Azzedine Alaia, Arthur Elgort. En Libertè

La mostra parigina della raffinatissima Fondation Azzedine Alaïa è un lavoro a quattro mani. Anzi forse anche a otto, visto che l’allestimento conta e non conta poco ed è stato ideato da Olivier Sallard e da Carla Sozzani, alla cui fondazione milanese questa, nel cuore del Marais, somiglia molto (e forse vorrebbe proprio assomigliare molto). Allo storico stilista tunisino leggenda della moda francese dagli anni Cinquanta, dà un ulteriore tocco di visibilità e di prestigio il grande fotografo newyorkese Arthur Elgort. E allora non poteva esserci proprio nulla di meglio di riunirli qui, sotto le strutture in ferro di Rue de la Verrerie, nel Marais , dove Monsieur Alaïa visse e lavorò e dove il suo atelier è ancora visibile nel suo splendido disordine creativo. Quando Elgort arrivò a Parigi riuscì a scambiare la sua Polaroid, novità assoluta per l’Europa, con una Nikon ben più professionale ed ebbe la fortuna di incontrare Alexander Liberman, allora alla direzione di Vogue, fu chiaro che le congiunzioni astrali avrebbero dato un grande frutto. E questi frutti sono quelli esposti qui, nell’ultimo giorno di apertura di questa fascinosissima mostra parigina. Le creazioni ardite e anticonvenzionali di Alaïa, come i lacci laterali o le cerniere lampo di molti abiti che tengono insieme le due parti del vestito, il carisma e, perché no, il glamour di molte modelle e donne famose, fanno il resto: Veronica Webb, Naomi Campbell, Cindy Crawford, Linda Evangelista, Stephanie Seymour, per citare solo alcune, e che i curatori definiscono “divinità quotidiane” con quel tocco d’ironia che è proprio del mondo della moda. Tra gli scatti più belli, quello di Azzedine ai piedi di una Naomi Campbell fasciata da un vestito che si compone e decompone attorno alle chiusure lampo, l’arrogante Joan Severance che posa accanto ad un potente riflettore e la grande foto dello stesso Azzedine Alaïa con le sue “mannequins” che sflia nel 1986 nella strade del Maraïs… Ora non resta che attendere cosa proporrà in futuro questo straordinario luogo, inevitabile fucina di bellezza.

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Azzedine Alaia, Arthur Elgort. En Libertè

La mostra parigina della raffinatissima Fondation Azzedine Alaïa è un lavoro a quattro mani. Anzi forse anche a otto, visto che l’allestimento conta e non conta poco ed è stato ideato da Olivier Sallard e da Carla Sozzani, alla cui fondazione milanese questa, nel cuore del Marais, somiglia molto (e forse vorrebbe proprio assomigliare molto). Allo storico stilista tunisino leggenda della moda francese dagli anni Cinquanta, dà un ulteriore tocco di visibilità e di prestigio il grande fotografo newyorkese Arthur Elgort. E allora non poteva esserci proprio nulla di meglio di riunirli qui, sotto le strutture in ferro di Rue de la Verrerie, nel Marais , dove Monsieur Alaïa visse e lavorò e dove il suo atelier è ancora visibile nel suo splendido disordine creativo. Quando Elgort arrivò a Parigi riuscì a scambiare la sua Polaroid, novità assoluta per l’Europa, con una Nikon ben più professionale ed ebbe la fortuna di incontrare Alexander Liberman, allora alla direzione di Vogue, fu chiaro che le congiunzioni astrali avrebbero dato un grande frutto. E questi frutti sono quelli esposti qui, nell’ultimo giorno di apertura di questa fascinosissima mostra parigina. Le creazioni ardite e anticonvenzionali di Alaïa, come i lacci laterali o le cerniere lampo di molti abiti che tengono insieme le due parti del vestito, il carisma e, perché no, il glamour di molte modelle e donne famose, fanno il resto: Veronica Webb, Naomi Campbell, Cindy Crawford, Linda Evangelista, Stephanie Seymour, per citare solo alcune, e che i curatori definiscono “divinità quotidiane” con quel tocco d’ironia che è proprio del mondo della moda. Tra gli scatti più belli, quello di Azzedine ai piedi di una Naomi Campbell fasciata da un vestito che si compone e decompone attorno alle chiusure lampo, l’arrogante Joan Severance che posa accanto ad un potente riflettore e la grande foto dello stesso Azzedine Alaïa con le sue “mannequins” che sflia nel 1986 nella strade del Maraïs… Ora non resta che attendere cosa proporrà in futuro questo straordinario luogo, inevitabile fucina di bellezza.

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