Quarant’anni sono un bel traguardo. E’ quello che ha tagliato anche il premio dei “Novaresi dell’Anno”, manifestazione nata nell’ormai lontano 1983 e che ogni volta si rinnova mantenendo viva una tradizione come quella legata ai “riti” della Patronale. E l’edizione di quest’anno, tornata nella location del Teatro Faraggiana, nel pomeriggio di ieri, venerdì 20 gennaio, ha voluto tributare un giusto riconoscimento a tre importanti figure che si sono distinte nel mondo della cultura, della solidarietà e dell’inclusione.
Il “sigillum” è stato consegnato dal sindaco Alesandro Canelli, nell’ordine con il quale i premiati sono stati chiamati sul palco, all’imprenditrice Anna Ida Russo, al tecnico di baskin (e, verrebbe da dire, molto altro…) Roberto “Bob” Rattazzi e allo storico medievista Giancarlo Andenna. Tre figure diverse, ma con un denominatore comune. La capacità di essersi divisi e conciliare più di un’attività che da sola meriterebbe un premio. Tre persone, come ha voluto sottolineare il primo cittadino, «sono esempi da seguire per una comunità, in momento di crisi come quello che stiamo attraversando», non dimenticando lo sforzo della comunità – che potrebbe essere il quarto premiato – quando dopo lo scoppio della guerra in Ucraina «la città ha dato una grande prova di generosità nell’accogliere tanti profughi. Anche loro sono “Novaresi dell’Anno”».
Anna Ida Russo, che ha voluto dedicare il premio alla madre scomparsa da poco, è imprenditrice, ma oltre all’impiego presso l’azienda di famiglia ha fondato un’associazione che svolge un’attività di cooperazione con i Paesi del Medio Oriente e che negli scorsi mesi ha ottenuto la gestione di un locale in corso XXIII Marzo confiscato alla criminalità organizzata.
Roberto Rattazzi, nato come coach di pallacanestro, ha portato in città la versione “inclusiva” di questa disciplina, il baskin, dividendosi poi attraverso un’altra associazione con la quale veste i panni di clown per portare un sorriso nelle corsie degli ospedali. Anche in questa occasione non ha voluto rinunciare al caratteristico naso rosso,ma non è stato in grado alla fine di trattenere le lacrime. Anche quando ha ricordato che in palestra, fra disabili e normodotati, si è tutti uguali quando la palla entra nel canestro.
Infine Giancarlo Andenna. Docente emerito presso la sede di Brescia dell’Università Cattolica e poi presso l’Ateneo di Lecce, direttore della rivista diocesana “Novarien” e più recentemente entrato a far parte della prestigiosa Accademia del Lincei, ha ricordato il passato del Novarese legato alla presenza delle acque, delle quali è un grande appassionato. Lui il riconoscimento ha voluto dedicarlo a tante persone che non ci sono più, in particolare a due «con le quali ho diviso tanto come Dorino Tuniz e a sua moglie Marina. Oltre a mio padre, a cui devo l’amore per Novara».