La minaccia di Putin di tagliare le esportazioni di cereali ucraini e russi verso l’Europa ha fatto balzare il prezzo del grano del 3,3% su valori massimi in quasi due mesi per le preoccupazioni internazionali sulle spedizioni dal Mar Nero che hanno alimentato le speculazioni. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti nel sottolineare che mercoledì le quotazioni hanno chiuso a 8,44 dollari per bushel (27,2 chili) al Chicago Board of Trade, per poi rimbalzare sul mercato asiatico. «A scuotere il mercato – sottolinea la Coldiretti – è la possibilità che si possano chiudere i corridoi per il commercio dei cereali aperti grazie all’accordo raggiunto tra Nazioni Unite, Turchia, Ucraina e Russia per assicurare i traffici commerciali nei porti del Mar Nero. L’incertezza – precisa la Coldiretti – alimenta le speculazioni con forti oscillazioni dei prezzi che nei Paesi ricchi favoriscono l’inflazione ed in quelli poveri la fame».
«La minaccia di Putin di interrompere le spedizioni verso l’Europa – continua la Coldiretti – farebbe mancare all’Italia quasi 1,2 milioni di chilogrammi di grano per la panificazione e di mais per l’alimentazione degli animali importati annualmente da Russia e Ucraina, aggravando una situazione che vede il nostro Paese dipendente dalle importazioni straniere per il 64% del frumento tenero che serve per pane, biscotti, dolci e del 47% del granturco per l’alimentazione delle stalle, in un momento in cui peraltro i raccolti nazionali sono stati falcidiati dalla siccità.
«Una situazione che alimenta l’interesse sul mercato delle materie prime agricole della speculazione che – spiega la Coldiretti – si sposta dai mercati finanziari ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati “future” uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto, a danno degli agricoltori e dei consumatori. La prova è che, nonostante il crollo dei raccolti fino al -30% abbia limitato la disponibilità di prodotto in Italia, il grano viene in questo momento sottopagato agli agricoltori, costretti a produrre in perdita a causa dei rincari record che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio».
«Come per il gas anche e soprattutto nell’alimentare l’Italia deve lavorare per ridurre la dipendenza dall’estero intervenendo nell’immediato sui costi energetici per salvare aziende e stalle” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Serve anche investire – ha concluso Prandini – per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento di risposta ai cambiamenti climatici».