Il 6 di marzo saranno passati 77 anni da quando a Ghemme, intorno alle 8 del mattino una camionetta dell’esercito tedesco, sfila lungo le strade con a bordo dieci giovani ragazzi novaresi. Sono giovani, partigiani, hanno il volto ricoperto di sangue, gli sguardi consapevoli, fermi: non c’è tempo per i rimorsi. Sono stati catturati nella Bertinella Nuova una cascina bellinzaghese, vittime di una soffiata.
I loro nomi: Carmelo Ardizzoia di Barengo; Frediano Bagnati, diciottenne, operaio panettiere di Bellinzago; Adriano Barbero, diciottenne, operaio, di Bellinzago; Ernesto Bovio di ventidue anni, contadino, di Bellinzago; Benami Miglio, quindicenne, operaio di Bellinzago; Boschi Ernestino, diciassettenne, garzone di macelleria, di Novara; Piero Sassoni di trentadue anni, rilegatore, di Novara; Mario Tosi, diciottenne, operaio, di Bellinzago Luigi Prandi, ventunenne, operaio meccanico, di Bellinzago e Luigi Vandoni di diciannove anni di Bellinzago.
Alle 11, nei pressi del campo di aviazione, davanti agli occhi del parroco, Don Giuseppe Forni – che viene ferito a una mano nel tentativo di intervenire – il podestà, il coadiutore e il segretario comunale, i dieci giovani sono schierati uno accanto all’altro. Davanti a loro una squadra di nazisti, hanno appena caricato le mitragliette sotto l’ordine del loro comandante. L’ufficiale alza il braccio, le armi si scaricano sui corpi dei partigiani che cadono sotto il peso dei colpi, tranne quello di Luigi Vandoni, lui viene sfiorato, tenta la fuga, ma dura pochi istanti, il tempo di ricaricare la mitraglietta: viene colpito alla schiena, si accascia e muore. L’eccidio è compiuto.
«Le commemorazioni che si terranno a Ghemme e a Bellinzago acquisiscono quest’anno un significato ancora più forte. Ai volti dei 10 giovani si sovrappongono oggi quelli di altri loro coetanei che a qualche centinaio di chilometri da qui combattono proprio ora una guerra per la libertà, una guerra che è anche partigiana, come lo è stata la nostra, 77 anni fa – ricorda il sindaco di Bellinzago, Fabio Sponghini – inorridisce e sconcerta il pensiero che siano ancora a rischio, nella nostra cara, vecchia Europa, i valori per cui i dieci martiri di Ghemme furono uccisi: libertà, democrazia, autodeterminazione, indipendenza dei popoli. Mi chiedo come sia possibile che non sia cambiato proprio nulla: come una storia così vicina si possa ripetere nel nostro attuale presente. Questi due giorni saranno pertanto un’occasione di memoria e ricordo ma un momento per richiedere e riaffermare la Pace come bene primario e tesoro prezioso. Oggi più che mai».