Si avvicina la ricorrenza del centenario del Milite ignoto. Proprio un secolo fa, sull’esempio di analoghe iniziative promosse in Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti (tutte potenze che avevano combattuto insieme all’Italia nella Grande Guerra), si riuscì a realizzare anche nel nostro Paese, dopo l’iniziale proposta avanzata dal generale Giulio Douhet fin dall’agosto del 1920, una tomba monumentale dove collocarvi le spoglie di un soldato rimasto identificato caduto nel corso del conflitto terminato solo pochi anni prima, ma ancora nella memoria collettiva di tutti.
Il messaggio di Douhet era stato chiaro: occorreva offrire un “segno della riconoscenza dell’Italia verso tutti i suoi figli”, ma al tempo stesso “risarcire” in qualche modo i tanti soldati semplici “che tutto sopportarono” durante quei tre anni e mezzo di guerra, comprese “le ingiurie gratuite” di politici, di una parte della stampa e gli errori strategici dei loro comandanti. Non a caso il generale casertano (ma di origini savoiarde) nel corso del conflitto aveva avuto forti contrasti con il comandante supremo Luigi Cadorna, poi pagati con un anno di fortezza trascorso a Fenestrelle.
Approvato il disegno di legge dai due rami del Parlamento nell’agosto del 1921 – con la variante che come luogo della sepoltura anziché il Pantheon come proposto da Douhet la scelta cadde sul Monumento a Vittorio Emanuele II, in uno spazio situato ai piedi della statua della dea Roma – nelle settimane successive una commissione militare provvide a far riesumare da cimiteri di guerra situati lungo tutto quello che era stato il fronte italo-austriaco le salme di undici caduti non identificabili. Trasferiti nella cattedrale di Aquileia, la scelta fra gli undici feretri fu lasciata a una donna triestina, Maria Bergamas, il cui figlio era caduto nel 1916 senza che fosse poi possibile identificarne il corpo. La bara del “Milite ignoto” iniziò così il 28 ottobre 1921 suo lento viaggio verso Roma tra due ali di folla silenziosa, giungendo nella capitale la mattina del 2 novembre, per poi essere tumulata nello spazio predisposto al Vittoriano al termine di una solenna cerimonia due giorni dopo, anniversario della conclusione della guerra.
L’avvenimento sarà ricordato anche a Novara con un momento pubblico commemorativo e culturale organizzato dalla locale sezione dell’Associazione nazionale Combattenti e Reduci nella giornata di venerdì 29 ottobre. A partire dalle 9.30 al Monumento di piazza Puccini, presso la chiesa di San Giovanni Decollato, è prevista la deposizione di una corona d’alloro e alcuniinterventi da parte delle autorità. Dalle 10.30 nel Salone d’onore della Prefettura si terrà invece una conferenza sull’argomento con relatori Renzo Fiammetti (“Il Milite Ignoto nel mondo”), Emilio Franzina (“La storia – quasi vera – del Milite ignoto”) e Luigi Fusani (“Il Milite ignoto, il valore di un simbolo”). Moderatore sarà Claudio Viviani, mentre alle 12 porterà il suo saluto il presidente di Novara dell’Ancr Carlo Malvisi. La conferenza sarà ripresa e trasmessa sulla piattaforma Dad delle scuole superiori della provincia di Novara e Vco. La partecipazione del pubblico è libera, con utilizzo della mascherina e il possesso del green pass.