a un livello compatibile è un obiettivo fondamentale, applicando però correttamente l’art. 19 della Legge n. 157/1992 che dà la precedenza agli interventi ecologici rispetto a quelli cruenti. Questo articolo affida la gestione agli enti pubblici e non ai cacciatori. Secondo il manifesto stilato, la gestione dei cinghiali deve essere tolta al mondo venatorio che non ha interesse nel veder ridotto il numero di animali e per il quale sussiste un conflitto di interessi
  2. Bisogna tutelare gli agricoltori che devono poter raccogliere ciò che seminano. I ristori, anche se doverosi, non sono il focus della questione: oltre alle difficoltà create dal clima, non bisogna aggiungere quelle create dal mondo della caccia per “soddisfare i propri interessi ludici ed economici”
  3. La caccia non è un valore aggiunto per l’agricoltura in quanto il cacciatore usa gratuitamente terreni privati, coltivati e no, a spese dei proprietari. Inoltre spesso sono di ostacolo ad usi turistici e culturali. Gli agricoltori devono avere il diritto di poter escludere dai propri fondi coloro che possano arrecargli danni. Pertanto bisogna superare la deroga pro caccia dell’art. 842 del Codice Civile che permette al cacciatore di poter entrare nei fondi privati anche contro il volere del proprietario
  4. Il manifesto si dichiara contro la realizzazione di una filiera della carne di cinghiale
  5. Il futuro dell’attività agricola deve basarsi su produzioni ecologicamente sostenibili, che siano rispettose anche del benessere degli animali

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