Dopo lo stop dovuto alla pandemia Novara è tornata arcobaleno nel pomeriggio di oggi, domenica 12 giugno, per la terza edizione del Pride. Appuntamento significativo quello ospitato nella seconda città del Piemonte dopo quello tenutosi ieri nella capitale e a pochi giorni di distanza da quello in programma a Torino.
I numeri sono contenuti, ma in linea con le previsioni: circa duemila i partecipanti per gli organizzatori, qualche centinaio in meno per la Questura. Quel che conta è che tutto si è svolto senza il minimo incidente. L’unico “nemico” è stato rappresentato dal caldo, che ha accompagnato il corteo da largo Pastore sino in piazza Martiri. Ma tutti hanno dimostrato di sopportarlo, ballando e cantando seguendo gli incitamenti e la musica proposta da Moira Lavé.
A livello di presenza politica si è visto quasi al completo il gruppo consiliare e poi del Pd e il capogruppo del Movimento 5 Stelle Mario Iacopino; e poi il consigliere regionale Domenico Rossi con il vicepresidente dell’assemblea di Palazzo Lascaris Daniele Valle e il consigliere provinciale Marco Uboldi. Nessun esponente – ma ci sarebbe stupiti del contrario – dell’altra parte politica. A “bacchettare” in qualche modo il primo cittadino ci ha pensato dal palco di piazza Martiri la presidente di NovarArcobaleno Laura Galasso: «Lui avrebbe aperto uno sportello di ascolto per persone Lgbt in difficoltà… Non siamo qui per accontentarci di qualche parola scritta ogni tanto quando conviene. Vogliamo cose tangibili per Novara e non solo. Servizi in grado di trattare con le persone Lgbt. Non ci basta ogni tanto un contentino, non è così che si è alleati di una comunità. Non ci basta sopravvivere, vogliamo vivere pienamente la nostra vita».
Tre anni fa Alessandro Canelli e la sua amministrazione avevano negato la concessione del patrocinio, mostrando invece qualche “apertura” per analoghe iniziative in tema di diritti. Secondo gli organizzatori in questa circostanza Palazzo Cabrino avrebbe invece “snobbato” qualsiasi richiesta.
«Oggi siamo qui a manifestare per la nostra comunità – ha aggiunto Vicky, attivista del Collettivo Bruna – ma anche per ricordare che di omotranslesbofobia si muore ancora. Ogni giorno persone Lgbt vengono vessate, picchiate e uccise. La paura è tutta nostra davanti a uno stato che ci affossa i diritti che ci spettano. Tutta questa è violenza istituzionale e patriarcale, in una società che si è mantenuta inalterata. E’ una società machista e tossica, vogliamo essere liberi di vivere in tutta la nostra favolosa “queeritudine”, con i diritti che ci spettano e la liberazione di tutte le categorie oppresse e marginalizzate».