Dalla rubrica Chez Mimich

“Accrochages Temporaires” è un “cabinet d’art graphiques” al quinto piano del Musée d’Orsay di Parigi ed è uno spazio che visito sempre volentieri per la raffinatezza delle scelte espositive, sempre nell’ambito delle arti del disegno e della grafica del XIX secolo. Nelle passate settimane lo spazio ha ospitato “Accro-chat-ge”, mostra dal titolo composto da un gioco di parole (“accrochages” letteralmente “appeso”che allude ai quadri esposti appesi alle pareti e che ha lo stesso suono di “Accro-chat-ge”). Avrete capito che la mostra si occupa di gatti e in particolare dei gatti disegnati o schizzati da tre artisti ovvero Edouard Manet, Théophile-Alexandre Steinlen e, un po’ furbescamente, Françoise Petrovich, disegnatrice contemporanea.

Di Manet è ovviamente impossibile dimenticare il famosissimo gattino nero che occhieggia ai piedi di Victorine Meurent nelle vesti discinte di “Olympia”, la modella preferita da Edouard Monet, scambiata dal pubblico per una prostituta. Ma il rapporto di Manet con i gatti, non si limita certo alla presenza del micetto in una delle tele più famose di tutti i tempi. Oltre ad innumerevoli schizzi, nel 1868, Manet realizza un manifesto pubblicitario per un libro di Champfleury, caposcuola del Realismo francese, proprio sui gatti. Questa volta il posto di Victorine Meurent lo prese il gatto Zizi, che fa da modello per una serie di schizzi qui esposti. Ma sono certamente i disegni di Théophile-Alexandre Steilen a farla da padrone, disegni realizzati in gran parte per la Società per la protezione degli animali.

Questo amore per i piccoli felini, lo portò anche ad immaginare, progettare e realizzare l’affiche per il celeberrimo cabaret “Chat Noir”di Montmartre. Il gatto, ribelle ed indipendente, ben si confaceva allo spirito libero del cabaret e anche allo spirito di tutta la “butte” e della sua gente. Il tratto veloce della matita o la pennellata densa di inchiostro, macchie sufficienti a definire tratti e psicologia del gatto, fanno di questi lavori dei piccoli gioielli del disegno.

La mostra propone anche due piccoli taccuini di Françoise Petrovich, vergati ad inchiostro di penna e di pennello, con una lunga teoria di gatti, colti in ambienti interni ed esterni, in uno stile quasi calligrafico. Meglio rifugiarsi in questi anfratti del grande museo parigino, piuttosto che preferire il tritacarne delle sale più famose, ormai popolate da una fauna distratta, vagante e vociante…

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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“Accrochages Temporaires” è un “cabinet d’art graphiques” al quinto piano del Musée d’Orsay di Parigi ed è uno spazio che visito sempre volentieri per la raffinatezza delle scelte espositive, sempre nell’ambito delle arti del disegno e della grafica del XIX secolo. Nelle passate settimane lo spazio ha ospitato “Accro-chat-ge”, mostra dal titolo composto da un gioco di parole (“accrochages” letteralmente “appeso”che allude ai quadri esposti appesi alle pareti e che ha lo stesso suono di “Accro-chat-ge”). Avrete capito che la mostra si occupa di gatti e in particolare dei gatti disegnati o schizzati da tre artisti ovvero Edouard Manet, Théophile-Alexandre Steinlen e, un po’ furbescamente, Françoise Petrovich, disegnatrice contemporanea.

Di Manet è ovviamente impossibile dimenticare il famosissimo gattino nero che occhieggia ai piedi di Victorine Meurent nelle vesti discinte di “Olympia”, la modella preferita da Edouard Monet, scambiata dal pubblico per una prostituta. Ma il rapporto di Manet con i gatti, non si limita certo alla presenza del micetto in una delle tele più famose di tutti i tempi. Oltre ad innumerevoli schizzi, nel 1868, Manet realizza un manifesto pubblicitario per un libro di Champfleury, caposcuola del Realismo francese, proprio sui gatti. Questa volta il posto di Victorine Meurent lo prese il gatto Zizi, che fa da modello per una serie di schizzi qui esposti. Ma sono certamente i disegni di Théophile-Alexandre Steilen a farla da padrone, disegni realizzati in gran parte per la Società per la protezione degli animali.

Questo amore per i piccoli felini, lo portò anche ad immaginare, progettare e realizzare l’affiche per il celeberrimo cabaret “Chat Noir”di Montmartre. Il gatto, ribelle ed indipendente, ben si confaceva allo spirito libero del cabaret e anche allo spirito di tutta la “butte” e della sua gente. Il tratto veloce della matita o la pennellata densa di inchiostro, macchie sufficienti a definire tratti e psicologia del gatto, fanno di questi lavori dei piccoli gioielli del disegno.

La mostra propone anche due piccoli taccuini di Françoise Petrovich, vergati ad inchiostro di penna e di pennello, con una lunga teoria di gatti, colti in ambienti interni ed esterni, in uno stile quasi calligrafico. Meglio rifugiarsi in questi anfratti del grande museo parigino, piuttosto che preferire il tritacarne delle sale più famose, ormai popolate da una fauna distratta, vagante e vociante…

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Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.