Vacanze salate, ma il turismo regge

L'aumento dei costi del reparto ricettivo non sembra spaventare i turisti

L’estate 2023 sarà ricordata soprattutto per i vertigionosi aumenti di prezzo per chi decide di concedersi una vacanza. Sì, perchè i numeri a livello nazionale parlano chiaro: quest’estate gli italiani spenderanno 800 euro in più rispetto agli scorsi anni. Inflazione e speculazione sembrano essere i principali indiziati dell’impennata dei costi.

Aumenti che giocoforza riguardano anche il nostro territorio, come spiega Emilio Zanetta, presidente Federalberghi : «Si stanno applicando aumenti di prezzi che, inevitabilmente, ci riguardano, ma occorre fare due premesse: i prezzi del ricettivo erano fermi al 2018 e gli aumenti sono una conseguenza di diversi fattori, vedi gli aumenti del costo dell’energia e l’inflazione. Nel nostro territorio l’aumento è piuttosto contenuto e si attesta sul 10% in più rispetto alle stagioni passate. Un aumento è nella norma e, purtroppo, inevitabile. Detto questo è chiaro che gli albergatori hanno tutti gli interessi a mantenere i prezzi il più contenuti possibili e lo stanno facendo, ovviamente considerando le grosse spese che hanno dovuto affrontare a causa degli aumenti di materie prime e non solo».

«Fortunatamente – conclude Zanetta – queste impennate dei costi non hanno inficiato sui numeri. Si sta prospettando, infatti, una buona stagione per il settore. Probabilmente, a fine anno, potremmo avere una diminuzione del periodo medio di soggiorno, ma è compensato dall’incremento dei numeri delle prenotazioni. Scontato dire che se riuscissimo ad avere minori costi, tassi più bassi e un’inflazione più bassa, allora sì potremmo diminuire i costi».

Sull’argomento è intervenuta anche Antonella Coser, titolare dell’agenzia viaggi novarese, Stopover che spiega come «sia le strutture alberghiere, le parti di volato – ossia i voli – e, soprattutto, i noleggi dei pulman per i vari spostamenti dei turisti hanno visto un aumento notevole di costi. Questi innalzamenti non sono solo legati agli aumenti del costo del carburante, ma – trasversalmente – anche per un discorso di mancanza del personale legato soprattutto al periodo del Covid. La logica che ne scaturisce è che se hai tanta richiesta, ma poco personale, ovviamente aumenti i prezzi».

«Le prenotazioni per questa estate non hanno subito variazioni – conclude Coser – la voglia di viaggiare c’è ed è tantissima. C’è attenzione al budget logicamente, ma è superata dalla grande voglia di spostarsi e viaggiare».

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Vacanze salate, ma il turismo regge

L’aumento dei costi del reparto ricettivo non sembra spaventare i turisti

L’estate 2023 sarà ricordata soprattutto per i vertigionosi aumenti di prezzo per chi decide di concedersi una vacanza. Sì, perchè i numeri a livello nazionale parlano chiaro: quest’estate gli italiani spenderanno 800 euro in più rispetto agli scorsi anni. Inflazione e speculazione sembrano essere i principali indiziati dell’impennata dei costi.

Aumenti che giocoforza riguardano anche il nostro territorio, come spiega Emilio Zanetta, presidente Federalberghi : «Si stanno applicando aumenti di prezzi che, inevitabilmente, ci riguardano, ma occorre fare due premesse: i prezzi del ricettivo erano fermi al 2018 e gli aumenti sono una conseguenza di diversi fattori, vedi gli aumenti del costo dell’energia e l’inflazione. Nel nostro territorio l’aumento è piuttosto contenuto e si attesta sul 10% in più rispetto alle stagioni passate. Un aumento è nella norma e, purtroppo, inevitabile. Detto questo è chiaro che gli albergatori hanno tutti gli interessi a mantenere i prezzi il più contenuti possibili e lo stanno facendo, ovviamente considerando le grosse spese che hanno dovuto affrontare a causa degli aumenti di materie prime e non solo».

«Fortunatamente – conclude Zanetta – queste impennate dei costi non hanno inficiato sui numeri. Si sta prospettando, infatti, una buona stagione per il settore. Probabilmente, a fine anno, potremmo avere una diminuzione del periodo medio di soggiorno, ma è compensato dall’incremento dei numeri delle prenotazioni. Scontato dire che se riuscissimo ad avere minori costi, tassi più bassi e un’inflazione più bassa, allora sì potremmo diminuire i costi».

Sull’argomento è intervenuta anche Antonella Coser, titolare dell’agenzia viaggi novarese, Stopover che spiega come «sia le strutture alberghiere, le parti di volato – ossia i voli – e, soprattutto, i noleggi dei pulman per i vari spostamenti dei turisti hanno visto un aumento notevole di costi. Questi innalzamenti non sono solo legati agli aumenti del costo del carburante, ma – trasversalmente – anche per un discorso di mancanza del personale legato soprattutto al periodo del Covid. La logica che ne scaturisce è che se hai tanta richiesta, ma poco personale, ovviamente aumenti i prezzi».

«Le prenotazioni per questa estate non hanno subito variazioni – conclude Coser – la voglia di viaggiare c’è ed è tantissima. C’è attenzione al budget logicamente, ma è superata dalla grande voglia di spostarsi e viaggiare».

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