Riaprono i bar tra distanze e preoccupazioni

Si riparte. Porte aperte, ma soprattutto tavolini spolverati per il primo giorno “free” di molti, ma non tutti, bar cittadini. L’atmosfera non è proprio festosa, qualche mugugno traspare, anche se la voglia di ripartire c’è: «Durante il periodo di chiusura – spiega Paolo, titolare de “Le Muse” – sono riuscito a lavorare un po’ grazie al servizio d’asporto. Poi ne ho approfittato per sistemare il locale. Ho sacrificato qualche posto a sedere mentre al banco potranno stazionare solo due clienti alla volta. Aiuti? Nulla, per ora. Le banche mi hanno risposto picche per il famoso prestito garantito dallo Stato e per altre misure sono in attesa».

Sotto i portici il bar “La Brace” oltre a svolgere servizio di caffetteria per gran parte della giornata è da tempo considerato uno dei ritrovi della movida novarese preserale. Qui interventi e novità balzano subito all’occhio. Strisce gialle sulla pavimentazione delimitano la zona “protetta”; nel dehor i tavoli e di conseguenza i posti sono stati dimezzati mentre all’interno sono spariti gli sgabelli e le mensole.

 

 

«Rispetto al passato – dicono i titolari – non ci sarà più l’aperitivo con buffet al banco, ma lo stesso sarà servito ai tavoli. Lavoreremo perché non si formino assembramenti, dando così la possibilità di chi vuole bere un caffè in piedi di poter utilizzare il banco per il suo intero sviluppo, calcolando le giuste distanze di sicurezza e confidando nel senso di responsabilità da parte di tutti».

A fianco della biblioteca Negroni, il “Tiffany” si presenta ancora con le serrande abbassate ma rumori e luci accese inducono a pensare che qualcuno sia comunque presente. E’ il titolare che, come altri, sta dando gli ultimi ritocchi al suo bar: «Ho scelto di riaprire ufficialmente lunedì. Speriamo vada tutto bene anche se non sono ottimista. Gran parte della mia clientela è costituita dai ragazzi che frequentano la biblioteca. Sino a quando resterà chiusa il mio lavoro resterà limitato». Alla domanda se sia riuscito a ottenere o utilizzare qualche misura di sostegno risponde di «aver beneficiato unicamente i 600 euro. Poco davvero per tirare avanti».

Dai bar agli alberghi il passo è breve. Tiziana Torresan, titolare del “Parmigiano” appare decisamente sconsolata: «Da quando ho deciso di chiudere il ristorante alcuni anni fa ho concentrato tutti gli sforzi sull’albergo (viene unicamente servita la prima colazione a chi pernotta, ndr). Questa pandemia è stata una mazzata tremenda. Riaprirò lunedì, ma al momento non una prenotazione. La mia clientela è costituita da addetti ai lavori che partecipano alle iniziative fieristiche nelle vicine Rho e Milano. Marzo e aprile sono sempre stati dei mesi favorevoli ma quest’anno è salto tutto…».

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Riaprono i bar tra distanze e preoccupazioni

Si riparte. Porte aperte, ma soprattutto tavolini spolverati per il primo giorno “free” di molti, ma non tutti, bar cittadini. L’atmosfera non è proprio festosa, qualche mugugno traspare, anche se la voglia di ripartire c’è: «Durante il periodo di chiusura – spiega Paolo, titolare de “Le Muse” – sono riuscito a lavorare un po’ grazie al servizio d’asporto. Poi ne ho approfittato per sistemare il locale. Ho sacrificato qualche posto a sedere mentre al banco potranno stazionare solo due clienti alla volta. Aiuti? Nulla, per ora. Le banche mi hanno risposto picche per il famoso prestito garantito dallo Stato e per altre misure sono in attesa».

Sotto i portici il bar “La Brace” oltre a svolgere servizio di caffetteria per gran parte della giornata è da tempo considerato uno dei ritrovi della movida novarese preserale. Qui interventi e novità balzano subito all’occhio. Strisce gialle sulla pavimentazione delimitano la zona “protetta”; nel dehor i tavoli e di conseguenza i posti sono stati dimezzati mentre all’interno sono spariti gli sgabelli e le mensole.

 

 

«Rispetto al passato – dicono i titolari – non ci sarà più l’aperitivo con buffet al banco, ma lo stesso sarà servito ai tavoli. Lavoreremo perché non si formino assembramenti, dando così la possibilità di chi vuole bere un caffè in piedi di poter utilizzare il banco per il suo intero sviluppo, calcolando le giuste distanze di sicurezza e confidando nel senso di responsabilità da parte di tutti».

A fianco della biblioteca Negroni, il “Tiffany” si presenta ancora con le serrande abbassate ma rumori e luci accese inducono a pensare che qualcuno sia comunque presente. E’ il titolare che, come altri, sta dando gli ultimi ritocchi al suo bar: «Ho scelto di riaprire ufficialmente lunedì. Speriamo vada tutto bene anche se non sono ottimista. Gran parte della mia clientela è costituita dai ragazzi che frequentano la biblioteca. Sino a quando resterà chiusa il mio lavoro resterà limitato». Alla domanda se sia riuscito a ottenere o utilizzare qualche misura di sostegno risponde di «aver beneficiato unicamente i 600 euro. Poco davvero per tirare avanti».

Dai bar agli alberghi il passo è breve. Tiziana Torresan, titolare del “Parmigiano” appare decisamente sconsolata: «Da quando ho deciso di chiudere il ristorante alcuni anni fa ho concentrato tutti gli sforzi sull’albergo (viene unicamente servita la prima colazione a chi pernotta, ndr). Questa pandemia è stata una mazzata tremenda. Riaprirò lunedì, ma al momento non una prenotazione. La mia clientela è costituita da addetti ai lavori che partecipano alle iniziative fieristiche nelle vicine Rho e Milano. Marzo e aprile sono sempre stati dei mesi favorevoli ma quest’anno è salto tutto…».

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