Upo, il rettore Avanzi: «Stiamo scrivendo un piano strategico con elementi di innovazione»

«Dovremo affrontare la crudezza della situazione. Faccio una proposta concreta: potrebbe essere opportuno trovare, in questo anno, uno spazio di confronto per immaginare il futuro prossimo?». Queste le parole che il vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla, h pronunciato durante la messa solenne di San Gaudenzio del 22 gennaio 2021. La prima senza pubblico, senza corteo, senza cerimonia del fiore affollata. E con il vescovo che dal pulpito ha lanciato un appello al mondo politico, economico, culturale della città; ma anche alle associazioni e alla società civile per «spazio di confronto (possiamo chiamarlo “stati generali” o “agorà sociale”) dove tutte le forze civili, presenti nella città e sul territorio, si diano un tempo per pensare e progettare insieme» individuando «il ruolo dell’Università come motore di cultura e di economia».

All’appello ha risposto il rettore dell’università del Piemonte Orientale, Giancarlo Avanzi: «Monsignor Brambilla ha lanciato l’idea, ora siamo noi a doverla raccogliere e attuare. Immagino che abbia pensato a un piano strategico che guarda al mondo del lavoro ed è proprio questo che Upo sta scrivendo: un piano di sviluppo che poggia le sue basi su quello che è il territorio. Da qui bisogna partire e in questo vogliamo essere protagonisti: da almeno vent’anni la nostra università ha competenze di conoscenza del territorio che sono imprescindibili per un’idea di sviluppo. Il nostro progetto individua il Quadrante come il cuore del Piemonte Orientale. Ci consideriamo un ascensore sociale e grazie alle nostre tre città (Novara, Vercelli, Alessandria) nel tempo si è sviluppata l’idea che l’Upo sia il punto di riferimento. Ce lo hanno confermato anche realtà come Confindustria o la Camera di Commercio».

 

 

Il rettore parla di «piano strategico con elementi di innovazione. È necessario sviluppare una cultura di interdisciplinarietà perchè il mondo del lavoro non è più monotematico e il futuro, così come il presenta, genera persone che abbiano capacità di interpretare i mutamenti. In quest’ottica anche la nostra università deve modificarsi per andare incontro al bisogno del territorio. Abbiamo, infatti, portato avanti uno studio sull’impatto dell’occupazione consapevoli che i nostri laureati trovano lavoro qui dove hanno studiato, ma si può ancora fare molto cercando sinergie tra il mondo del lavoro e l’università».

«Il centro di ricerca Ipazia, ad esempio, è un’eccellenza della nostra università – prosegue Avanzi – oppure il contributo che stiamo dando allo sviluppo della Città della salute e della scienza. E poi ancora i nuovi corsi di laurea nelle sede di Vercelli in Chimica verde e Gestione ambientale e sviluppo sostenibile. Ma quello che più conta nelle realtà del nostro territorio è creare sinergie: senza non si va da nessuna parte».


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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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«Dovremo affrontare la crudezza della situazione. Faccio una proposta concreta: potrebbe essere opportuno trovare, in questo anno, uno spazio di confronto per immaginare il futuro prossimo?». Queste le parole che il vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla, h pronunciato durante la messa solenne di San Gaudenzio del 22 gennaio 2021. La prima senza pubblico, senza corteo, senza cerimonia del fiore affollata. E con il vescovo che dal pulpito ha lanciato un appello al mondo politico, economico, culturale della città; ma anche alle associazioni e alla società civile per «spazio di confronto (possiamo chiamarlo “stati generali” o “agorà sociale”) dove tutte le forze civili, presenti nella città e sul territorio, si diano un tempo per pensare e progettare insieme» individuando «il ruolo dell’Università come motore di cultura e di economia». All'appello ha risposto il rettore dell'università del Piemonte Orientale, Giancarlo Avanzi: «Monsignor Brambilla ha lanciato l'idea, ora siamo noi a doverla raccogliere e attuare. Immagino che abbia pensato a un piano strategico che guarda al mondo del lavoro ed è proprio questo che Upo sta scrivendo: un piano di sviluppo che poggia le sue basi su quello che è il territorio. Da qui bisogna partire e in questo vogliamo essere protagonisti: da almeno vent'anni la nostra università ha competenze di conoscenza del territorio che sono imprescindibili per un'idea di sviluppo. Il nostro progetto individua il Quadrante come il cuore del Piemonte Orientale. Ci consideriamo un ascensore sociale e grazie alle nostre tre città (Novara, Vercelli, Alessandria) nel tempo si è sviluppata l'idea che l'Upo sia il punto di riferimento. Ce lo hanno confermato anche realtà come Confindustria o la Camera di Commercio».     Il rettore parla di «piano strategico con elementi di innovazione. È necessario sviluppare una cultura di interdisciplinarietà perchè il mondo del lavoro non è più monotematico e il futuro, così come il presenta, genera persone che abbiano capacità di interpretare i mutamenti. In quest'ottica anche la nostra università deve modificarsi per andare incontro al bisogno del territorio. Abbiamo, infatti, portato avanti uno studio sull'impatto dell'occupazione consapevoli che i nostri laureati trovano lavoro qui dove hanno studiato, ma si può ancora fare molto cercando sinergie tra il mondo del lavoro e l'università». «Il centro di ricerca Ipazia, ad esempio, è un'eccellenza della nostra università - prosegue Avanzi - oppure il contributo che stiamo dando allo sviluppo della Città della salute e della scienza. E poi ancora i nuovi corsi di laurea nelle sede di Vercelli in Chimica verde e Gestione ambientale e sviluppo sostenibile. Ma quello che più conta nelle realtà del nostro territorio è creare sinergie: senza non si va da nessuna parte».
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