Mascherine consegnate dalla Regione a tutti i piemontesi: continua la battaglia del sindaco di Ornavasso Filippo Cigala Fulgosi che ha dichiarato di non volerle perché «non proteggono i cittadini e consegnerei loro uno strumento illudendoli che sia utile». Una battaglia che è diventata un botta e risposta con il presidente del gruppo Lega Salvini Alberto Preioni.
La risposta del consigliere regionale non si è fatta attendere: «Le mascherine distribuite dalla Regione sono sociali, lavabili ben dieci volte. Non sono certificate perché se avessimo dovuto aspettare l’ok da Roma avremmo rischiato di perdere mesi e mesi. Il sindaco di Ornavasso non è nuovo a queste sparate, forse perché è alla ricerca di visibilità. Avrebbe potuto leggere il decreto dello scorso 26 aprile, che recita in un punto: “possono essere utilizzate mascherine lavabili, anche auto prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire un’adeguata barriera”, per evitarsi questa brutta figura. Quanto alla certificazione: bussi alla porta del Governo, dove imperano le lungaggini burocratiche. Noi stiamo lavorando per superare l’emergenza, Cigala Fulgosi cosa fa?».
E il sindaco ha ribadito il proprio pensiero: «Mi sono limitato a rispondere a una richiesta della Regione Piemonte: queste mascherine potrebbero ingenerare nella popolazione l’erronea convinzione di costituire un valido presidio al coronavirus cosa che invece non è come riportato nelle microscopiche avvertenze accluse alle stesse (leggi qui). Seppur previste dalla recente normativa a queste “mascherine di comunità” sono infatti certamente preferibili quelle chirurgiche a prezzo calmierato che invece sono classificate ffp1».
Il ragionamento del sindaco è stato anche pratico, pensando ai costi per l’acquisto dei dispositivi. E ha lanciato anche qualche frecciatina: «Se avessi voluto sollevare polveroni come sostenuto dal consigliere regionale avrei rilevato che quelle con classe di protezione ffp2 acquistate dal Comune di Ornavasso e già distribuite il 4 aprile ai capifamiglia sono costate 1.39 euro l’una, mentre quelle prive di qualsiasi classe di protezione della Regione 1.20, nonostante un ordinativo di ben 6 milioni di euro. Oppure avrei potuto evidenziare che secondo la Regione i propri 5 milioni di mascherine avrebbero dovuto essere consegnati dal 25 aprile al 4 maggio, vale a dire prima dell’entrata in vigore dell’obbligo di indossare protezioni delle vie respiratorie, ma invece ad oggi le attendono ancora 3,7 milioni di Piemontesi. O ancora avrei potuto ironizzare sul fatto che tali mascherine propagandate dalla Piemonte come “made in Piemonte” sono oggetto di produzione anche a Napoli ed in Marocco. Infine permetto di rappresentare al Consigliere Regionale Preioni che prima di rilevare inesistenti sparate e brutte figure altrui forse sarebbe meglio che evitasse di chiedere 20 miliardi di euro alla Cina a titolo di risarcimento»