Elezioni Borgomanero. Nicoletta Bellone: «Riorganizzare la Ztl in centro e attrarre realtà economiche artigianali»

Domande risposte al candidato sindaco del centrosinistra il lizza per il voto di domenica prossima. Mercoledì e giovedì le interviste agli altri due aspiranti

Meno cinque. A pochi giorni dal voto amministrativo di domenica 12 giugno abbiamo rivolto ai tre candidati sindaci di Borgomanero alcuni quesiti. Iniziamo oggi, martedì 7, da Nicoletta Bellone, capofila della coalizione di centrosinistra. Domani, mercoledì 8, l’intervista al sindaco uscente e candidato del centro destra, Sergio Bossi; giovedì 9 toccherà al terzo sfidante, Roberto Faggiano, candidato di Azione.

Ha un progetto per il centro storico, sia dal punto di vista della mobilità sia da quello commerciale, considerando che molte attività sono state costrette a chiudere negli ultimi anni?
«Quello del centro storico è sicuramente un progetto che abbiamo inserito nel nostro programma fra gli interventi primari da realizzare. Si tratta di una realtà complessa, sicuramente bisogna intervenire sulla Ztl cercando di organizzarla non più come ora, in maniera sporadica e limitata ad alcuni giorni, ma renderla vivibile ai cittadini tutta la settimana. Chiaramente si tratta di un percorso che sta un po’ in mezzo: occorrerà creare tutta una serie di situazioni per rendere appetibile il centro storico, ormai “scaduto”, dove le attività commerciali chiudono perché non possiede più un’identità sua. In modo che quello che è sempre stato il punto di forza di Borgomanero, ora diventato debole, torni ad attirare la gente».

Borgomanero ha ancora una vocazione industriale e se sì dove dovrebbe essere collocata un’area specifica?
«Borgomanero possiede sicuramente una vocazione industriale. Sul territorio sono presenti delle aziende meravigliose, ma il problema in questo momento è quello di portare in città delle realtà nuove. Sono state create delle aree industriali, bisogna lavorarci, anche qui creare un tessuto che possa in qualche modo essere appetibile. E’ difficile penare di portare delle realtà grandi per tutta una serie di problematiche che la città ha dal punto di vista strategico; però credo che si possano coltivare anche le realtà più piccole come quelle artigianali, con al loro interno un numero inferiore di lavoratori, ma che moltiplicate per tante possono creare un bacino enorme in tema di proposte occupazionali».

Come vede la città fra cinque anni?
«Dipende da chi salirà a Palazzo Tornielli. Però credo che il problema sia diverso, che la visione non debba essere di cinque anni: un sindaco, un’amministrazione con una prospettiva così limitata si rivela debole. Chi amministra deve avere una vista molto più lunga, due o tre decenni. Bisogna andare in quella direzione, non si può pensare tra cinque anni, che a livello amministrativo è… domani. Ci sono delle trasformazioni in città che durano molto di più. Se vogliamo pensare a una Borgomanero che cresca, a una città moderna, che torni veramente a essere un polo, la prima città della provincia dopo il capoluogo, dobbiamo pensare in lungo; e fare delle proposte che possano essere continuative e al di là del tempo».

Pensa di mantenere l’attuale “perimetro”? In caso di ballottaggio con chi vorrebbe allearsi?
«In questo momento quello che dobbiamo pensare è andare al 12 giugno, votare e facendo sì che la gente eserciti questo suo diritto. Vedremo quello che succederà e poi valuteremo le varie situazioni. Adesso non mi sento di dare delle risposte su eventuali o possibili coalizioni».

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Meno cinque. A pochi giorni dal voto amministrativo di domenica 12 giugno abbiamo rivolto ai tre candidati sindaci di Borgomanero alcuni quesiti. Iniziamo oggi, martedì 7, da Nicoletta Bellone, capofila della coalizione di centrosinistra. Domani, mercoledì 8, l’intervista al sindaco uscente e candidato del centro destra, Sergio Bossi; giovedì 9 toccherà al terzo sfidante, Roberto Faggiano, candidato di Azione.

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«Quello del centro storico è sicuramente un progetto che abbiamo inserito nel nostro programma fra gli interventi primari da realizzare. Si tratta di una realtà complessa, sicuramente bisogna intervenire sulla Ztl cercando di organizzarla non più come ora, in maniera sporadica e limitata ad alcuni giorni, ma renderla vivibile ai cittadini tutta la settimana. Chiaramente si tratta di un percorso che sta un po’ in mezzo: occorrerà creare tutta una serie di situazioni per rendere appetibile il centro storico, ormai “scaduto”, dove le attività commerciali chiudono perché non possiede più un’identità sua. In modo che quello che è sempre stato il punto di forza di Borgomanero, ora diventato debole, torni ad attirare la gente».

Borgomanero ha ancora una vocazione industriale e se sì dove dovrebbe essere collocata un’area specifica?
«Borgomanero possiede sicuramente una vocazione industriale. Sul territorio sono presenti delle aziende meravigliose, ma il problema in questo momento è quello di portare in città delle realtà nuove. Sono state create delle aree industriali, bisogna lavorarci, anche qui creare un tessuto che possa in qualche modo essere appetibile. E’ difficile penare di portare delle realtà grandi per tutta una serie di problematiche che la città ha dal punto di vista strategico; però credo che si possano coltivare anche le realtà più piccole come quelle artigianali, con al loro interno un numero inferiore di lavoratori, ma che moltiplicate per tante possono creare un bacino enorme in tema di proposte occupazionali».

Come vede la città fra cinque anni?
«Dipende da chi salirà a Palazzo Tornielli. Però credo che il problema sia diverso, che la visione non debba essere di cinque anni: un sindaco, un’amministrazione con una prospettiva così limitata si rivela debole. Chi amministra deve avere una vista molto più lunga, due o tre decenni. Bisogna andare in quella direzione, non si può pensare tra cinque anni, che a livello amministrativo è… domani. Ci sono delle trasformazioni in città che durano molto di più. Se vogliamo pensare a una Borgomanero che cresca, a una città moderna, che torni veramente a essere un polo, la prima città della provincia dopo il capoluogo, dobbiamo pensare in lungo; e fare delle proposte che possano essere continuative e al di là del tempo».

Pensa di mantenere l’attuale “perimetro”? In caso di ballottaggio con chi vorrebbe allearsi?
«In questo momento quello che dobbiamo pensare è andare al 12 giugno, votare e facendo sì che la gente eserciti questo suo diritto. Vedremo quello che succederà e poi valuteremo le varie situazioni. Adesso non mi sento di dare delle risposte su eventuali o possibili coalizioni».

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