Premio Cantelli, un’occasione persa per Novara

Domenica 4 settembre al Teatro Coccia si è la svolta la serata conclusiva del Premio Cantelli. Un concorso con 154 partecipanti da 36 Paesi del mondo tra i quali sono stati selezionati i 18 semifinalisti e poi i 4 finalisti che si sono esibiti di fronte al pubblico. Un evento che è un’eccellenza per il mondo della musica, un fiore all’occhiello per la città.

Bene, alzino la mano i novaresi che se ne sono accorti.

Ma partiamo dall’inizio. Per chi non lo sapesse, il Premio Guido Cantelli è un concorso internazionale per giovani direttori d’orchestra istituito nel 1961 e indetto ogni due anni proprio in ricordo del grande Maestro novarese, pupillo di Toscanini, scomparso prematuramente nel 1956. Un Premio che nel corso delle sue edizioni è stato consegnato nelle mani di artisti che poi sono diventati grandi direttori: a cominciare da Riccardo Muti nel 67 o Eliahu Inbal nel 63 ma anche Donato Renzetti nell’80. Ed è proprio in quell’anno che il Premio si è interrotto: un vuoto durato quarant’anni che è stato colmato, questo bisogna riconoscerlo, dalla volontà ostinata dell’attuale direttrice del Coccia, Corinne Baroni. È successo però che l’undicesima edizione, la prima del concorso ritrovato, è caduta nell’annus horribilis della storia contemporanea: il 2020, l’anno del Covid. Le selezioni si sono svolte a distanza e la finale senza pubblico in presenza; artisti e orchestra nella platea vuota – quando in quel periodo il Teatro era anche in fase di ristrutturazione; giuria e stampa nei palchi. Chi ha avuto la fortuna di esserci, ricorderà le sensazioni contrastanti provate in quella circostanza: l’amarezza della sala vuota, l’entusiasmo per essere riusciti a tornare a teatro, seppur in modo del tutto inusuale. Tra l’altro, e questo lo ricorderanno tutti, l’edizione 2020 è stata vinta alla neozelandese Tianyi Lu, prima donna e prima direttrice dell’emisfero australe a salire sul podio di Cantelli. Insomma, un successo di pubblico, anche se a distanza, e di emozioni che, almeno chi è appassionato del genere, pensava non solo di ritrovare, ma anche di vedersene arricchito per questa edizione 2022 (quasi) post Covid.

Invece no. L’unico evento svolto in città è stata la serata finale: un concerto di altissima caratura, che ha riproposto parte dell’ultimo diretto da Cantelli (con l’aggiunta dello spartito contemporaneo di Davide Tammaro, tra l’altro molto interessante dal punto di vista musicale), di fronte a 159 persone sedute in sala (sì le abbiamo contate) comprensive di giurie, autorità (tra le quali spiccavano illustri assenti che in altre circostanze a un evento del genere non avrebbero mai rinunciato) e invitati. Insomma, non proprio un successo. E non si venga a dire che si tratta di argomento di nicchia. Ciò che è mancato di più è stato il coinvolgimento della città attraverso una serie di iniziative fuori dal Coccia, propedeutiche all’evento: incontri pubblici con i giovani direttori, angoli musicali in centro storico con gli allievi del Conservatorio (non a caso dedicato a Cantelli) e delle altre scuole di musica, racconti e narrazioni del grande Maestro, solo per fare qualche esempio.

Per non parlare del “povero” Mario Giarda, decano dei giornalisti novarese, tra i più grandi esperti di Guido Cantelli, che proprio per questa edizione ha scritto un libro su commissione del Teatro (“Dal Teatro Coccia al mondo. Storia e storie del Premio Cantelli (1961 – 2020)” e che durante il concerto di domenica non è nemmeno stato nominato.

Tutte le autorità presenti, e la stessa direttrice Baroni, si sono date un gran da fare a ribadire come il Premio Cantelli abbia portato il nome di Novara a livelli mondiali. Non è vero. Svolto in questo modo, il Premio Cantelli non ha neanche portato Novara ai novaresi, figuriamoci nel mondo. Ed è un vero peccato che un evento di questa portata sia stato relegato a una semplice serata che aveva l’odore di una festa privata.

Senza contare che quest’anno il Premio non è nemmeno stato assegnato (solo il secondo e il terzo oltre ai Premi scelti dalle altre giurie): un risultato non inusuale, in particolare nei concorsi musicali (era già successo nell’edizione del 1973), ma che certamente ha lasciato un po’ di amaro in bocca, almeno al poco pubblico presente in sala.

Insomma, davvero un’occasione persa per Novara e un format da ripensare completamente.

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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2 risposte

  1. Domenica, verso le ore 15 mi trovavo a passare davanti al teatro Coccia e notando la locandina dei concerti delle 18 del Premio Cantelli, mi sono affacciato alla biglietteria del teatro dove mi è stato detto che i biglietti erano in vendita prima della manifestazione. Prima quando? 5 minuti? Mezz’ora. Ho deciso di non andare.

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Domenica 4 settembre al Teatro Coccia si è la svolta la serata conclusiva del Premio Cantelli. Un concorso con 154 partecipanti da 36 Paesi del mondo tra i quali sono stati selezionati i 18 semifinalisti e poi i 4 finalisti che si sono esibiti di fronte al pubblico. Un evento che è un’eccellenza per il mondo della musica, un fiore all’occhiello per la città.

Bene, alzino la mano i novaresi che se ne sono accorti.

Ma partiamo dall’inizio. Per chi non lo sapesse, il Premio Guido Cantelli è un concorso internazionale per giovani direttori d’orchestra istituito nel 1961 e indetto ogni due anni proprio in ricordo del grande Maestro novarese, pupillo di Toscanini, scomparso prematuramente nel 1956. Un Premio che nel corso delle sue edizioni è stato consegnato nelle mani di artisti che poi sono diventati grandi direttori: a cominciare da Riccardo Muti nel 67 o Eliahu Inbal nel 63 ma anche Donato Renzetti nell’80. Ed è proprio in quell’anno che il Premio si è interrotto: un vuoto durato quarant’anni che è stato colmato, questo bisogna riconoscerlo, dalla volontà ostinata dell’attuale direttrice del Coccia, Corinne Baroni. È successo però che l’undicesima edizione, la prima del concorso ritrovato, è caduta nell’annus horribilis della storia contemporanea: il 2020, l’anno del Covid. Le selezioni si sono svolte a distanza e la finale senza pubblico in presenza; artisti e orchestra nella platea vuota – quando in quel periodo il Teatro era anche in fase di ristrutturazione; giuria e stampa nei palchi. Chi ha avuto la fortuna di esserci, ricorderà le sensazioni contrastanti provate in quella circostanza: l’amarezza della sala vuota, l’entusiasmo per essere riusciti a tornare a teatro, seppur in modo del tutto inusuale. Tra l’altro, e questo lo ricorderanno tutti, l’edizione 2020 è stata vinta alla neozelandese Tianyi Lu, prima donna e prima direttrice dell’emisfero australe a salire sul podio di Cantelli. Insomma, un successo di pubblico, anche se a distanza, e di emozioni che, almeno chi è appassionato del genere, pensava non solo di ritrovare, ma anche di vedersene arricchito per questa edizione 2022 (quasi) post Covid.

Invece no. L’unico evento svolto in città è stata la serata finale: un concerto di altissima caratura, che ha riproposto parte dell’ultimo diretto da Cantelli (con l’aggiunta dello spartito contemporaneo di Davide Tammaro, tra l’altro molto interessante dal punto di vista musicale), di fronte a 159 persone sedute in sala (sì le abbiamo contate) comprensive di giurie, autorità (tra le quali spiccavano illustri assenti che in altre circostanze a un evento del genere non avrebbero mai rinunciato) e invitati. Insomma, non proprio un successo. E non si venga a dire che si tratta di argomento di nicchia. Ciò che è mancato di più è stato il coinvolgimento della città attraverso una serie di iniziative fuori dal Coccia, propedeutiche all’evento: incontri pubblici con i giovani direttori, angoli musicali in centro storico con gli allievi del Conservatorio (non a caso dedicato a Cantelli) e delle altre scuole di musica, racconti e narrazioni del grande Maestro, solo per fare qualche esempio.

Per non parlare del “povero” Mario Giarda, decano dei giornalisti novarese, tra i più grandi esperti di Guido Cantelli, che proprio per questa edizione ha scritto un libro su commissione del Teatro (“Dal Teatro Coccia al mondo. Storia e storie del Premio Cantelli (1961 – 2020)” e che durante il concerto di domenica non è nemmeno stato nominato.

Tutte le autorità presenti, e la stessa direttrice Baroni, si sono date un gran da fare a ribadire come il Premio Cantelli abbia portato il nome di Novara a livelli mondiali. Non è vero. Svolto in questo modo, il Premio Cantelli non ha neanche portato Novara ai novaresi, figuriamoci nel mondo. Ed è un vero peccato che un evento di questa portata sia stato relegato a una semplice serata che aveva l’odore di una festa privata.

Senza contare che quest’anno il Premio non è nemmeno stato assegnato (solo il secondo e il terzo oltre ai Premi scelti dalle altre giurie): un risultato non inusuale, in particolare nei concorsi musicali (era già successo nell’edizione del 1973), ma che certamente ha lasciato un po’ di amaro in bocca, almeno al poco pubblico presente in sala.

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore