Rachele Luzzato è una bambina che dovrebbe interpretare la parte della Madonna nella recita scolastica di fine anno, il problema (per la famiglia, per l’ambiente circostante, ma non certo per la bambina), è che la bambina è ebrea. Una tematica, quella del rapporto tra l’ebraismo e le altre religioni, spesso presente nei libri di Abraham B. Yehoshua, che è il filo conduttore di “La figlia unica” (Einaudi 2021).
La seconda tematica è il rapporto con il padre, che si intreccia proprio con la vicenda religiosa, un padre, in un certo senso assente, a cui la bimba è molto affezionata e che, colpito da una grave malattia, entrerà ancora di più nel cuore della bambina. La storia, o meglio, le storie, sono ambientate in una non meglio identificata città del nord Italia. La morale del libro, legata allo strano rapporto figlia-padre e all’appartenenza al credo religioso ebraico pur vivendo in un contesto cattolico, vienel poi svelata nell’ultima riga del romanzo, risulta piuttosto prevedibile, ed è che ogni fede abbisogna di un Dio-Padre che sia anche un po’ fratello, anzi soprattutto fratello.
Non sono mai andato in visibilio per i romanzi di Yehoshua e questo riconferma la mia opinione, certamente una buona lettura, ma nulla di più, anzi forse qualcosa di meno.