Stampanti 3D per creare oggetti in aiuto ai pazienti delle Unità spinali

Stampanti 3D per creare oggetti in aiuto ai pazienti delle Unità spinali. È partito il progetto Tech4Inclusion di Hackability, la non profit innovativa nata a Torino nel 2016 con l’obiettivo di mettere la tecnologia al servizio della disabilità. La non profit, sostenuta da Fondazione Crt, porterà design e stampanti 3D nelle unità spinali di Novara, ma anche Torino e Alessandria.

«Si tratta di una piccola rivoluzione – spiega la società – è la prima volta in Italia che il personale sanitario delle unità spinali è messo in condizione di realizzare oggetti come forchette, spazzole, pomelli o contenitori, studiati, apposta, per le esigenze delle persone con lesioni al midollo spinale, partendo da un disegno digitale modificabile. Un lavoro che fino a oggi è stato eseguito attraverso la modellazione manuale delle termoplastiche e richiede tempi lunghi e dispendio di energia».

«Dopo una lesione al midollo spinale, la riabilitazione permette di acquisire nuove abilità motorie per eseguire quei gesti, anche semplici, ma molto importanti – sottolinea il direttore della Unità spinale di Torino, Salvatore Petrozzino – Per raggiungere questi obiettivi i fisioterapisti fanno spesso ricorso a ortesi, tutori in materiale termo-modellabile, con soluzioni adattate alla persona, ma con evidenti limiti, quali la possibilità di avere un archivio, di ricostruire una seconda ortesi identica alla prima, di poterla condividere con fisioterapisti di altree Unità spinali. Questo percorso con Hackability rappresenta una importante esperienza che avvalora il ruolo fondamentale delle Unità spinali luogo da cui si avviano i collegamenti per facilitare l’inclusione della persona con lesione midollare e favorirne il reinserimento nella società».

Si inizia dunque, con un workshop: durante training ed esercitazioni pratiche, i volontari della non profit, quasi tutti maker, designer e giovani studenti e studentesse del politecnico di Torino, insegneranno alle persone coinvolte a immaginare, progettare e disegnare in modellazione nuovi oggetti, nonché a trasformare in file digitali gli oggetti già in uso. Le materie toccate saranno il design thinking, la modellazione 3D, il disegno tecnico vettoriale, la fabbricazione digitale, la stampa, i materiali, l’uso dei software di stampa. Saranno anche realizzati i file stampabili di una quindicina di oggetti, poi archiviati in cloud e quindi condivisi in open source, pronti ad essere usati o modificati da altri.

«Le stampanti, sviluppate da Deltacomb per Hackability, saranno consegnate non appena le condizioni sanitarie lo permetteranno. Il workshop durerà fino a luglio e coinvolgerà circa 50 terapisti occupazionali che dovranno apprendere la tecnica della modellazione e della stampa 3D. Gli incontri avverranno sia online che in presenza.

«L’idea di Tech4inclusion è nata come sempre da basso parlando con le persone con disabilità, con i caregiver, con il personale medico– spiega Carlo Boccazzi Varotto, coordinatore di Hackability – Ci hanno raccontato, loro, come gran parte dei terapisti occupazionali italiani, per realizzare piccoli presidi personalizzati utilizzi, ancora, la termoplastica, una plastica modellabile molto costosa».

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Stampanti 3D per creare oggetti in aiuto ai pazienti delle Unità spinali

Stampanti 3D per creare oggetti in aiuto ai pazienti delle Unità spinali. È partito il progetto Tech4Inclusion di Hackability, la non profit innovativa nata a Torino nel 2016 con l’obiettivo di mettere la tecnologia al servizio della disabilità. La non profit, sostenuta da Fondazione Crt, porterà design e stampanti 3D nelle unità spinali di Novara, ma anche Torino e Alessandria.

«Si tratta di una piccola rivoluzione – spiega la società – è la prima volta in Italia che il personale sanitario delle unità spinali è messo in condizione di realizzare oggetti come forchette, spazzole, pomelli o contenitori, studiati, apposta, per le esigenze delle persone con lesioni al midollo spinale, partendo da un disegno digitale modificabile. Un lavoro che fino a oggi è stato eseguito attraverso la modellazione manuale delle termoplastiche e richiede tempi lunghi e dispendio di energia».

«Dopo una lesione al midollo spinale, la riabilitazione permette di acquisire nuove abilità motorie per eseguire quei gesti, anche semplici, ma molto importanti – sottolinea il direttore della Unità spinale di Torino, Salvatore Petrozzino – Per raggiungere questi obiettivi i fisioterapisti fanno spesso ricorso a ortesi, tutori in materiale termo-modellabile, con soluzioni adattate alla persona, ma con evidenti limiti, quali la possibilità di avere un archivio, di ricostruire una seconda ortesi identica alla prima, di poterla condividere con fisioterapisti di altree Unità spinali. Questo percorso con Hackability rappresenta una importante esperienza che avvalora il ruolo fondamentale delle Unità spinali luogo da cui si avviano i collegamenti per facilitare l’inclusione della persona con lesione midollare e favorirne il reinserimento nella società».

Si inizia dunque, con un workshop: durante training ed esercitazioni pratiche, i volontari della non profit, quasi tutti maker, designer e giovani studenti e studentesse del politecnico di Torino, insegneranno alle persone coinvolte a immaginare, progettare e disegnare in modellazione nuovi oggetti, nonché a trasformare in file digitali gli oggetti già in uso. Le materie toccate saranno il design thinking, la modellazione 3D, il disegno tecnico vettoriale, la fabbricazione digitale, la stampa, i materiali, l’uso dei software di stampa. Saranno anche realizzati i file stampabili di una quindicina di oggetti, poi archiviati in cloud e quindi condivisi in open source, pronti ad essere usati o modificati da altri.

«Le stampanti, sviluppate da Deltacomb per Hackability, saranno consegnate non appena le condizioni sanitarie lo permetteranno. Il workshop durerà fino a luglio e coinvolgerà circa 50 terapisti occupazionali che dovranno apprendere la tecnica della modellazione e della stampa 3D. Gli incontri avverranno sia online che in presenza.

«L’idea di Tech4inclusion è nata come sempre da basso parlando con le persone con disabilità, con i caregiver, con il personale medico– spiega Carlo Boccazzi Varotto, coordinatore di Hackability – Ci hanno raccontato, loro, come gran parte dei terapisti occupazionali italiani, per realizzare piccoli presidi personalizzati utilizzi, ancora, la termoplastica, una plastica modellabile molto costosa».

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