Anna Veronica Janssen, Grand Bal all’Hangar Bicocca

A un gran ballo di solito non si va per “vedere”, ma per “partecipare”. Non fa eccezione il “Grand Bal” messo in piedi da Ann Veronica Jannssen, per il Pirelli Hangar Bicocca fino al prossimo 30 luglio. Il titolo della mostra dell’artista inglese, allude naturalmente proprio a questa possibilità partecipativa dei visitatori all’evento artistico, ma non solo. All’evento partecipa un’invitata d’eccezione la luce che è chiamata a determinare, con le sue continue variazioni nel corso delle ventiquattro ore, l’aspetto generale della mostra (e delle sue perfomances).

Ann Veronica Janssen utilizza la luce in tutte le sue declinazioni, liquida, solida, gassosa. Non sembrano esserci veri e propri oggetti in questa mostra, o meglio ci sono, ma a prevalere sono gesti e situazioni orientati a “sottrarsi alla imposizione della materia”, come l’artista stessa definisce il suo fine ultimo. La mostra si apre con l’intervento site specific dal titolo “Drops”.

Si tratta di un vecchio progetto del 1999, composto da diversi specchi posizionati sul pavimento che riflettono l’imponente struttura industriale dell’Hangar e che creano un effetto di percezione anomala dello spazio. Analoghi risultati erano stati ottenuti dalla stessa opera posizionata sul pavimento della Scuola Grande di San Rocco a Venezia e poi, nel 2014, nella Cappella Sansevero a Napoli. Anche “Ipe 1200”, trave di acciaio levigata e riflettente che taglia in due lo spazio espositivo offre un riflesso simile. Apparentemente fuori contesto è invece “MUHKA, Antwerpen”, 460 fotocopie di fotografie, che documentano costruzioni effimere, e di materiali vari scattate dall’artista e ricomposte in questa gigantesca “wall” che sembra voler rendere fluida una percezione statica come quella dell’architettura. “Area” è invece null’altro che una pavimentazione piuttosto estesa che rende esperibile una sorta di rovina di un luogo transitorio.

Non dimentichiamoci, detto per inciso, che oltre le pesanti tende della navata dell’Hangar, giace la rovina più bella di tutta l’arte contemporanea, ovvero “Le sette porte celesti del cielo” di Anselm Kiefer che sembrano in qualche modo dialogare a distanza con quest’opera. Le tre altalene di “Swings” non necessitano di perniciose spiegazioni, poiché è più che evidente che fluttuare nell’aria, oltre ad essere una attività ludica, è certamente un modo per attraversare lo spazio cogliendone aspetti non consueti. Le sedute delle altalene inoltre sono rivestite da una pellicola termoreagente che fa modificare il colore in base alla temperatura corporea.

Tra le opere più enigmatiche, ma solenni vi è certamente “Oscar”, un video che riproduce il volto di Oscar Niemeyer, icona dell’architettura modernista, visto attraverso i quasi impercettibili movimenti della macchina da presa. Ma è certamente il vetro, che offre caratteristiche di traslucenza e trasparenza a far sperimentare fenomeni come la dispersione e la propagazione. “Roll 405/3” del 2019 è un’opera di grande impatto: due ruote concentriche blu e turchese, uno sguardo incantato sulle meraviglie che offre la fusione del vetro. Tra le opere ambientali “MUKA, Anvers”, un grandissimo ambiente, quello del cosiddetto “Cubo”, infestato da una fittissima nebbia artificiale, è certamente la più inquietante per il visitatore (magari un po’ meno per chi abita nella pianura Padana). La nebbia affascina Ann Veronica Janssen per la sua duplice caratteristica, quella di cancellare ogni ostacolo e quella di no non ho messo proprio tutte le opere noconferire alla luce una sua tattilità.

Entrare nel Cubo è certamente un’esperienza da fare e l’esperienza spaesante del totale isolamento è di quelle che non si dimenticano (pari forse, al gigantesco tubo di Anish Kapoor percorso molti anni fa alla Fabbrica del Vapore). Menzione speciale infine per “Souffles”, colonna sonora fatta da un respiro umano che accompagna il visitatore nel dipanarsi del percorso tra le opere. Molte le opere esposte in “Grand Bal” e che ripercorrono idealmente quasi tutta la carriera artistica di Ann Veronica Janssen.

La mostra è aperta fino al prossimo 30 luglio.

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Anna Veronica Janssen, Grand Bal all’Hangar Bicocca

A un gran ballo di solito non si va per “vedere”, ma per “partecipare”. Non fa eccezione il “Grand Bal” messo in piedi da Ann Veronica Jannssen, per il Pirelli Hangar Bicocca fino al prossimo 30 luglio. Il titolo della mostra dell’artista inglese, allude naturalmente proprio a questa possibilità partecipativa dei visitatori all’evento artistico, ma non solo. All’evento partecipa un’invitata d’eccezione la luce che è chiamata a determinare, con le sue continue variazioni nel corso delle ventiquattro ore, l’aspetto generale della mostra (e delle sue perfomances).

Ann Veronica Janssen utilizza la luce in tutte le sue declinazioni, liquida, solida, gassosa. Non sembrano esserci veri e propri oggetti in questa mostra, o meglio ci sono, ma a prevalere sono gesti e situazioni orientati a “sottrarsi alla imposizione della materia”, come l’artista stessa definisce il suo fine ultimo. La mostra si apre con l’intervento site specific dal titolo “Drops”.

Si tratta di un vecchio progetto del 1999, composto da diversi specchi posizionati sul pavimento che riflettono l’imponente struttura industriale dell’Hangar e che creano un effetto di percezione anomala dello spazio. Analoghi risultati erano stati ottenuti dalla stessa opera posizionata sul pavimento della Scuola Grande di San Rocco a Venezia e poi, nel 2014, nella Cappella Sansevero a Napoli. Anche “Ipe 1200”, trave di acciaio levigata e riflettente che taglia in due lo spazio espositivo offre un riflesso simile. Apparentemente fuori contesto è invece “MUHKA, Antwerpen”, 460 fotocopie di fotografie, che documentano costruzioni effimere, e di materiali vari scattate dall’artista e ricomposte in questa gigantesca “wall” che sembra voler rendere fluida una percezione statica come quella dell’architettura. “Area” è invece null’altro che una pavimentazione piuttosto estesa che rende esperibile una sorta di rovina di un luogo transitorio.

Non dimentichiamoci, detto per inciso, che oltre le pesanti tende della navata dell’Hangar, giace la rovina più bella di tutta l’arte contemporanea, ovvero “Le sette porte celesti del cielo” di Anselm Kiefer che sembrano in qualche modo dialogare a distanza con quest’opera. Le tre altalene di “Swings” non necessitano di perniciose spiegazioni, poiché è più che evidente che fluttuare nell’aria, oltre ad essere una attività ludica, è certamente un modo per attraversare lo spazio cogliendone aspetti non consueti. Le sedute delle altalene inoltre sono rivestite da una pellicola termoreagente che fa modificare il colore in base alla temperatura corporea.

Tra le opere più enigmatiche, ma solenni vi è certamente “Oscar”, un video che riproduce il volto di Oscar Niemeyer, icona dell’architettura modernista, visto attraverso i quasi impercettibili movimenti della macchina da presa. Ma è certamente il vetro, che offre caratteristiche di traslucenza e trasparenza a far sperimentare fenomeni come la dispersione e la propagazione. “Roll 405/3” del 2019 è un’opera di grande impatto: due ruote concentriche blu e turchese, uno sguardo incantato sulle meraviglie che offre la fusione del vetro. Tra le opere ambientali “MUKA, Anvers”, un grandissimo ambiente, quello del cosiddetto “Cubo”, infestato da una fittissima nebbia artificiale, è certamente la più inquietante per il visitatore (magari un po’ meno per chi abita nella pianura Padana). La nebbia affascina Ann Veronica Janssen per la sua duplice caratteristica, quella di cancellare ogni ostacolo e quella di no non ho messo proprio tutte le opere noconferire alla luce una sua tattilità.

Entrare nel Cubo è certamente un’esperienza da fare e l’esperienza spaesante del totale isolamento è di quelle che non si dimenticano (pari forse, al gigantesco tubo di Anish Kapoor percorso molti anni fa alla Fabbrica del Vapore). Menzione speciale infine per “Souffles”, colonna sonora fatta da un respiro umano che accompagna il visitatore nel dipanarsi del percorso tra le opere. Molte le opere esposte in “Grand Bal” e che ripercorrono idealmente quasi tutta la carriera artistica di Ann Veronica Janssen.

La mostra è aperta fino al prossimo 30 luglio.

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.