Torna in presenza il pranzo di Natale di Sant’Egidio. La presidente: «Costruiamo un futuro di pace»

Daniela Sironi racconta la macchina organizzativa di un evento che tra città e provincia raccoglie 1000 persone. Marcia della pace a Capodanno

Dopo due anni di stop forzato a causa della pandemia, torna in presenza il tradizionale pranzo di Natale di Sant’Egidio. Con alcune novità: «Saranno circa 1000 le persone che parteciperanno ai nostri pranzi tra la sede storica di via Dolores Bello, a Sant’Agabio, a Sant’Andrea e poi a Borgomanero, Orta, Armeno e Arona, prediligendo persone sole, malate, anziane e con emergenza abitativa – spiega la presidente, Daniela Sironi -. Ma non abbiamo dimenticato quello che abbiamo imparato durante il periodo Covid e, anche quest’anno come i due precedenti, continueremo a consegnare il pranzo a casa a chi si può muovere o non se la sente di farlo. A Novara, rispetto ad altre città, c’è ancora molto pudore e vergogna rispetto al tema della povertà e molte persone preferiscono non mostrarsi. Allora andremo noi a casa loro, non solo per consegnare il cesto ma anche per un saluto, per fermarsi a fare gli auguri e scambiare finalmente un abbraccio. In alcune zone particolari della città passeremo a tappeto proprio per far arrivare il calore del Natale».

Una macchina organizzativa che funziona grazie alla collaborazione di 150 volontari a cui si aggiunge un buon numero di immigrati che da utenti sono diventati cooperatori della Comunità.

«Accanto alla preparazione e alla distribuzione del pranzo, c’è anche la Festa del dono – prosegue Sironi – quella che inizia una settimana prima di Natale e culmina la vigilia coinvolgendo circa 500 famiglie nella sola città di Novara. Un cesto di prodotti freschi, tipici e regali per bambini in modo che possa essere un momento di gioia anche per chi non se lo può economicamente permettere. Le famiglie che vengono a ritirarlo possono trascorrere qualche ora in compagnia di Babbo Natale, chiacchierare tra di loro e bere qualcosa di caldo insieme ai nostri volontari».

«Questo è un momento di grande incertezza e disperazione, e per molti è anche il primo Natale di guerra che segna tutti noi – aggiunge la presidente -. Per questo motivo abbiamo organizzato la Marcia della pace il giorno di Capodanno: alle 16 il corteo partirà da piazza Cavour per arrivare nel cortile del castello, luogo simbolo di carcerazione politica, in particolare durante al Seconda guerra mondiale, e affacciato sulla piazza dei Martiri». E prosegue: «La pace trasforma in luoghi della cultura i segni della violenza del male; noi dobbiamo guardare come costruire una comunità pacifica. Sembra impossibile, ma è ciò che l’Europa è stata in grado di fare. Ora, però, abbiamo smarrito la nostra identità e non possiamo pensare di aver sprecato la pace conquistata in passato: siamo a un bivio e dobbiamo assumerci la responsabilità storica per consegnare un mondo migliore alle nuove generazioni».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Torna in presenza il pranzo di Natale di Sant’Egidio. La presidente: «Costruiamo un futuro di pace»

Daniela Sironi racconta la macchina organizzativa di un evento che tra città e provincia raccoglie 1000 persone. Marcia della pace a Capodanno

Dopo due anni di stop forzato a causa della pandemia, torna in presenza il tradizionale pranzo di Natale di Sant’Egidio. Con alcune novità: «Saranno circa 1000 le persone che parteciperanno ai nostri pranzi tra la sede storica di via Dolores Bello, a Sant’Agabio, a Sant’Andrea e poi a Borgomanero, Orta, Armeno e Arona, prediligendo persone sole, malate, anziane e con emergenza abitativa – spiega la presidente, Daniela Sironi -. Ma non abbiamo dimenticato quello che abbiamo imparato durante il periodo Covid e, anche quest’anno come i due precedenti, continueremo a consegnare il pranzo a casa a chi si può muovere o non se la sente di farlo. A Novara, rispetto ad altre città, c’è ancora molto pudore e vergogna rispetto al tema della povertà e molte persone preferiscono non mostrarsi. Allora andremo noi a casa loro, non solo per consegnare il cesto ma anche per un saluto, per fermarsi a fare gli auguri e scambiare finalmente un abbraccio. In alcune zone particolari della città passeremo a tappeto proprio per far arrivare il calore del Natale».

Una macchina organizzativa che funziona grazie alla collaborazione di 150 volontari a cui si aggiunge un buon numero di immigrati che da utenti sono diventati cooperatori della Comunità.

«Accanto alla preparazione e alla distribuzione del pranzo, c’è anche la Festa del dono – prosegue Sironi – quella che inizia una settimana prima di Natale e culmina la vigilia coinvolgendo circa 500 famiglie nella sola città di Novara. Un cesto di prodotti freschi, tipici e regali per bambini in modo che possa essere un momento di gioia anche per chi non se lo può economicamente permettere. Le famiglie che vengono a ritirarlo possono trascorrere qualche ora in compagnia di Babbo Natale, chiacchierare tra di loro e bere qualcosa di caldo insieme ai nostri volontari».

«Questo è un momento di grande incertezza e disperazione, e per molti è anche il primo Natale di guerra che segna tutti noi – aggiunge la presidente -. Per questo motivo abbiamo organizzato la Marcia della pace il giorno di Capodanno: alle 16 il corteo partirà da piazza Cavour per arrivare nel cortile del castello, luogo simbolo di carcerazione politica, in particolare durante al Seconda guerra mondiale, e affacciato sulla piazza dei Martiri». E prosegue: «La pace trasforma in luoghi della cultura i segni della violenza del male; noi dobbiamo guardare come costruire una comunità pacifica. Sembra impossibile, ma è ciò che l’Europa è stata in grado di fare. Ora, però, abbiamo smarrito la nostra identità e non possiamo pensare di aver sprecato la pace conquistata in passato: siamo a un bivio e dobbiamo assumerci la responsabilità storica per consegnare un mondo migliore alle nuove generazioni».

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