«Street art, mestiere che mi ha permesso di girare l’Europa e di andare molto in alto»

Professione street artist: «Un lavoro che mi ha permesso di girare l’Italia e l’Europa, nonostante sia partito da autodidatta». Lo dice con orgoglio Refreshink, all’anagrafe Giovanni Magnoli: aronese, classe 1971, diplomatosi in Grafica alla Filos di Novara, all’inizio degli Anni ’90 si è affacciato sulla scena del writing e della graffiti art per arrivare ai primi murales nei primi anni 2000. Da allora i suoi animali coloratissimi sono apparsi in tante città d’Italia, oltre che in Spagna, Francia, Danimarca, Germania e persino in un’abitazione privata di New York. Suo il murales con il San Carlone, che sbuca dal sottopasso sul retro della stazione di Arona. Oggi conduce laboratori di street art nelle scuole ed è curatore artistico del progetto valsesiano di arte urbana Waral e del festival Rainbow in Basso Valdarno, che l’ha letteralmente portato molto in alto. «Si tratta di un progetto di riqualificazione delle torri di caduta dell’acqua – spiega Refreshink – Per dipingere sono salito fino a 30 metri di altezza (l’opera in sé è alta 5 metri per 30 di circonferenza)».

 

Quindi per fare lo street artist oltre a essere creativi bisogna anche non soffrire di vertigini?
«Quando sei lì che disegni e colori non te ne accorgi neppure – risponde divertito – Così come non ti accorgi del tempo che passa e del sole che se ne va. Ma ammetto che quando vedo artisti che lavorano ad altezze anche più elevate, imbragati con le corde e stando semplicemente su dei piccoli balconcini, non li invidio per niente… Il tema della sicurezza è molto importante nel nostro mestiere, a livello internazionale i primi a portare l’attenzione sull’argomento sono stati i madrileni Boa Mistura dopo che nel 2018 sono stati protagonisti di un incidente sul lavoro in Messico. Dopo quell’episodio hanno lanciato un appello a tutti gli street artist, perché si esigano sempre attrezzature certificate e revisionate».

Torniamo nelle vicinanze con Waral, ovvero i murales di Varallo: com’è nato il progetto?
«E’ partito nel 2017 da un’idea dell’amico fotografo Alessandro De Alberto, che mi ha coinvolto grazie ai miei contatti con altri colleghi street artist – spiega Refreshink – E’ un progetto a cui sono molto legato, che ha soprattutto finalità di valorizzazione turistica e riqualificazione di alcuni luoghi della città, oggetto di speculazione edilizia fra gli anni ’40 e ’70, in una città ricca d’arte e patrimonio Unesco. La sfida è stata quella di selezionare artisti il cui stile fosse compatibile con il contesto in cui si sarebbero andate a inserire le opere. Il primo intervento è stato realizzato sul muro della Pinacoteca da Andrea “Ravo” Mattoni, che ha rielaborato la tela “Davide con testa di Golia” di Tanzio da Varallo (l’artista è anche autore del murales sul retro del Broletto di Novara, ispirato a un’opera di Gaudenzio Ferrari, ndr). Gli altri interventi sono stati realizzati da SeaCreative, che ha raffigurato le maschere del carnevale di Varallo sulle facciate di due case popolari, dal novarese Ufocinque (Matteo Capobianco, ndr) che ha dipinto la mappa di Varallo nel cortile della biblioteca. La mia opere, invece, si trova sulle facciate dell’ex Rotondi ed è ispirata al museo di storia naturale Calderini: raffigura un gufo e un falco, ovvero la vecchia e la nuova Varallo. Tutte le opere sono visibili dal Sacro Monte».

Street Art e turismo vanno sempre più a braccetto: anche il murales con il San Carlone è nato con questo spirito?
«Più che altro come un biglietto da visita per la mia città, in un luogo di forte passaggio come i dintorni della stazione. Risale al 2006 e mi era stato chiesto dall’associazione Svarionato, molto attiva sull’organizzazione di eventi cittadini. 15 anni dopo posso dire che questo muro ha veramente resistito alla grandissima, a parte un piccolo atto vandalico avvenuto subito dopo che l’avevo ultimato. Direi che è giunta l’ora di un restyling e mi piacerebbe rinfrescarlo con qualcosa di nuovo», annuncia.

Per fortuna la street art, tranne che nel primo lockdown, non è riuscita a farsi fermare dal Covid: ci sono nuovi progetti in cantiere?
«Con Cler, che è anche insegnante al liceo artistico di Omegna, stiamo organizzando dei nuovi interventi artistici a Brolo, il “paese dei gatti” sul lago d’Orta. Pur essendo un piccolo comune è molto visitato anche dagli stranieri. E, sempre nel Vco, abbiamo iniziato a ragionare con delle associazioni locali per degli interventi allo stadio di Gravellona Toce sul tema arte e sport. Inoltre a breve sarei dovuto tornare nelle scuole con un workshop con gli studenti del quarto anno di grafica del Nervi, in collaborazione con l’associazione Sermais. Il programma prevede prima una parte teorica su graffiti e storia della street art, per poi passare alla realizzazione di un murales negli spazi interni della scuola, con la partecipazione diretta dei ragazzi. Vedremo quando riusciremo a partire, Covid permettendo appunto. Lavorare a contatto con i ragazzi è sempre stimolante: a Novara avevo già condotto esperienze simili, nel 2019, con gli studenti dei corsi Meccanica e Moda dell’Ipsia Bellini e poi con i ragazzi di Filos. Quest’ultimo progetto mi aveva fatto molto piacere, perché mi aveva permesso di tornare nella scuola in cui mi sono diplomato».

Quindi per ora a Novara non ci sono tue opere in spazi pubblici sempre visibili?
«Per ora no, ho sempre lavorato molto di più nella vicina Lombardia, ma non è detta l’ultima parola – ribatte – A dire il vero avevo fatto un tentativo nei primi Anni ’90: con alcuni amici ci eravamo presentati in stazione con un sacco di bombolette, ma mentre dipingevamo è arrivata la polizia e la nostra giornata artistica è finita negli uffici della polfer con una multa da 10.000 lire per attraversamento dei binari – ricorda divertito – Ora non faccio più queste cose. Anche se, insieme ad altri amici artisti, come SeaCreative, non abbiamo perso la passione di ritrovarci la domenica nelle fabbrichette abbandonate, come agli esordi. In quei luoghi hai la possibilità di disegnare ciò che vuoi, dando libero spazio alla fantasia. Per noi è più divertente di una gita domenicale fuori porta».
Di seguito un’altra gallery con le opere di Refreshink sparse per l’Italia e il mondo

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Elena Ferrara

Nata a Novara, diplomata al liceo scientifico Antonelli, si è poi laureata in Scienze della Comunicazione multimediale all'Università degli studi di Torino. Iscritta all'albo dei giornalisti pubblicisti dal 2006.

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«Street art, mestiere che mi ha permesso di girare l’Europa e di andare molto in alto»

Professione street artist: «Un lavoro che mi ha permesso di girare l’Italia e l’Europa, nonostante sia partito da autodidatta». Lo dice con orgoglio Refreshink, all’anagrafe Giovanni Magnoli: aronese, classe 1971, diplomatosi in Grafica alla Filos di Novara, all’inizio degli Anni ’90 si è affacciato sulla scena del writing e della graffiti art per arrivare ai primi murales nei primi anni 2000. Da allora i suoi animali coloratissimi sono apparsi in tante città d’Italia, oltre che in Spagna, Francia, Danimarca, Germania e persino in un’abitazione privata di New York. Suo il murales con il San Carlone, che sbuca dal sottopasso sul retro della stazione di Arona. Oggi conduce laboratori di street art nelle scuole ed è curatore artistico del progetto valsesiano di arte urbana Waral e del festival Rainbow in Basso Valdarno, che l’ha letteralmente portato molto in alto. «Si tratta di un progetto di riqualificazione delle torri di caduta dell’acqua – spiega Refreshink – Per dipingere sono salito fino a 30 metri di altezza (l’opera in sé è alta 5 metri per 30 di circonferenza)».

 

Quindi per fare lo street artist oltre a essere creativi bisogna anche non soffrire di vertigini?
«Quando sei lì che disegni e colori non te ne accorgi neppure – risponde divertito – Così come non ti accorgi del tempo che passa e del sole che se ne va. Ma ammetto che quando vedo artisti che lavorano ad altezze anche più elevate, imbragati con le corde e stando semplicemente su dei piccoli balconcini, non li invidio per niente… Il tema della sicurezza è molto importante nel nostro mestiere, a livello internazionale i primi a portare l’attenzione sull’argomento sono stati i madrileni Boa Mistura dopo che nel 2018 sono stati protagonisti di un incidente sul lavoro in Messico. Dopo quell’episodio hanno lanciato un appello a tutti gli street artist, perché si esigano sempre attrezzature certificate e revisionate».

Torniamo nelle vicinanze con Waral, ovvero i murales di Varallo: com’è nato il progetto?
«E’ partito nel 2017 da un’idea dell’amico fotografo Alessandro De Alberto, che mi ha coinvolto grazie ai miei contatti con altri colleghi street artist – spiega Refreshink – E’ un progetto a cui sono molto legato, che ha soprattutto finalità di valorizzazione turistica e riqualificazione di alcuni luoghi della città, oggetto di speculazione edilizia fra gli anni ’40 e ’70, in una città ricca d’arte e patrimonio Unesco. La sfida è stata quella di selezionare artisti il cui stile fosse compatibile con il contesto in cui si sarebbero andate a inserire le opere. Il primo intervento è stato realizzato sul muro della Pinacoteca da Andrea “Ravo” Mattoni, che ha rielaborato la tela “Davide con testa di Golia” di Tanzio da Varallo (l’artista è anche autore del murales sul retro del Broletto di Novara, ispirato a un’opera di Gaudenzio Ferrari, ndr). Gli altri interventi sono stati realizzati da SeaCreative, che ha raffigurato le maschere del carnevale di Varallo sulle facciate di due case popolari, dal novarese Ufocinque (Matteo Capobianco, ndr) che ha dipinto la mappa di Varallo nel cortile della biblioteca. La mia opere, invece, si trova sulle facciate dell’ex Rotondi ed è ispirata al museo di storia naturale Calderini: raffigura un gufo e un falco, ovvero la vecchia e la nuova Varallo. Tutte le opere sono visibili dal Sacro Monte».

Street Art e turismo vanno sempre più a braccetto: anche il murales con il San Carlone è nato con questo spirito?
«Più che altro come un biglietto da visita per la mia città, in un luogo di forte passaggio come i dintorni della stazione. Risale al 2006 e mi era stato chiesto dall’associazione Svarionato, molto attiva sull’organizzazione di eventi cittadini. 15 anni dopo posso dire che questo muro ha veramente resistito alla grandissima, a parte un piccolo atto vandalico avvenuto subito dopo che l’avevo ultimato. Direi che è giunta l’ora di un restyling e mi piacerebbe rinfrescarlo con qualcosa di nuovo», annuncia.

Per fortuna la street art, tranne che nel primo lockdown, non è riuscita a farsi fermare dal Covid: ci sono nuovi progetti in cantiere?
«Con Cler, che è anche insegnante al liceo artistico di Omegna, stiamo organizzando dei nuovi interventi artistici a Brolo, il “paese dei gatti” sul lago d’Orta. Pur essendo un piccolo comune è molto visitato anche dagli stranieri. E, sempre nel Vco, abbiamo iniziato a ragionare con delle associazioni locali per degli interventi allo stadio di Gravellona Toce sul tema arte e sport. Inoltre a breve sarei dovuto tornare nelle scuole con un workshop con gli studenti del quarto anno di grafica del Nervi, in collaborazione con l’associazione Sermais. Il programma prevede prima una parte teorica su graffiti e storia della street art, per poi passare alla realizzazione di un murales negli spazi interni della scuola, con la partecipazione diretta dei ragazzi. Vedremo quando riusciremo a partire, Covid permettendo appunto. Lavorare a contatto con i ragazzi è sempre stimolante: a Novara avevo già condotto esperienze simili, nel 2019, con gli studenti dei corsi Meccanica e Moda dell’Ipsia Bellini e poi con i ragazzi di Filos. Quest’ultimo progetto mi aveva fatto molto piacere, perché mi aveva permesso di tornare nella scuola in cui mi sono diplomato».

Quindi per ora a Novara non ci sono tue opere in spazi pubblici sempre visibili?
«Per ora no, ho sempre lavorato molto di più nella vicina Lombardia, ma non è detta l’ultima parola – ribatte – A dire il vero avevo fatto un tentativo nei primi Anni ’90: con alcuni amici ci eravamo presentati in stazione con un sacco di bombolette, ma mentre dipingevamo è arrivata la polizia e la nostra giornata artistica è finita negli uffici della polfer con una multa da 10.000 lire per attraversamento dei binari – ricorda divertito – Ora non faccio più queste cose. Anche se, insieme ad altri amici artisti, come SeaCreative, non abbiamo perso la passione di ritrovarci la domenica nelle fabbrichette abbandonate, come agli esordi. In quei luoghi hai la possibilità di disegnare ciò che vuoi, dando libero spazio alla fantasia. Per noi è più divertente di una gita domenicale fuori porta».
Di seguito un’altra gallery con le opere di Refreshink sparse per l’Italia e il mondo

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Elena Ferrara

Nata a Novara, diplomata al liceo scientifico Antonelli, si è poi laureata in Scienze della Comunicazione multimediale all'Università degli studi di Torino. Iscritta all'albo dei giornalisti pubblicisti dal 2006.