Upo tra i fondatori del Centro di ricerca sul cibo sostenibile

L'istituto avrà sede a Pollenzo all'Università di Scienze Gastronomiche e il presidente sarà Carlo Petrini, fondatore e presidente nazionale di Slow Food

L’Università del Piemonte Orientale è tra gli enti fondatori del nuovo Centro di ricerca sul cibo sostenibile. L’istituto, alla cui formazione hanno partecipato anche il Politecnico di Torino, l’Università del Piemonte Orientale e l’Università di Scienze Gastronomiche, avrà sede a Pollenzo (nel comune di Bra, in provincia di Cuneo) proprio all’Università di Scienze Gastronomiche e il presidente sarà Carlo Petrini, fondatore e presidente nazionale di Slow Food.

Il Centro rappresenterà un polo di ricerche e di studi sul cibo come bene complessivo, connesso all’ecologia, all’agricoltura e al consumo sostenibili, all’educazione sensoriale, agli stili di vita consapevoli, al benessere del vivente, all’economia circolare, alle politiche alimentari, all’innovazione non solo tecnologica ma anche concettuale e di modello, con l’obiettivo di attrarre finanziamenti per linee di ricerca applicata e processi di sviluppo di prototipi, e di diventare un punto di riferimento internazionale sul tema. Tra le funzioni, ci sarà il supporto alle iniziative culturali e turistiche di promozione del territorio e di promozione di una coscienza individuale e collettiva sul tema del futuro della vita umana sul pianeta.

«L’Università del Piemonte Orientale dedica da anni un’attenzione multidisciplinare al tema del cibo e dell’alimentazione – sottolinea il rettore Gian Carlo Avanzi -. La collaborazione con gli altri atenei piemontesi nell’ambito del Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile è, in questo senso, lo sbocco naturale di un impegno che coinvolge ricercatrici e ricercatori di tutti i nostri Dipartimenti. Siamo convinti che solo un approccio che tenga conto delle implicazioni storico-culturali, economico-sociali e chimico-fisiche del cibo possa creare valore aggiunto per la ricerca e per la condivisione della conoscenza in questo campo così importante per il sistema Italia, verso una declinazione del concetto di sostenibilità meno astratto e più aderente alle necessità delle future generazioni».

«L’attenzione che l’accademia piemontese sta rivolgendo al mondo del cibo è qualcosa di encomiabile e allo stesso tempo di indispensabile – commenta Petrini, che è originario di Bra -. Dico questo in virtù dell’importanza che l’alimentazione ricopre da sempre per la vita degli esseri umani. Lo ribadisco soprattutto alla luce della centralità che il cibo ha, e sempre più dovrà avere, nel periodo storico che stiamo attraversando. Se la pandemia e le atroci guerre degli ultimi anni ci hanno ricordato quanto il cibo sia un punto dirimente anche a livello geopolitico, la crisi climatica che attanaglia il nostro Pianeta pone l’accento sulla vulnerabilità degli attuali sistemi alimentari, che in questo senso si pongono come vittima (la produzione di cibo sarà interamente da ripensare per via del riscaldamento globale) e carnefice (oggi il cibo è la principale causa della produzione di CO2). Per questi motivi la ricerca sul cibo e l’educazione alimentare saranno i punti nevralgici per un avvenire più sostenibile. Una maggiore attenzione verso il Pianeta è ciò che le nuove generazioni hanno già iniziato a chiedere e che davvero necessitano per realizzare nel miglior modo possibile il loro futuro».

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Upo tra i fondatori del Centro di ricerca sul cibo sostenibile

L’istituto avrà sede a Pollenzo all’Università di Scienze Gastronomiche e il presidente sarà Carlo Petrini, fondatore e presidente nazionale di Slow Food

L’Università del Piemonte Orientale è tra gli enti fondatori del nuovo Centro di ricerca sul cibo sostenibile. L’istituto, alla cui formazione hanno partecipato anche il Politecnico di Torino, l’Università del Piemonte Orientale e l’Università di Scienze Gastronomiche, avrà sede a Pollenzo (nel comune di Bra, in provincia di Cuneo) proprio all’Università di Scienze Gastronomiche e il presidente sarà Carlo Petrini, fondatore e presidente nazionale di Slow Food.

Il Centro rappresenterà un polo di ricerche e di studi sul cibo come bene complessivo, connesso all’ecologia, all’agricoltura e al consumo sostenibili, all’educazione sensoriale, agli stili di vita consapevoli, al benessere del vivente, all’economia circolare, alle politiche alimentari, all’innovazione non solo tecnologica ma anche concettuale e di modello, con l’obiettivo di attrarre finanziamenti per linee di ricerca applicata e processi di sviluppo di prototipi, e di diventare un punto di riferimento internazionale sul tema. Tra le funzioni, ci sarà il supporto alle iniziative culturali e turistiche di promozione del territorio e di promozione di una coscienza individuale e collettiva sul tema del futuro della vita umana sul pianeta.

«L’Università del Piemonte Orientale dedica da anni un’attenzione multidisciplinare al tema del cibo e dell’alimentazione – sottolinea il rettore Gian Carlo Avanzi -. La collaborazione con gli altri atenei piemontesi nell’ambito del Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile è, in questo senso, lo sbocco naturale di un impegno che coinvolge ricercatrici e ricercatori di tutti i nostri Dipartimenti. Siamo convinti che solo un approccio che tenga conto delle implicazioni storico-culturali, economico-sociali e chimico-fisiche del cibo possa creare valore aggiunto per la ricerca e per la condivisione della conoscenza in questo campo così importante per il sistema Italia, verso una declinazione del concetto di sostenibilità meno astratto e più aderente alle necessità delle future generazioni».

«L’attenzione che l’accademia piemontese sta rivolgendo al mondo del cibo è qualcosa di encomiabile e allo stesso tempo di indispensabile – commenta Petrini, che è originario di Bra -. Dico questo in virtù dell’importanza che l’alimentazione ricopre da sempre per la vita degli esseri umani. Lo ribadisco soprattutto alla luce della centralità che il cibo ha, e sempre più dovrà avere, nel periodo storico che stiamo attraversando. Se la pandemia e le atroci guerre degli ultimi anni ci hanno ricordato quanto il cibo sia un punto dirimente anche a livello geopolitico, la crisi climatica che attanaglia il nostro Pianeta pone l’accento sulla vulnerabilità degli attuali sistemi alimentari, che in questo senso si pongono come vittima (la produzione di cibo sarà interamente da ripensare per via del riscaldamento globale) e carnefice (oggi il cibo è la principale causa della produzione di CO2). Per questi motivi la ricerca sul cibo e l’educazione alimentare saranno i punti nevralgici per un avvenire più sostenibile. Una maggiore attenzione verso il Pianeta è ciò che le nuove generazioni hanno già iniziato a chiedere e che davvero necessitano per realizzare nel miglior modo possibile il loro futuro».

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