Upo e atenei piemontesi a sostegno di studenti provenienti da zone di guerra. «In Ucraina monitoriamo la situazione»

Insieme hanno aderito al manifesto dell’Università Inclusiva promosso dall’UNHCR. I quattro atenei, che sono parte del Network delle Università per la Pace, hanno anche espresso la più ferma condanna nei confronti dell’uso della violenza e della guerra

L’università del Piemonte Orientale è stato il primo ateneo in tutta la regione ad aver accolto studenti provenienti da zone di guerra. Dal 2017 a oggi ha accolto trenta studenti siriani, due afghani e due etiopi. Inoltre, insieme agli tre atenei piemontesi (Politecnico di Torino, Università degli Studi di Torino e Università di Scienze Gastronomiche) l’Upo è stata tra i primi firmatari del manifesto dell’Università Inclusiva promosso dall’UNHCR per garantire migliori condizioni di vita, studio e lavoro ai rifugiati e ai richiedenti asilo che sono stati accolti in Piemonte.

Attraverso il progetto “PIU-AEI – Piemonte Università Accoglienti Eque Inclusive”, infatti, le quattro università lavorano per creare condizioni di inclusione, equità e accoglienza che permettano a studentesse e studenti stranieri oggi già parte della comunità delle università o che vorrebbero entrarvi recuperando percorsi formativi interrotti, ma a rischio di positivo inserimento e/o di uscita in quanto in condizioni oggettive di difficoltà (povertà o perdita permesso di soggiorno, visto, status o residenza) di ritrovare le condizioni per affrontare gli studi e la vita nel nostro territorio.

Il primo tavolo tecnico, a cui hanno partecipato anche i quattro rettori, oltre al presidente della Regione, Alberto Cirio, si è svolto ieri, 25 febbraio. «Abbiamo sancito un accordo forte tra i quattro atenei sulla questione dei rifugiati – spiega Gianluca Gaidano, professore ordinario dell’Upo, direttore dell’struttura di Ematologia dell’ospedale Maggiore e referente del progetto -. Era presente anche la rappresentante di Unchr che è stata molto soddisfatta della sinergia non comune tra enti della stessa area geografica e si è augurata che il nostro progetto sia di esempio per altre regioni. Questo primo incontro aveva lo scopo di far conoscere il progetto alle istituzioni e alle fondazioni; la prossima riunione, invece, programmata per la primavera, sarà operativa: cominceremo a valutare quali nuove iniziative mettere in campo e quali rafforzare».

Sul fronte della guerra in Ucraina, l’Upo è in osservazione per capire come poter tutelare i numerosti studenti iscritti provenienti proprio dalla zona di guerra. Per l’anno accademico 2021/2022 l’università ha accolto due studenti etiopi e due afghani provenienti dai campi rifugiati. «Il prossimo anno gli studenti arriveranno dall’Africa occidentale – prosegue Gaidano -. Quando abbiamo sottoscritto il protocollo, nessuno di noi poteva immaginare che sarebbe scoppiato il conflitto in Ucraina. Su questa vicenda, c’è il massimo impegno a mettere in opera le strategie rivolte agli studenti che potebbero fare richiesta di trasferirsiqui da noi anceh attraverso prefetture e questure. Per ora monitoriamo la situazione: l’iter è molto complesso, per accogliere studenti che arrivano da zone di guerra è necessario un iniziale visto di studio e dunque un rapporto di collaborazione con le ambasciate. Purtroppo non sono interventi che si possono risolvere in pochi giorni».

Nel frattempo l’Upo e gli altri atenei piemontesi, che sono parte del Network delle Università per la Pace, esprimono la più ferma condanna nei confronti dell’uso della violenza e della guerra e si associano all’appello del Segretario generale delle Nazioni Unite del 23 febbraio 2022 sul rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite, sulla necessità di stabilire il cessate il fuoco e di intraprendere la via del dialogo e del negoziato.

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Upo e atenei piemontesi a sostegno di studenti provenienti da zone di guerra. «In Ucraina monitoriamo la situazione»

Insieme hanno aderito al manifesto dell’Università Inclusiva promosso dall’UNHCR. I quattro atenei, che sono parte del Network delle Università per la Pace, hanno anche espresso la più ferma condanna nei confronti dell’uso della violenza e della guerra

L’università del Piemonte Orientale è stato il primo ateneo in tutta la regione ad aver accolto studenti provenienti da zone di guerra. Dal 2017 a oggi ha accolto trenta studenti siriani, due afghani e due etiopi. Inoltre, insieme agli tre atenei piemontesi (Politecnico di Torino, Università degli Studi di Torino e Università di Scienze Gastronomiche) l’Upo è stata tra i primi firmatari del manifesto dell’Università Inclusiva promosso dall’UNHCR per garantire migliori condizioni di vita, studio e lavoro ai rifugiati e ai richiedenti asilo che sono stati accolti in Piemonte.

Attraverso il progetto “PIU-AEI – Piemonte Università Accoglienti Eque Inclusive”, infatti, le quattro università lavorano per creare condizioni di inclusione, equità e accoglienza che permettano a studentesse e studenti stranieri oggi già parte della comunità delle università o che vorrebbero entrarvi recuperando percorsi formativi interrotti, ma a rischio di positivo inserimento e/o di uscita in quanto in condizioni oggettive di difficoltà (povertà o perdita permesso di soggiorno, visto, status o residenza) di ritrovare le condizioni per affrontare gli studi e la vita nel nostro territorio.

Il primo tavolo tecnico, a cui hanno partecipato anche i quattro rettori, oltre al presidente della Regione, Alberto Cirio, si è svolto ieri, 25 febbraio. «Abbiamo sancito un accordo forte tra i quattro atenei sulla questione dei rifugiati – spiega Gianluca Gaidano, professore ordinario dell’Upo, direttore dell’struttura di Ematologia dell’ospedale Maggiore e referente del progetto -. Era presente anche la rappresentante di Unchr che è stata molto soddisfatta della sinergia non comune tra enti della stessa area geografica e si è augurata che il nostro progetto sia di esempio per altre regioni. Questo primo incontro aveva lo scopo di far conoscere il progetto alle istituzioni e alle fondazioni; la prossima riunione, invece, programmata per la primavera, sarà operativa: cominceremo a valutare quali nuove iniziative mettere in campo e quali rafforzare».

Sul fronte della guerra in Ucraina, l’Upo è in osservazione per capire come poter tutelare i numerosti studenti iscritti provenienti proprio dalla zona di guerra. Per l’anno accademico 2021/2022 l’università ha accolto due studenti etiopi e due afghani provenienti dai campi rifugiati. «Il prossimo anno gli studenti arriveranno dall’Africa occidentale – prosegue Gaidano -. Quando abbiamo sottoscritto il protocollo, nessuno di noi poteva immaginare che sarebbe scoppiato il conflitto in Ucraina. Su questa vicenda, c’è il massimo impegno a mettere in opera le strategie rivolte agli studenti che potebbero fare richiesta di trasferirsiqui da noi anceh attraverso prefetture e questure. Per ora monitoriamo la situazione: l’iter è molto complesso, per accogliere studenti che arrivano da zone di guerra è necessario un iniziale visto di studio e dunque un rapporto di collaborazione con le ambasciate. Purtroppo non sono interventi che si possono risolvere in pochi giorni».

Nel frattempo l’Upo e gli altri atenei piemontesi, che sono parte del Network delle Università per la Pace, esprimono la più ferma condanna nei confronti dell’uso della violenza e della guerra e si associano all’appello del Segretario generale delle Nazioni Unite del 23 febbraio 2022 sul rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite, sulla necessità di stabilire il cessate il fuoco e di intraprendere la via del dialogo e del negoziato.

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore