Un po’ sotto traccia, ieri mattina, martedì 3 febbraio, ha riaperto anche la biblioteca Negroni. Un via libera “contenitivo”, in ottemperanza a quanto disposto dal decreto del presidente del Consiglio emanato nella giornata di domenica a fronte del protrarsi dell’emergenza legata al “coronavirus”.
«Poiché una struttura come la nostra è stata assimilata a un museo – hanno spiegato gli addetti della biblioteca – abbiamo avuto l’ok e potuto riaprire, seppure con alcune limitazioni». Fino a nuove disposizioni, per accedere alla biblioteca si deve, infatti, passare dal portone del civico 6 di corso Cavallotti, dove il personale consegna agli utenti un tagliando numerato, gestendo contemporaneamente la rotazione di ingressi – uscite per cercare di soddisfare un po’ tutti. Nei vari spazi, poi, vige in via precauzionale la raccomandazione di rispettare un metro di distanza tra una persona e l’altra. Ecco il perché nei saloni di studio le scrivanie possono essere occupate seguendo una prestabilita alternanza, con il divieto di spostare le sedie. Nella sala del primo piano l’affluenza massima è stata fissata in 20 utenti, il quella del secondo a 29, nella mediateca potranno accedere fino a 11 utenti contemporaneamente e in quella periodici – novarese 10, mentre la sezione ragazzi rimarrà chiusa fino a sabato.
L’afflusso alla Negroni è, comunque, sembrato tranquillo, addirittura decisamente inferiore al normale quando, invece, si assiste a vere imprese per accaparrarsi un posto, soprattutto nel salone: «Con l’Università ancora chiusa – hanno detto ancora – evidentemente in tanti non si aspettavano la riapertura, o forse per timore, qualcuno ha preferito continuare a studiare a casa. L’importante, per ora, era poter ricominciare».
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