33mila imprese artigiane a rischio fallimento, perdita di 150mila posti di lavoro nella filiera delle costruzioni a causa del blocco della cessione dei crediti legati ai bonus edilizi. È l’allarme che CNA lancia sulla base dei risultati di una indagine effettuata presso un campione altamente rappresentativo di circa 2mila imprese che lavorano nei comparti dell’edilizia, delle costruzioni e dei serramenti. All’indagine hanno partecipato anche imprese delle province di Novara, Vercelli e VCO.
«Per CNA – ha dichiarato Marco Pasquino (in foto), direttore CNA Piemonte Nord – è una bomba economica e sociale che va disinnescata al più presto. È stata generata da una serie di provvedimenti normativi che hanno alimentato confusione e profonda incertezza: per questo sollecitiamo il Governo a intervenire per sbloccare la cessione dei crediti e abolire l’obbligo che impone, anche per le imprese che operano in subappalto, il possesso delle attestazioni SOA per i lavori che danno diritto alle detrazioni edilizie di importo superiore ai 516mila euro. Una disposizione, questa, che, pur ispirata al condivisibile principio di garantire sicurezza, trasparenza e qualità dei lavori, di fatto si è rivelata una barriera anticoncorrenziale, che rischia di tagliare fuori dal mercato oltre il 90% delle imprese. Secondo CNA negli ultimi 20 anni, il solo possesso delle attestazioni SOA non ha garantito, negli appalti pubblici, la qualità e la sicurezza dei lavori. Inoltre, l’accesso ai bonus edilizi è già subordinato ad una serie di controlli molto stringenti e, per contrastare efficacemente il fenomeno delle imprese ‘fantasma’, servono piuttosto serie verifiche dei requisiti di accesso al mercato, come l’auspicata legge di regolamentazione del settore edile, e strumenti già operativi come il DURC, la congruità e l’intensificazione dei controlli».
L’indagine CNA sulla cessione dei crediti legati al superbonus
L’indagine CNA stima che i crediti fiscali delle imprese, che hanno riconosciuto lo sconto in fattura e non monetizzati attraverso una cessione, ammontano a quasi 2,6 miliardi di euro. La consistenza dei crediti bloccati, che rappresenta circa il 15% del totale, sta mettendo in crisi migliaia di imprese. Infatti, oltre 60mila imprese artigiane si trovano con cassetto fiscale pieno di crediti ma senza liquidità e con impatti gravissimi. Il 48,6% del campione parla di rischio fallimento mentre il 68,4% prospetta il blocco dei cantieri attivati. Per non essere schiacciate dalla mancata cessione dei crediti, quasi un’impresa su due sta pagando in ritardo i fornitori, il 30,6% rinvia tasse e imposte e una su cinque non riesce a pagare i collaboratori.
Dall’analisi dei fatturati e della consistenza media dei crediti, emerge che le imprese con giro d’affari di 150mila euro detengono 57mila euro di crediti nel proprio cassetto fiscale (38,2%). Alla crescita del fatturato l’incidenza tende a scendere pur restando rilevante: un’impresa con 750mila euro di ricavi sconta 200mila euro di crediti bloccati.
Il 47,2% delle imprese dichiara poi di non trovare soggetti disposti ad acquisire i crediti mentre il 34,4% lamenta tempi di accettazione dei documenti contrattuali eccessivamente lunghi. Per la cessione dei crediti, le imprese della filiera si sono rivolte principalmente alle banche (63,7%), a seguire Poste (22,6%), poi società di intermediazione finanziaria (5,1%).
CNA sollecita un rapido intervento per salvare un’idea vincente di riqualificazione green del Paese
«Davanti a norme incerte e continue modifiche – ha aggiunto Filippo Calcagno, presidente CNA Costruzioni Piemonte Nord – gli intermediari finanziari hanno bloccato gli acquisti e ad oggi i crediti in attesa di accettazione superano i 5 miliardi e di questi circa 4 miliardi si riferiscono a prime cessioni o sconti in fattura. Occorre ricordare che attraverso lo sconto in fattura l’impresa ha anticipato per conto dello Stato un beneficio al cliente, facendo affidamento sulla possibilità, prevista dalla legge, di recuperare il valore della prestazione attraverso la cessione a terzi. Tutto questo è ancor più paradossale se si considera che il settore delle costruzioni è il driver della ripresa economica e, in questo drammatico periodo di congiuntura negativa, ha giocato un ruolo anticiclico. I bonus edilizia avrebbero potuto favorire la ripartenza post Covid-19 dell’economia, ma, dopo aver generato un’enorme aspettativa in cittadini e imprese, l’atteggiamento ondivago del decisore pubblico ne ha depotenziato l’efficacia. I bonus per l’edilizia hanno offerto un contributo molto rilevante al rimbalzo del Pil l’anno scorso e oltre il 90% delle imprese intervistate è convinta che senza una soluzione per svuotare i cassetti fiscali determinerà il mancato avvio di nuovi cantieri con ripercussioni negative sull’intera filiera e sull’economia nel complesso, oltre che sul programma di riqualificazione energetica degli immobili. Sollecitiamo dunque un rapido intervento per salvare un’idea vincente di riqualificazione green del Paese che rischia di naufragare nel mare della burocrazia legislativa».