“Promemoria Auschwitz” si trasferisce in Austria: 12 ragazzi novaresi in partenza per Mauthausen e Gusen

Per motivi di sicurezza legati alla guerra in Ucraina, il progetto formativo non si svolgerà in Polonia

Sono 12 i ragazzi novaresi che sabato 2 aprile partiranno per i campi di concentramento di Mauthausen e Gusen. L’iniziativa rientra del progetto «Promemoria Auschwitz», giunto alla nona edizione, il primo post Covid, promosso dall’associazione SerMais – con l’organizzazione nazionale di Deina – in collaborazione con l’Istituto storico della Resistenza e il contributo del Comune di Novara e delle aziende Novamont e Cavanna Packaging Group.

«Per motivi di sicurezza legati alla guerra in Ucraina, quest’anno non potremo andare in treno in Polonia, dunque dovremo cambiare meta e viaggeremo in pullman verso l’Austria, nei campi di concentramento di Mauthausen e Gusen – ha spiegato Martina Clerici di SerMais -. Come sempre il progetto si divide in tre fasi: la prima, appena conclusa, con una serie di approfondimenti che ci hanno dato la base storica dal 1918 al Dopoguerra; la seconda quella del viaggio vero e proprio e la terza di restituzione alla città attraverso incontri pubblici. Anche questa volta, grazie agli sponsor, ognuno di noi potrà abbassare la quota di partecipazione di 250 euro».

I ragazzi, 1100 provenienti da tutta Italia di cui 700 piemontesi, in cinque giorni visiteranno, oltre ai campi di concentramento, anche il museo Belvedere di Vienna.

«Non bastano i ricordi, serve la memoria per non dimenticare, in modo particolare in questo momento in cui dobbiamo renderci conto quanto siano svantaggiose le guerre» ha commentato il presidente dell’Istituto storico della Resistenza, Paolo Cattaneo.

Il direttore della Fondazione Marazza di Borgomanero ed ex direttore dell’Istituto storico, Gianni Cerutti, che fin dall’inizio ha sostenuto il progetto, ha affermato che «voi ragazzi siete diventati nel corso degli anni un punto di riferimento. È giusto che il viaggio venga accompagnato da una preparazione, perché non basta vedere le tracce dell’orrore per capire i segni della storia».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Per motivi di sicurezza legati alla guerra in Ucraina, il progetto formativo non si svolgerà in Polonia

Sono 12 i ragazzi novaresi che sabato 2 aprile partiranno per i campi di concentramento di Mauthausen e Gusen. L’iniziativa rientra del progetto «Promemoria Auschwitz», giunto alla nona edizione, il primo post Covid, promosso dall’associazione SerMais - con l'organizzazione nazionale di Deina - in collaborazione con l'Istituto storico della Resistenza e il contributo del Comune di Novara e delle aziende Novamont e Cavanna Packaging Group.

«Per motivi di sicurezza legati alla guerra in Ucraina, quest’anno non potremo andare in treno in Polonia, dunque dovremo cambiare meta e viaggeremo in pullman verso l'Austria, nei campi di concentramento di Mauthausen e Gusen – ha spiegato Martina Clerici di SerMais -. Come sempre il progetto si divide in tre fasi: la prima, appena conclusa, con una serie di approfondimenti che ci hanno dato la base storica dal 1918 al Dopoguerra; la seconda quella del viaggio vero e proprio e la terza di restituzione alla città attraverso incontri pubblici. Anche questa volta, grazie agli sponsor, ognuno di noi potrà abbassare la quota di partecipazione di 250 euro».

I ragazzi, 1100 provenienti da tutta Italia di cui 700 piemontesi, in cinque giorni visiteranno, oltre ai campi di concentramento, anche il museo Belvedere di Vienna.

«Non bastano i ricordi, serve la memoria per non dimenticare, in modo particolare in questo momento in cui dobbiamo renderci conto quanto siano svantaggiose le guerre» ha commentato il presidente dell’Istituto storico della Resistenza, Paolo Cattaneo.

Il direttore della Fondazione Marazza di Borgomanero ed ex direttore dell’Istituto storico, Gianni Cerutti, che fin dall’inizio ha sostenuto il progetto, ha affermato che «voi ragazzi siete diventati nel corso degli anni un punto di riferimento. È giusto che il viaggio venga accompagnato da una preparazione, perché non basta vedere le tracce dell’orrore per capire i segni della storia».

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