Un tributo al più grande ‘public servant’, la regina Elisabetta II

L’omaggio di un inglese/novarese alla regina Elisabetta II. Colin Irving-Bell è inglese al 100%. Grande osservatore della società inglese e italiana, è un labour e grande conoscitore della storia: il perfetto British a Novara.

È stato docente di inglese al liceo scientifico Antonelli e all’università del Piemonte Orientale. Attualmente insegna ai motai e va a cavallo, come tutti gli inglesi che si rispettino. 

Nessuno al di sotto dei 70 anni può ricordare un periodo senza la presenza della Regina Elisabetta II. Quando ero un bambino di sei mesi, nella mia carrozzina in giardino, ero beatamente ignaro della sua incoronazione, che la mia famiglia stava guardando alla tv. Nel corso della mia vita, la Regina è cresciuta ed è maturata fino a diventare il Capo di Stato più esperto che il mondo abbia mai avuto. Tutti i leader mondiali che l’hanno incontrata negli ultimi decenni ne sono consapevoli: ogni giorno del suo regno ha ricevuto le famose Scatole Rosse, contenenti informazioni riservate.

La famiglia reale britannica ha affascinato e incuriosito il mondo per oltre cento anni. Il nonno e il padre della Regina sono state le figure di riferimento che hanno tenuto unito il Paese nei giorni bui di entrambe le guerre mondiali, e la giovane Regina ha presto impresso la sua autorità alla nostra monarchia in tempo di pace, fondendo modernità e tradizione. E’ diventata la prima Monarca di una società tollerante, multi-culturale, multi-religiosa, anti-razzista e anti-omofobica e ad aver sostenuto le questioni ambientali.

Ai giorni nostri la Monarchia è un anacronismo. Basti pensare che la Famiglia Reale inglese è l’unica che ancora incorona e consacra i propri monarchi. Al momento dell’incoronazione, Elisabetta giurò davanti a Dio e al suo popolo di servirli fino alla morte, e lo fece per i successivi 73 anni, facendo la sua ultima apparizione pubblica due giorni prima di morire, quando ricevette Liz Truss, suo 15° Primo Ministro. Lei e il Principe Filippo hanno inculcato a “the Firm” (come la Famiglia si definisce) che il dovere e il servizio vengono prima di ogni altra cosa. E se le cose non vanno bene, “si va avanti comunque”. L’unica ragion d’essere della Famiglia Reale è servire il popolo della Gran Bretagna.

Nel corso del suo regno la monarchia ha dovuto adattarsi ai tempi e, a volte, questa è stata una dura prova, anche per la costante esposizione ai media. Agli esordi di Elisabetta II i divorziati erano banditi da corte e c’era una morale molto rigida, ma l’ipocrisia soffocante di quei tempi ha lasciato il posto ad una più moderna tolleranza. Per sopravvivere, la monarchia moderna deve riflettere la società ed essere visibile. La Regina Elisabetta ha resistito stoicamente a molte tempeste familiari e politiche. Spesso considerata come piuttosto cupa, seria e fredda, negli ultimi anni, da anziana, ha conquistato i cuori di tutti coloro che hanno visto finalmente una Regina rilassata, con un sorriso meraviglioso e gli occhi scintillanti, uno spiccato senso dell’umorismo, pur rivestendo un ruolo così importante. Durante la sessione fotografica dell’ultima riunione del G7, a Londra, proprio mentre il cameraman cercava di attirare l’ attenzione dei convenuti, disse: “È questo il momento in cui dobbiamo avere l’aria di divertirci?”. L’effetto è stato quello desiderato.

In uno dei suoi ultimi atti da regina, durante il Giubileo di Diamante di quest’anno, ha ringraziato pubblicamente tutti per il loro sostegno, firmandosi “Vostra serva”, Elisabetta. Questa è l’essenza di quello che significa essere la Regina: la sua dedizione al suo popolo e al suo ruolo di Capo della Chiesa d’Inghilterra.

Viviamo in tempi difficili, con il Regno Unito che si è appena sbarazzato di un Primo Ministro che ha fatto di tutto e di più per sminuire la posizione del suo Paese agli occhi del mondo e che, secondo la Corte Suprema, ha abusato della sua prerogativa reale, ha ingannato la sua Regina e non aveva alcun concetto del significato di “servire il suo Paese”.

In questo Paese, i politici sono troppo spesso visti come coloro che approfittano del loro stato per perseguire i propri fini. Questo potrebbe essere un momento per riflettere sul fatto che coloro che ricoprono grandi cariche di Stato sono “public servants”, scelti dal loro popolo per servire il loro Paese – e nessuna persona lo ha mai fatto con tanta distinzione come Elisabetta II. E’ diventata un’icona, non solo la Regina dei suoi sudditi, ma amata e ammirata da molta gente in tutto il mondo, dove era conosciuta come la Regina. Questo forse spiega perché mi è stato chiesto di scrivere un articolo su di lei, per una audience repubblicana.

A Tribute to the ultimate Public Servant, Queen Elisabeth II

No one under the age of 70 can remember a time when there wasn’t Queen Elizabeth II. As a six month old baby, I was blissfully unaware while in my pram out in the garden of her coronation, which my family watched on television. Throughout my lifetime, the Queen has developed and matured into the most experienced Head of State that the world has ever had. World leaders who have met her in the last decades are aware that she knows more about world affairs than they do. She has been receiving her famous Red Boxes with the latest intelligence every day of her reign.

The British Royal family has fascinated and intrigued the world as no other family has ever done for over a hundred years. The Queen’s grandfather and father were the figureheads that kept the country together in the dark days of both world wars, and the young Queen soon stamped her authority on our peacetime monarchy, blending modernity with tradition. She has become the first monarch who has embraced her multi-cultured, multi-faith, culturally tolerant, anti-racist and anti-homophobic society, supporting green and environmental issues.

Monarchy today is an anachronism. As the only Royal family that still crowns and anoints their monarchs, Elizabeth is unique. At her coronation, she took an oath before her God and her people to serve them until her dying day, and serve them she did for the next 73 years, making her last public appearance two days before she died, when she received Liz Truss as her 15th Prime Minister. She and Prince Philip instilled into the ‘The Firm ’that duty and service come before everything else; if things are not OK, ‘you just get on with it.’ The Royal Family’s only ‘raison d’etre’ to exist is to serve the people of Great Britain.

Throughout her reign, the monarchy has had to adapt to the times and on occasions it has done so painfully and publically. In her early days, divorcees were even banned from court, and an old-fashioned morality reigned, but the stuffy hypocrisy of those times gave way to more modern tolerance and we have come to see a monarchy that not only reflects society, but is also visible. Queen Elizabeth weathered a number of family storms stoically and many more besides. Often seen as rather glum, serious and cold, in recent years as an old lady, she won the hearts of everyone who at last saw a relaxed Queen with a wonderful smile and twinkle in her eye, a wicked sense of humour in spite of the weight of office. At the photo session of her last G7 meeting in London, just as the cameraman was wanting their attention, she was heard to say, ‘Is this the moment we are all supposed to look as if we are enjoying ourselves?’ It had the desired effect.

In one of her last acts as Queen, during her Diamond Jubilee this year, she publicly thanked everyone for their support, signing herself, ‘Your servant’, Elizabeth. This is the essence of understanding what it is to be the Queen – her dedication to her people coupled with her role as Head of the Church of England.

We live in troubled times with the UK having just got rid of a Prime Minister who did more than any of his predecessors to lower the standing of the country in the eyes of the world and who was found by the Supreme Court to have abused his Royal Prerogative, misled his Queen and who had no concept of the meaning of ‘serving his country’.

In this country, politicians are too often seen as using their positions to further their own ends. This might be a moment to reflect that those who hold great offices of State are public servants, chosen by their people to serve their country – no person has ever done that with such distinction as Elizabeth II. She has become an icon, not just Queen of her subjects but admired and loved by people the world over, and known simply as the Queen, which is why I have been asked to write this to an audience of republicans.

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  1. Sei riuscito a trasmettere con semplicità ma senza semplificare l’essenza Reale degli ultimi settant’anni. Proprio un bel articolo. Grazie.

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Un tributo al più grande ‘public servant’, la regina Elisabetta II

L’omaggio di un inglese/novarese alla regina Elisabetta II. Colin Irving-Bell è inglese al 100%. Grande osservatore della società inglese e italiana, è un labour e grande conoscitore della storia: il perfetto British a Novara.

È stato docente di inglese al liceo scientifico Antonelli e all’università del Piemonte Orientale. Attualmente insegna ai motai e va a cavallo, come tutti gli inglesi che si rispettino. 

Nessuno al di sotto dei 70 anni può ricordare un periodo senza la presenza della Regina Elisabetta II. Quando ero un bambino di sei mesi, nella mia carrozzina in giardino, ero beatamente ignaro della sua incoronazione, che la mia famiglia stava guardando alla tv. Nel corso della mia vita, la Regina è cresciuta ed è maturata fino a diventare il Capo di Stato più esperto che il mondo abbia mai avuto. Tutti i leader mondiali che l’hanno incontrata negli ultimi decenni ne sono consapevoli: ogni giorno del suo regno ha ricevuto le famose Scatole Rosse, contenenti informazioni riservate.

La famiglia reale britannica ha affascinato e incuriosito il mondo per oltre cento anni. Il nonno e il padre della Regina sono state le figure di riferimento che hanno tenuto unito il Paese nei giorni bui di entrambe le guerre mondiali, e la giovane Regina ha presto impresso la sua autorità alla nostra monarchia in tempo di pace, fondendo modernità e tradizione. E’ diventata la prima Monarca di una società tollerante, multi-culturale, multi-religiosa, anti-razzista e anti-omofobica e ad aver sostenuto le questioni ambientali.

Ai giorni nostri la Monarchia è un anacronismo. Basti pensare che la Famiglia Reale inglese è l’unica che ancora incorona e consacra i propri monarchi. Al momento dell’incoronazione, Elisabetta giurò davanti a Dio e al suo popolo di servirli fino alla morte, e lo fece per i successivi 73 anni, facendo la sua ultima apparizione pubblica due giorni prima di morire, quando ricevette Liz Truss, suo 15° Primo Ministro. Lei e il Principe Filippo hanno inculcato a “the Firm” (come la Famiglia si definisce) che il dovere e il servizio vengono prima di ogni altra cosa. E se le cose non vanno bene, “si va avanti comunque”. L’unica ragion d’essere della Famiglia Reale è servire il popolo della Gran Bretagna.

Nel corso del suo regno la monarchia ha dovuto adattarsi ai tempi e, a volte, questa è stata una dura prova, anche per la costante esposizione ai media. Agli esordi di Elisabetta II i divorziati erano banditi da corte e c’era una morale molto rigida, ma l’ipocrisia soffocante di quei tempi ha lasciato il posto ad una più moderna tolleranza. Per sopravvivere, la monarchia moderna deve riflettere la società ed essere visibile. La Regina Elisabetta ha resistito stoicamente a molte tempeste familiari e politiche. Spesso considerata come piuttosto cupa, seria e fredda, negli ultimi anni, da anziana, ha conquistato i cuori di tutti coloro che hanno visto finalmente una Regina rilassata, con un sorriso meraviglioso e gli occhi scintillanti, uno spiccato senso dell’umorismo, pur rivestendo un ruolo così importante. Durante la sessione fotografica dell’ultima riunione del G7, a Londra, proprio mentre il cameraman cercava di attirare l’ attenzione dei convenuti, disse: “È questo il momento in cui dobbiamo avere l’aria di divertirci?”. L’effetto è stato quello desiderato.

In uno dei suoi ultimi atti da regina, durante il Giubileo di Diamante di quest’anno, ha ringraziato pubblicamente tutti per il loro sostegno, firmandosi “Vostra serva”, Elisabetta. Questa è l’essenza di quello che significa essere la Regina: la sua dedizione al suo popolo e al suo ruolo di Capo della Chiesa d’Inghilterra.

Viviamo in tempi difficili, con il Regno Unito che si è appena sbarazzato di un Primo Ministro che ha fatto di tutto e di più per sminuire la posizione del suo Paese agli occhi del mondo e che, secondo la Corte Suprema, ha abusato della sua prerogativa reale, ha ingannato la sua Regina e non aveva alcun concetto del significato di “servire il suo Paese”.

In questo Paese, i politici sono troppo spesso visti come coloro che approfittano del loro stato per perseguire i propri fini. Questo potrebbe essere un momento per riflettere sul fatto che coloro che ricoprono grandi cariche di Stato sono “public servants”, scelti dal loro popolo per servire il loro Paese – e nessuna persona lo ha mai fatto con tanta distinzione come Elisabetta II. E’ diventata un’icona, non solo la Regina dei suoi sudditi, ma amata e ammirata da molta gente in tutto il mondo, dove era conosciuta come la Regina. Questo forse spiega perché mi è stato chiesto di scrivere un articolo su di lei, per una audience repubblicana.

A Tribute to the ultimate Public Servant, Queen Elisabeth II

No one under the age of 70 can remember a time when there wasn’t Queen Elizabeth II. As a six month old baby, I was blissfully unaware while in my pram out in the garden of her coronation, which my family watched on television. Throughout my lifetime, the Queen has developed and matured into the most experienced Head of State that the world has ever had. World leaders who have met her in the last decades are aware that she knows more about world affairs than they do. She has been receiving her famous Red Boxes with the latest intelligence every day of her reign.

The British Royal family has fascinated and intrigued the world as no other family has ever done for over a hundred years. The Queen’s grandfather and father were the figureheads that kept the country together in the dark days of both world wars, and the young Queen soon stamped her authority on our peacetime monarchy, blending modernity with tradition. She has become the first monarch who has embraced her multi-cultured, multi-faith, culturally tolerant, anti-racist and anti-homophobic society, supporting green and environmental issues.

Monarchy today is an anachronism. As the only Royal family that still crowns and anoints their monarchs, Elizabeth is unique. At her coronation, she took an oath before her God and her people to serve them until her dying day, and serve them she did for the next 73 years, making her last public appearance two days before she died, when she received Liz Truss as her 15th Prime Minister. She and Prince Philip instilled into the ‘The Firm ’that duty and service come before everything else; if things are not OK, ‘you just get on with it.’ The Royal Family’s only ‘raison d’etre’ to exist is to serve the people of Great Britain.

Throughout her reign, the monarchy has had to adapt to the times and on occasions it has done so painfully and publically. In her early days, divorcees were even banned from court, and an old-fashioned morality reigned, but the stuffy hypocrisy of those times gave way to more modern tolerance and we have come to see a monarchy that not only reflects society, but is also visible. Queen Elizabeth weathered a number of family storms stoically and many more besides. Often seen as rather glum, serious and cold, in recent years as an old lady, she won the hearts of everyone who at last saw a relaxed Queen with a wonderful smile and twinkle in her eye, a wicked sense of humour in spite of the weight of office. At the photo session of her last G7 meeting in London, just as the cameraman was wanting their attention, she was heard to say, ‘Is this the moment we are all supposed to look as if we are enjoying ourselves?’ It had the desired effect.

In one of her last acts as Queen, during her Diamond Jubilee this year, she publicly thanked everyone for their support, signing herself, ‘Your servant’, Elizabeth. This is the essence of understanding what it is to be the Queen – her dedication to her people coupled with her role as Head of the Church of England.

We live in troubled times with the UK having just got rid of a Prime Minister who did more than any of his predecessors to lower the standing of the country in the eyes of the world and who was found by the Supreme Court to have abused his Royal Prerogative, misled his Queen and who had no concept of the meaning of ‘serving his country’.

In this country, politicians are too often seen as using their positions to further their own ends. This might be a moment to reflect that those who hold great offices of State are public servants, chosen by their people to serve their country – no person has ever done that with such distinction as Elizabeth II. She has become an icon, not just Queen of her subjects but admired and loved by people the world over, and known simply as the Queen, which is why I have been asked to write this to an audience of republicans.

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