Antonio Castronuovo, Il dizionario del bibliomane

Nella mia biblioteca, ma credo anche in quella di altri “ammalati” come me (e ce ne saranno indubbiamente anche tra i lettori di queste righe), i “libri sui libri occupano un apposito scaffale ad essi dedicato. E così l’uscita presso Sellerio di “Dizionario del bibliomane” di Antonio Castronuovo, non poteva certo passare inosservata. L’idea base del fitto volumetto (quasi 500 pagine), è che la bibliofilia sia una malattia e anche abbastanza pericolosa, ma incommensurabilmente piacevole. E, finalmente, qualcuno doveva scriverlo e scriverlo a chiare lettere e in maniera organica, con il supporto di ampi apparati di testimonianze ed una bibliografia adeguata. Insomma “Dizionario del bibliomane” è una specie di pubblicazione scientifica che attesta la pericolosità di questa “pandemia della bibliomania”, con tutte le sue pericolose varianti.

Basta incominciare la lettura per prendere coscienza, pagina dopo pagina, dei multiformi aspetti che questo virus mutante, ha assunto e continua ad assumere. E’ evidente, e Castronuovo lo lascia intendere già dalle prime pagine, che alla base della malattia, ci sia l’ingordigia del lettore. Un desiderio che si assolutizza, fino a diventare una dipendenza totale che porta, mano a mano, a dilapidare patrimoni, a mettere in discussione matrimoni, a diventare perfino ladri. Insomma l’eccessivo amore per i libri non è una buona cosa e Castronuovo lo fa intendere chiaramente, raccogliendo innumerevoli testimonianze letterarie e saggistiche.

“I veri bibliofili si lasciano spesso andare all’affermazione di essere coniugati con la propria collezione”, scrive Castronuovo, ed effettivamente l’amore per i libri ha molto a che fare con l’amore vero, tanto che in caso di separazione di due coniugi la spartizione della biblioteca potrebbe costituire un problema (quindi meglio che vi scegliate una moglie/marito zotici, così avrete un problema in meno). Potreste anche optare per la “soluzione Léautaud” ovvero, come afferma il grande scrittore francese: “…Non ho bisogno di nessuno intorno a me. Una stanza nuda, una poltrona, il silenzio, una provvista di candele, l’occorrente per scrivere…”.

Insomma chi vive con i libri può fare a meno di tutto e di tutti, o almeno crede e, proprio per questo motivo, la bibliofilia è uno stato patologico e se non lo è, poco ci manca, solo che è una malattia che fa la felicità di chi ne è colpito. Naturalmente il magnifico volumetto di Castronuovo (bello anche feticisticamente, va da sé), tocca tantissimi aspetti di questa insana passione: dal problema della ingombrante eredità da tramandare alla completezza della collezione, dalla catalogazione dei libri agli imbarazzi che può creare una biblioteca erotica, fino al feticismo verso il libro.

Una “summa” che è anche un piacevolissimo e allo stesso tempo inquietante excursus sul maniacale accumulo dei libri. Che senso ha affastellare libri, se ognuno di essi verrà toccato sì e no ogni quindici anni, si chiede l’autore? La risposta è nella stessa tesi del libro: la bibliomania è una malattia, ma una malattia da cui nessuno di noi (bibliomani), vuole guarire.

Libro da acquistare, magari leggere, non prestare e conservare. Come tutti gli altri.

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Antonio Castronuovo, Il dizionario del bibliomane

Nella mia biblioteca, ma credo anche in quella di altri “ammalati” come me (e ce ne saranno indubbiamente anche tra i lettori di queste righe), i “libri sui libri occupano un apposito scaffale ad essi dedicato. E così l’uscita presso Sellerio di “Dizionario del bibliomane” di Antonio Castronuovo, non poteva certo passare inosservata. L’idea base del fitto volumetto (quasi 500 pagine), è che la bibliofilia sia una malattia e anche abbastanza pericolosa, ma incommensurabilmente piacevole. E, finalmente, qualcuno doveva scriverlo e scriverlo a chiare lettere e in maniera organica, con il supporto di ampi apparati di testimonianze ed una bibliografia adeguata. Insomma “Dizionario del bibliomane” è una specie di pubblicazione scientifica che attesta la pericolosità di questa “pandemia della bibliomania”, con tutte le sue pericolose varianti.

Basta incominciare la lettura per prendere coscienza, pagina dopo pagina, dei multiformi aspetti che questo virus mutante, ha assunto e continua ad assumere. E’ evidente, e Castronuovo lo lascia intendere già dalle prime pagine, che alla base della malattia, ci sia l’ingordigia del lettore. Un desiderio che si assolutizza, fino a diventare una dipendenza totale che porta, mano a mano, a dilapidare patrimoni, a mettere in discussione matrimoni, a diventare perfino ladri. Insomma l’eccessivo amore per i libri non è una buona cosa e Castronuovo lo fa intendere chiaramente, raccogliendo innumerevoli testimonianze letterarie e saggistiche.

“I veri bibliofili si lasciano spesso andare all’affermazione di essere coniugati con la propria collezione”, scrive Castronuovo, ed effettivamente l’amore per i libri ha molto a che fare con l’amore vero, tanto che in caso di separazione di due coniugi la spartizione della biblioteca potrebbe costituire un problema (quindi meglio che vi scegliate una moglie/marito zotici, così avrete un problema in meno). Potreste anche optare per la “soluzione Léautaud” ovvero, come afferma il grande scrittore francese: “…Non ho bisogno di nessuno intorno a me. Una stanza nuda, una poltrona, il silenzio, una provvista di candele, l’occorrente per scrivere…”.

Insomma chi vive con i libri può fare a meno di tutto e di tutti, o almeno crede e, proprio per questo motivo, la bibliofilia è uno stato patologico e se non lo è, poco ci manca, solo che è una malattia che fa la felicità di chi ne è colpito. Naturalmente il magnifico volumetto di Castronuovo (bello anche feticisticamente, va da sé), tocca tantissimi aspetti di questa insana passione: dal problema della ingombrante eredità da tramandare alla completezza della collezione, dalla catalogazione dei libri agli imbarazzi che può creare una biblioteca erotica, fino al feticismo verso il libro.

Una “summa” che è anche un piacevolissimo e allo stesso tempo inquietante excursus sul maniacale accumulo dei libri. Che senso ha affastellare libri, se ognuno di essi verrà toccato sì e no ogni quindici anni, si chiede l’autore? La risposta è nella stessa tesi del libro: la bibliomania è una malattia, ma una malattia da cui nessuno di noi (bibliomani), vuole guarire.

Libro da acquistare, magari leggere, non prestare e conservare. Come tutti gli altri.

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Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.