Superbonus, gli addetti ai lavori non ci stanno: «Un decreto che uccide le imprese»

L'eliminazione dello sconto in fattura e della cessione del credito fermano il lavoro di tutti i professionisti del settore

Il governo ha modificato le direttive del superbonus introducendo il blocco dello sconto in fattura e la cessione del credito alle banche, mantenendo solo la detrazione fiscale attraverso la dichiarazione dei redditi. Disposizioni che hanno scatenato la rabbia degli addetti ai lavori.

«Lunedì sera (20 febbraio) si è tenuto confronto tra tutte le categorie e il governo e possiamo dire, cautamente, che una piccola finestra è stata aperta – afferma Antonio Elia, imprenditore edile e componente di giunta di Anaepa Confartigianato, l’associazione degli edili della Confederazione -. È stata confermata la possibilità di svuotare i cassetti fiscali utilizzando i modelli F24. Questo, però, non risolve la situazione liquidità di denaro necessaria a tenere vivi i cantieri pagando dipendenti e, soprattutto fornitori. Questa criticità, che uccide le imprese, non tocca solo noi come imprenditori, coinvolge anche i privati che si ritrovano bloccati e impossibilitati a proseguire con lavori già pattuiti con le imprese. A cascata ogni categoria è stata colpita da questo decreto. Ricordiamo che l’Europa ha richiesto che, entro il 2030, le case dovranno possedere una classe energetica di tipo “green” e come sarà possibile farlo se il governo limita o addirittura toglie gli Ecobonus? Non si può, è ovvio che le cose andranno riviste. Il punto cruciale – conclude Elia – e lo sottolineo nuovamente è il blocco delle cessioni del credito, perché le imprese hanno bisogno di liquidità: senza non si può andare da nessuna parte. Come Confartigianato siamo vicini ai nostri iscritti e pronti ad aiutarli in questo periodo di grande stallo».

Anche Giuseppe Gentile, titolare di una impresa di costruzioni con una decina di dipendenti, con sede a Castelletto Ticino esprime la sua preoccupazione: «Fortunatamente non ho crediti incagliati – ha raccontato – e i nuovi cantieri sono già stati attivati, quindi non rientrano nel blocco. Per il futuro mi sono già organizzato: torno al modello organizzativo che avevo prima dell’entrata in vigore dei bonus, ovvero chiudo con le ristrutturazioni e, nei prossimi anni mi dedicherò solo a costruire e vendere nuovi edifici».

E’ più preoccupato invece Fabrizio Codini, la sua ditta, stesse dimensioni, con sede a Novara, è specializzata in rivestimenti e cappotti. «Non ho crediti incagliati perché lavoro con un general contractor, ma il futuro mi spaventa. Se viene meno il meccanismo della cessione del credito prevedo un calo di lavoro del 70%. Grazie ai bonus collegati al pagamento tramite sconto in fattura e cessione del credito siamo riusciti a riqualificare condomini popolari costruiti negli anni ’50 e ’60, che hanno ottenuto, già solo con il cappotto e la sostituzione degli infissi, un risparmio del consumo di gas per riscaldamento del 50%. Risparmiando sulla bolletta i proprietari hanno ammortizzato totalmente la percentuale a loro carico dei costi di esecuzione. Si tratta di persone, operai e pensionati, che in assenza dello sconto in fattura con cessione del credito non avrebbero mai potuto anticipare il costo dei lavori. Grazie alla crescita di fatturato negli anni scorsi ho potuto assumere tre nuovi dipendenti. Adesso chissà – conclude. Sto anche investendo risorse per la certificazione SOA. Bloccare cessione del credito e sconto in fattura equivale a bloccare bonus e superbonus, che hanno fatto crescere il nostro settore, hanno contribuito a riqualificare il patrimonio immobiliare del nostro Paese e migliorato la qualità dell’aria. E’ una follia».

«La situazione è problematica – commenta Andrea Rezzuto, presidente provinciale dell’Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari di Novara e delegato al congresso, Anaci –. Per quanto ci riguarda, è stato tutto l’iter a complicarci l’attività con norme procedurali variate costantemente e questo decreto che da un giorno all’altro ha bloccato tutto. Ostacolare lo sconto in fattura significa, di fatto, togliere opportunità e ossigeno alle imprese edilizie interpellate dai condomini che necessitavano di interventi e ristrutturazioni. Alcuni sono ovviamente preoccupati – prosegue l’amministratore condominiale – su situazioni che sembravano riaprirsi come interventi di manutenzioni già approvati e che, invece, vengono bloccati da questa manovra. È un periodo a livello economico molto difficile e questo episodio di certo non aiuta, anzi. Non puoi promettere che lo sconto in fattura sarà in vigore per tutto il 2023 e poi toglierlo così, all’improvviso. A livello psicologico sicuramente è stata una bastonata considerato che, dopo il Covid, gli utenti sono tutti più fragili e vedersi togliere questo aiuto nato proprio per ripartire non è edificante. Sono state sbagliate le modalità di intervento.

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Confartigianato e Cna: «Superbonus? Situazione difficile e preoccupante»

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«Lunedì sera (20 febbraio) si è tenuto confronto tra tutte le categorie e il governo e possiamo dire, cautamente, che una piccola finestra è stata aperta - afferma Antonio Elia, imprenditore edile e componente di giunta di Anaepa Confartigianato, l’associazione degli edili della Confederazione -. È stata confermata la possibilità di svuotare i cassetti fiscali utilizzando i modelli F24. Questo, però, non risolve la situazione liquidità di denaro necessaria a tenere vivi i cantieri pagando dipendenti e, soprattutto fornitori. Questa criticità, che uccide le imprese, non tocca solo noi come imprenditori, coinvolge anche i privati che si ritrovano bloccati e impossibilitati a proseguire con lavori già pattuiti con le imprese. A cascata ogni categoria è stata colpita da questo decreto. Ricordiamo che l’Europa ha richiesto che, entro il 2030, le case dovranno possedere una classe energetica di tipo “green” e come sarà possibile farlo se il governo limita o addirittura toglie gli Ecobonus? Non si può, è ovvio che le cose andranno riviste. Il punto cruciale – conclude Elia – e lo sottolineo nuovamente è il blocco delle cessioni del credito, perché le imprese hanno bisogno di liquidità: senza non si può andare da nessuna parte. Come Confartigianato siamo vicini ai nostri iscritti e pronti ad aiutarli in questo periodo di grande stallo».

Anche Giuseppe Gentile, titolare di una impresa di costruzioni con una decina di dipendenti, con sede a Castelletto Ticino esprime la sua preoccupazione: «Fortunatamente non ho crediti incagliati – ha raccontato – e i nuovi cantieri sono già stati attivati, quindi non rientrano nel blocco. Per il futuro mi sono già organizzato: torno al modello organizzativo che avevo prima dell’entrata in vigore dei bonus, ovvero chiudo con le ristrutturazioni e, nei prossimi anni mi dedicherò solo a costruire e vendere nuovi edifici».

E’ più preoccupato invece Fabrizio Codini, la sua ditta, stesse dimensioni, con sede a Novara, è specializzata in rivestimenti e cappotti. «Non ho crediti incagliati perché lavoro con un general contractor, ma il futuro mi spaventa. Se viene meno il meccanismo della cessione del credito prevedo un calo di lavoro del 70%. Grazie ai bonus collegati al pagamento tramite sconto in fattura e cessione del credito siamo riusciti a riqualificare condomini popolari costruiti negli anni ’50 e ’60, che hanno ottenuto, già solo con il cappotto e la sostituzione degli infissi, un risparmio del consumo di gas per riscaldamento del 50%. Risparmiando sulla bolletta i proprietari hanno ammortizzato totalmente la percentuale a loro carico dei costi di esecuzione. Si tratta di persone, operai e pensionati, che in assenza dello sconto in fattura con cessione del credito non avrebbero mai potuto anticipare il costo dei lavori. Grazie alla crescita di fatturato negli anni scorsi ho potuto assumere tre nuovi dipendenti. Adesso chissà - conclude. Sto anche investendo risorse per la certificazione SOA. Bloccare cessione del credito e sconto in fattura equivale a bloccare bonus e superbonus, che hanno fatto crescere il nostro settore, hanno contribuito a riqualificare il patrimonio immobiliare del nostro Paese e migliorato la qualità dell’aria. E’ una follia».

«La situazione è problematica – commenta Andrea Rezzuto, presidente provinciale dell'Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari di Novara e delegato al congresso, Anaci –. Per quanto ci riguarda, è stato tutto l’iter a complicarci l’attività con norme procedurali variate costantemente e questo decreto che da un giorno all’altro ha bloccato tutto. Ostacolare lo sconto in fattura significa, di fatto, togliere opportunità e ossigeno alle imprese edilizie interpellate dai condomini che necessitavano di interventi e ristrutturazioni. Alcuni sono ovviamente preoccupati – prosegue l'amministratore condominiale – su situazioni che sembravano riaprirsi come interventi di manutenzioni già approvati e che, invece, vengono bloccati da questa manovra. È un periodo a livello economico molto difficile e questo episodio di certo non aiuta, anzi. Non puoi promettere che lo sconto in fattura sarà in vigore per tutto il 2023 e poi toglierlo così, all’improvviso. A livello psicologico sicuramente è stata una bastonata considerato che, dopo il Covid, gli utenti sono tutti più fragili e vedersi togliere questo aiuto nato proprio per ripartire non è edificante. Sono state sbagliate le modalità di intervento.

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