Édition Limité, Vollard, Petiet et l’Estampe De Maîtres

Se è quasi inutile presentare una figura celeberrima come quella di Ambroise Vollard, famoso anche per essere stato ritratto in numerosi dipinti di artisti delle avanguardie storiche, meno conosciuto è il suo successore, per così dire, ovvero Henri Petiet. A queste due grandissimi personaggi dell’arte moderna, è dedicata la deliziosa esposizione al Petit Palais di Parigi che chiude proprio oggi i battenti. Mentre Vollard è conosciuto soprattutto come mercante d’arte che ha permesso, grazie alla sua attività, la scoperta e soprattutto la sussitenza di artisti come Gauguin, Cézanne, Bonnard, Picasso, Maillol, Redon, Chagall, per citarne solo alcuni, Henri Marie Petiet (1894-1980), ha il merito di aver acquistato, alla fine della Guerra, l’imponente collezione che Vollard anche un editore di stampe e di libri rari mise insieme proprio grazie ai proventi delle vendite di grandi capolavori delle avanguardie, quegli stessi capolavori che si possono ammirare al Centre Pompidou, ma anche al Musée d’Orsay, al Musée Redon e nei musei di mezzo mondo.

Ci accoglie un ritratto di Ambroise Vollard dipinto da Pierre Bonnard nel 1924. Si tratta di un Vollard malinconico e bonario, che tiene in braccio un piccolo gattino. Non credo si tratti di un caso, poiché lescelte della curatrice della mostra, la brava Clara Roca, non sembrano casuali; il ritratto ci restituisce l’immagine di un mercante d’arte lontano dagli stereotipi dell’uomo d’affari d’assalto e assai più vicino alla figura dell’amatore. E tutta la mostra non è che la dimostrazione di questa tesi: Bonnard, come ogni grande artista, sa cogliere con i tratti delle pennellate e la luce nello sguardo del soggetto.

Ci sono cose che si fanno per amore oppure non si fanno e avrò modo di parlarne, in qualche altro post, a proposito del mecenatismo d’arte contemporaneo. Tra le scoperte di questa esposizione parigina vanno certamente annoverate le magnifiche litografie di Édouard Vuillard, in particolare quella per la copertina dell’album “Paysages et intérieurs”, l’eccezionale album “Les Peintres-graveurs” del 1896, composto da ventidue stampe tra le quali quelle di maestri riconosciuti come Albert Besnard o Henri Fantin-Latour, sì proprio quello del celeberrimo “Atelier de Batignolles”, la photo-opportunity dell’Impressionismo esposto al Musée d’Orsay.

Nel già citato album anche delizie “nabis” come quelle di Bonnard e di Vuillard e una magnifica litografia delle oscure figure nordiche di Munch. Da ammirare anche una eccezionale edizione di acqueforti di Georges Rouault del 1932 curata ed edita dallo stesso Vollard ed intitolata “Réincarnation du Père Ubu”. Sul finire degli anni Venti è lo stesso Vollard ad incoraggiare Marc Chagall ad illustrare “Les Fables de La Fontaine” e “Le Meunier, son fils et l’âne”, un guazzo del 1926 è certamente uno dei capolavori dell’intera mostra. Le mitico-erotiche incisioni picassiane del Minotauro, sono un’altra chicca dell’esposizione parigina.

Dopo la guerra, il baricentro dell’arte e del mercato dell’arte si sposta da Parigi a New York e sarà proprio dagli Stati Uniti d’America, dove si era trasferito, che Henri Marie Petiet deciderà di acquistare la collezione Vollard ed incrementarla. Mi piace ricordare questo mecenate come nel ritratto che ne ha fatto Marcel Gromaire nel 1931, con Petiet a cavalcioni di un contenitore di stampe intento ad analizzare con cura una carta incisa. È quello sguardo di Petiet, attento e pieno di amore, che ci ha permesso oggi di non perdere questo immenso patrimonio.

Che tanti sguardi così si accendano ancora…

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Édition Limité, Vollard, Petiet et l’Estampe De Maîtres

Se è quasi inutile presentare una figura celeberrima come quella di Ambroise Vollard, famoso anche per essere stato ritratto in numerosi dipinti di artisti delle avanguardie storiche, meno conosciuto è il suo successore, per così dire, ovvero Henri Petiet. A queste due grandissimi personaggi dell’arte moderna, è dedicata la deliziosa esposizione al Petit Palais di Parigi che chiude proprio oggi i battenti. Mentre Vollard è conosciuto soprattutto come mercante d’arte che ha permesso, grazie alla sua attività, la scoperta e soprattutto la sussitenza di artisti come Gauguin, Cézanne, Bonnard, Picasso, Maillol, Redon, Chagall, per citarne solo alcuni, Henri Marie Petiet (1894-1980), ha il merito di aver acquistato, alla fine della Guerra, l’imponente collezione che Vollard anche un editore di stampe e di libri rari mise insieme proprio grazie ai proventi delle vendite di grandi capolavori delle avanguardie, quegli stessi capolavori che si possono ammirare al Centre Pompidou, ma anche al Musée d’Orsay, al Musée Redon e nei musei di mezzo mondo.

Ci accoglie un ritratto di Ambroise Vollard dipinto da Pierre Bonnard nel 1924. Si tratta di un Vollard malinconico e bonario, che tiene in braccio un piccolo gattino. Non credo si tratti di un caso, poiché lescelte della curatrice della mostra, la brava Clara Roca, non sembrano casuali; il ritratto ci restituisce l’immagine di un mercante d’arte lontano dagli stereotipi dell’uomo d’affari d’assalto e assai più vicino alla figura dell’amatore. E tutta la mostra non è che la dimostrazione di questa tesi: Bonnard, come ogni grande artista, sa cogliere con i tratti delle pennellate e la luce nello sguardo del soggetto.

Ci sono cose che si fanno per amore oppure non si fanno e avrò modo di parlarne, in qualche altro post, a proposito del mecenatismo d’arte contemporaneo. Tra le scoperte di questa esposizione parigina vanno certamente annoverate le magnifiche litografie di Édouard Vuillard, in particolare quella per la copertina dell’album “Paysages et intérieurs”, l’eccezionale album “Les Peintres-graveurs” del 1896, composto da ventidue stampe tra le quali quelle di maestri riconosciuti come Albert Besnard o Henri Fantin-Latour, sì proprio quello del celeberrimo “Atelier de Batignolles”, la photo-opportunity dell’Impressionismo esposto al Musée d’Orsay.

Nel già citato album anche delizie “nabis” come quelle di Bonnard e di Vuillard e una magnifica litografia delle oscure figure nordiche di Munch. Da ammirare anche una eccezionale edizione di acqueforti di Georges Rouault del 1932 curata ed edita dallo stesso Vollard ed intitolata “Réincarnation du Père Ubu”. Sul finire degli anni Venti è lo stesso Vollard ad incoraggiare Marc Chagall ad illustrare “Les Fables de La Fontaine” e “Le Meunier, son fils et l’âne”, un guazzo del 1926 è certamente uno dei capolavori dell’intera mostra. Le mitico-erotiche incisioni picassiane del Minotauro, sono un’altra chicca dell’esposizione parigina.

Dopo la guerra, il baricentro dell’arte e del mercato dell’arte si sposta da Parigi a New York e sarà proprio dagli Stati Uniti d’America, dove si era trasferito, che Henri Marie Petiet deciderà di acquistare la collezione Vollard ed incrementarla. Mi piace ricordare questo mecenate come nel ritratto che ne ha fatto Marcel Gromaire nel 1931, con Petiet a cavalcioni di un contenitore di stampe intento ad analizzare con cura una carta incisa. È quello sguardo di Petiet, attento e pieno di amore, che ci ha permesso oggi di non perdere questo immenso patrimonio.

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Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.