Polo della casa, Paolo Ferrari: «Stiamo dialogando con Microsoft e Ikea»

Polo della casa, Paolo Ferrari: «Stiamo dialogando con Microsoft e Ikea». Il progetto di Comoli Ferrari sul nuovo concetto di casa che vale 18 milioni di euro, inserito dalla Regione tra i 115 che aspirano a essere finanziati con i fondi del Recovery Paln, è stato discusso ieri, 26 febbraio, in commissione consiliare. Una seduta richiesta dall’opposizione dopo le polemiche esplose (leggi qui) nel mese di dicembre quando i consiglieri del Pd avevano accusato il sindaco di avere taciuto su un progetto per il quale il Comune aveva individuato come la sede il Moi, l’ex mercato ortofrutticolo all’ingrosso.

«L’obiettivo è quello di fare sistema sul tema del well living mettendo insieme competenze e raggiungendo obiettivi di interesse comune – ha spiegato l’ad dell’azienda, Paolo Ferrari, ripercorrendo la storia dell’iniziativa -. A metà 2019 siamo partiti con quello che oggi è il Forum del Futuro Quotidiano immaginando un incubatore di scenari dove avere esperti sia accademici che del mondo del lavoro i quali condividevano la visione su alcuni temi. A metà 2019 abbiamo cominciato a professare un visione futuribile dell’ambito domestico che con il ockdown è diventata più che mai attuale. Il 6 marzo 2020, alla vigilia della chiusura, ne ho parlato con il governatore Cirio il quale mi ha detto che doveva pensarci e che si saremmo rivisti. A quell’epoca in nessun modo c’era, da parte dell’azienda, una volontà territoriale, ma lo scopo era di generare nuovi standard abitativi di natura nazionale ed europea, per questo motivo abbiamo iniziato a dialogare con Microsoft e Ikea».

 

 

«Durante il lockdown Cirio mi ha richiamato dicendomi che l’idea era interessante – ha proseguito Ferrari -. Abbiamo così organizzato approfondimenti che sono approdati all’incontro finale del 17 giugno con il politecnico di Milano che ha presentato un progetto con l’obiettivo di rappresentare un scenario ormai non più futuribile ma assolutamente attuale perché nel frattempo la casa era diventata non solo luogo domestico, ma spazio per molte altre esigenze: un ambiente polivalente che sta già portando a fare scelte diverse di abitazione, per esempio lo spostamento dalle metropoli alle iccole province come quella di Novara».

«L’idea di territorialità è venuta a Cirio – ha continuato Ferrari – che sta cercando di  massimizzare gli investimenti sulle opportunità di ogni territorio. Perchè se Torino è culla dell’auto non immaginare Novara come la culla della casa di nuova concezione? Così ha detto dandomi un’opportunità che non avevo minimimamente considerato. A quel punto, ed era l’estate scorsa, ne ho parlato con il sindaco chiedendo quali fossero gli immobili comunali vuoti da poter occupare, ma senza gravare sulle spese del Comune e da lì è nata l’idea dell’ex mercato generale. Abbiamo ocsì presentato il progetto in Regione con le indicazioni del sindaco iniziando una collaborazione con la Regione che a ottobre ha deciso di inserire il nostro progetto, valutato in 18 milioni di euro, nei 115 che aspirano al Recovery Fund».

Ferrari ha concluso dicendo che «per il 3 dicembre avevamo pianificato una conferenza stampa con la Regione ma il dpcm non ce l’ha consentito. Tutto quello che è stato fatto finora su questa iniziativa è stato interamente finanziato da Comoli Ferrari. Per noi non un’attività di business, tanto che vogliamo mettere a capo della gestione una fondazione. Crediamo che il percorso sarà utile alla collettività: se saremo capaci di convergere l’idea in un lavoro comune, tutti ne beneficeremo. Il dialogo tra le parti è complicato, mi rendo conto, ma abbiamo davanti un’opportunità. Non avremmo nemmeno avuto bisogno un luogo fisico, avremmo potuto ricavarlo dai nostri spazi, ma abbiamo voluto interpretare l’occasione di riqualificazione urbanistica e restituzione del progetto alla città».

«Dunque il sindaco era a conoscenza del progetto già dalla scorsa estate e non ha detto nulla – ha esordito il capogruppo dei 5 Stelle Mario Iacopino -. Mi ha sopreso la passività dell’amministrazione. Bene il progetto, comunque, perché per la prima volta non si parla di periferia di Milano ma di identità della città».

Anche la consigliera del Pd Sara Paladini ha apprezzato l’iniziativa: «Mi fa piacere sapre che un rpgoetto del genere si svilupperà in città, ma l’approccio l’iniziale è stato sbagliato: l’amministrazione ha preferito definirlo un progetto di interesse regionale e non cittadino. È fondamentale immagine che sia il più condiviso possibile con la città. Grazie a Ferrai che ha creato una rete a differenza del Comune che non ha raccolto subito l’idea. E grazie a Cirio che ha pensato a Novara visto che Canelli non è stato in grado di farlo».

Il sindaco Alessandro Canelli ha replicato dicendo che «a settembre qui in Comue c’è stata una presentazione ufficiale con l’Upo e la banca e altri soggetti territoriali che potevano essere interessati. Il tutto è nato come un progetto di massima e ancora nessuno sapeva se poteva essere inserito in un programma di finanziamenti. Abbiamo immaginato dove poterlo collocato pensado al Noi: non potevamo certo dire di no alla Regione. Poi sono stati i tecnici dei due enti che si sono parlati: Iacopino se lei avesse amministrato anche un solo giorno capirebbe di cosa sto parlando. Possiamo solo essere d’accordo ad avere un nuovo polo di ricerca come Ipazia, magari ce ne fossero altri».


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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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«L’obiettivo è quello di fare sistema sul tema del well living mettendo insieme competenze e raggiungendo obiettivi di interesse comune – ha spiegato l’ad dell’azienda, Paolo Ferrari, ripercorrendo la storia dell’iniziativa -. A metà 2019 siamo partiti con quello che oggi è il Forum del Futuro Quotidiano immaginando un incubatore di scenari dove avere esperti sia accademici che del mondo del lavoro i quali condividevano la visione su alcuni temi. A metà 2019 abbiamo cominciato a professare un visione futuribile dell’ambito domestico che con il ockdown è diventata più che mai attuale. Il 6 marzo 2020, alla vigilia della chiusura, ne ho parlato con il governatore Cirio il quale mi ha detto che doveva pensarci e che si saremmo rivisti. A quell’epoca in nessun modo c’era, da parte dell’azienda, una volontà territoriale, ma lo scopo era di generare nuovi standard abitativi di natura nazionale ed europea, per questo motivo abbiamo iniziato a dialogare con Microsoft e Ikea».

 

 

«Durante il lockdown Cirio mi ha richiamato dicendomi che l’idea era interessante – ha proseguito Ferrari -. Abbiamo così organizzato approfondimenti che sono approdati all’incontro finale del 17 giugno con il politecnico di Milano che ha presentato un progetto con l’obiettivo di rappresentare un scenario ormai non più futuribile ma assolutamente attuale perché nel frattempo la casa era diventata non solo luogo domestico, ma spazio per molte altre esigenze: un ambiente polivalente che sta già portando a fare scelte diverse di abitazione, per esempio lo spostamento dalle metropoli alle iccole province come quella di Novara».

«L’idea di territorialità è venuta a Cirio – ha continuato Ferrari – che sta cercando di  massimizzare gli investimenti sulle opportunità di ogni territorio. Perchè se Torino è culla dell’auto non immaginare Novara come la culla della casa di nuova concezione? Così ha detto dandomi un’opportunità che non avevo minimimamente considerato. A quel punto, ed era l’estate scorsa, ne ho parlato con il sindaco chiedendo quali fossero gli immobili comunali vuoti da poter occupare, ma senza gravare sulle spese del Comune e da lì è nata l’idea dell’ex mercato generale. Abbiamo ocsì presentato il progetto in Regione con le indicazioni del sindaco iniziando una collaborazione con la Regione che a ottobre ha deciso di inserire il nostro progetto, valutato in 18 milioni di euro, nei 115 che aspirano al Recovery Fund».

Ferrari ha concluso dicendo che «per il 3 dicembre avevamo pianificato una conferenza stampa con la Regione ma il dpcm non ce l’ha consentito. Tutto quello che è stato fatto finora su questa iniziativa è stato interamente finanziato da Comoli Ferrari. Per noi non un’attività di business, tanto che vogliamo mettere a capo della gestione una fondazione. Crediamo che il percorso sarà utile alla collettività: se saremo capaci di convergere l’idea in un lavoro comune, tutti ne beneficeremo. Il dialogo tra le parti è complicato, mi rendo conto, ma abbiamo davanti un’opportunità. Non avremmo nemmeno avuto bisogno un luogo fisico, avremmo potuto ricavarlo dai nostri spazi, ma abbiamo voluto interpretare l’occasione di riqualificazione urbanistica e restituzione del progetto alla città».

«Dunque il sindaco era a conoscenza del progetto già dalla scorsa estate e non ha detto nulla – ha esordito il capogruppo dei 5 Stelle Mario Iacopino -. Mi ha sopreso la passività dell’amministrazione. Bene il progetto, comunque, perché per la prima volta non si parla di periferia di Milano ma di identità della città».

Anche la consigliera del Pd Sara Paladini ha apprezzato l’iniziativa: «Mi fa piacere sapre che un rpgoetto del genere si svilupperà in città, ma l’approccio l’iniziale è stato sbagliato: l’amministrazione ha preferito definirlo un progetto di interesse regionale e non cittadino. È fondamentale immagine che sia il più condiviso possibile con la città. Grazie a Ferrai che ha creato una rete a differenza del Comune che non ha raccolto subito l’idea. E grazie a Cirio che ha pensato a Novara visto che Canelli non è stato in grado di farlo».

Il sindaco Alessandro Canelli ha replicato dicendo che «a settembre qui in Comue c’è stata una presentazione ufficiale con l’Upo e la banca e altri soggetti territoriali che potevano essere interessati. Il tutto è nato come un progetto di massima e ancora nessuno sapeva se poteva essere inserito in un programma di finanziamenti. Abbiamo immaginato dove poterlo collocato pensado al Noi: non potevamo certo dire di no alla Regione. Poi sono stati i tecnici dei due enti che si sono parlati: Iacopino se lei avesse amministrato anche un solo giorno capirebbe di cosa sto parlando. Possiamo solo essere d’accordo ad avere un nuovo polo di ricerca come Ipazia, magari ce ne fossero altri».


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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore