Odio gli indifferenti
Dante avrebbe certo approvato le considerazioni di Antonio Gramsci esposte su “La città futura” nel febbraio 1917: “Odio gli indifferenti. Vivere significa partecipare. Chi vive
Dante avrebbe certo approvato le considerazioni di Antonio Gramsci esposte su “La città futura” nel febbraio 1917: “Odio gli indifferenti. Vivere significa partecipare. Chi vive
Conviensi adunque esser prudente, cioè savio; e a ciò essere si richiede buona memoria delle vedute cose, e buona conoscenza delle presenti, e buona provvidenza
“Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”. Incise sulla porta dell’inferno, queste parole trasmettono subito angoscia a Dante. Neanche il tempo di riprendersi, che vede una folla di
L’amore e i libri hanno segnato la vita di Dante: l’amore per Firenze e le donne, la passione viscerale per la politica, il desiderio di
Esistono inimicizie mai sopite e divenute proverbiali tra le città toscane, tanto che dalle parti di Lucca e Livorno dicono che “E’ meglio un morto
Da non confondere con Filippo il Bello, il Re di Francia (“il mal di Francia”, diceva Dante), che su richiesta di Papa Bonifacio VIII mandò
Tra qualche mese, Covid permettendo, andremo a votare per le amministrative e così, tra un aggiornamento dei contagi e delle dosi inoculate di vaccino, le
Fin da piccola, educata a recitare le preghiere – così vai in paradiso!, dicevano – questo paradiso non mi convinceva, sapeva di un luogo troppo
A 700 anni dalla morte è più che mai valido il risultato degli insegnamenti trasmessi a Dante dal suo maestro Brunetto Latini: il poeta, immaginando
Dante avrebbe certo approvato le considerazioni di Antonio Gramsci esposte su “La città futura” nel febbraio 1917: “Odio gli indifferenti. Vivere significa partecipare. Chi vive veramente non può non essere cittadino. Chi lascia che le cose accadano senza prendere posizione non può essere considerato vivo”. Li avete riconosciuti? Sono gli
Conviensi adunque esser prudente, cioè savio; e a ciò essere si richiede buona memoria delle vedute cose, e buona conoscenza delle presenti, e buona provvidenza delle future. Convivio, IV, 27 Sagge parole, quelle di Dante, precise e misurate, tutto il contrario del profluvio di termini da cui siamo inondati nel
“Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”. Incise sulla porta dell’inferno, queste parole trasmettono subito angoscia a Dante. Neanche il tempo di riprendersi, che vede una folla di anime dannate pronte per essere traghettate al di là dell’Acheronte dal primo di una serie di tremendi personaggi, ministri della volontà divina e custodi dei
L’amore e i libri hanno segnato la vita di Dante: l’amore per Firenze e le donne, la passione viscerale per la politica, il desiderio di conoscere e diffondere la cultura. E nella sua “Commedia” l’amore è ovunque: procede dal basso verso l’alto, dai sensi allo spirito; è passionale e familiare,
Esistono inimicizie mai sopite e divenute proverbiali tra le città toscane, tanto che dalle parti di Lucca e Livorno dicono che “E’ meglio un morto in casa, che un pisano sull’uscio”. Sono contrasti profondamente radicati nei secoli, nelle differenze sociali, nelle competizioni politiche e calcistiche: l’eterna rivalità dei campanili per
Da non confondere con Filippo il Bello, il Re di Francia (“il mal di Francia”, diceva Dante), che su richiesta di Papa Bonifacio VIII mandò il proprio fratello Carlo di Valois a Firenze per favorire la scalata al potere dei Guelfi Neri. I rapporti tra i due erano comunque molto
Tra qualche mese, Covid permettendo, andremo a votare per le amministrative e così, tra un aggiornamento dei contagi e delle dosi inoculate di vaccino, le cronache sono piene di candidati e incandidabili. Ai tempi di Dante a Firenze non c’era la casta, chi aveva tempo, mezzi e passione partecipava al governo
Fin da piccola, educata a recitare le preghiere – così vai in paradiso!, dicevano – questo paradiso non mi convinceva, sapeva di un luogo troppo luminoso e perfetto, quindi noioso. Quando poi ho scoperto l’inferno di Dante, mi sono convinta che lì mi sarei potuta divertire e i diavoli mi
A 700 anni dalla morte è più che mai valido il risultato degli insegnamenti trasmessi a Dante dal suo maestro Brunetto Latini: il poeta, immaginando di incontrarlo tra i violenti nel settimo cerchio dell’Inferno, ringrazia la “cara e buona imagine paterna”, per avergli insegnato “come l’uom s’etterna”. L’eredità di Dante
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