Quando si va al cinema, solitamente, si va per vedere “un” film. Non è così se si va a vedere “Ennio”, bellissimo film-documentario di Giuseppe Tornatore sulla vita, ma sopratutto sull’opera di Ennio Morricone. In questo caso si va a vedere non solo “un” film, ma una buona parte del cinema italiano dal dopoguerra ad oggi. Questo grazie alla straordinaria figura e, per una volta l’aggettivo non è usato a sproposito, di Ennio Morricone e della sua intensa collaborazione con buona parte dei grandi registi italiani e non solo.

Il film di Tornatore indaga a fondo il rapporto tra regista ed autore della colonna sonora, e più in generale sul rapporto musica-film e lo fa attraverso la testimonianza appassionata ed approfondita del grande compositore romano. Morricone ricorda gli albori del suo rapporto con la musica, quando il padre lo costrinse allo studio della tromba che gli consentì di aiutare anche economicamente la famiglia. Dallo studio della tromba, ed in maniera inconsueta, Morricone, sotto l’egida di Goffredo Petrassi, ebbe accesso al corso di composizione del Conservatorio di Santa Cecilia a Roma. Ed è proprio l’intenso rapporto dialettico ed anche il conflitto ideale con Goffredo Petrassi a segnare nell’intimo tutta la sua carriera.

È con Ennio Morricone che la colonna sonora, diventa un vero linguaggio narrativo, certamente in simbiosi con l’immagine cinematografica, ma anche semanticamente autonomo. Ed è proprio su questi temi che il confronto con il Maestro Petrassi, fu quantomai intenso ed aspro. Morricone componeva colonne sonore, come un musicista classico componeva una sinfonia, non dimenticando che Morricone veniva proprio dal mondo della composizione e della sperimentazione più ardita, quale fu quella del gruppo di Darmstadt e di “Nuova Consonanza” fondato da Franco Evangelisti. Una personalità poliedrica che fu capace di passare dagli arrangiamenti per la musica leggera (Gino Paoli, Gianni Morandi, Mina, Edoardo Vianello e tanti altri), alla musica sinfonica, sempre con una qualità pressoché inarrivabile che lo portò in seguito a lavorare al fianco di registi, compositori e sceneggiatori quali Bernardo Bertolucci, Sergio Leone, Gillo Pontecorvo, Elio Petri, Pierpaolo Pasolini, i fratelli Taviani, Nicola Piovani e Carlo Verdone, Clint Eastwood, Hans Zimmer, Oliver Stone, Quentin Tarantino e Bruce Springsteen, solo per citarne alcuni.

Nel film di Tornatore le parole di Morricone vanno a ricostruire con maniacale precisione la genesi di molte delle più famose colonne sonore del cinema italiano e statunitense, una appassionante narrazione di filologia musicale che a tratti lascia esterefatti. La grande capacità tecnica non sarebbe però sufficiente a definire questo grandioso ed eclettico musicista, senza l’ingrediente fondamentale per ogni creazione artistica: la passione.

Non sono rare le sequenze del film dove Ennio Morricone è in preda alla commozione che è molto, molto vicina a quella “trance” creativa senza la quale ogni arte sarebbe solo téchne. Un magnifico documentario su un compositore che ha scritto pagine indimenticabili anche per la storia del cinema.

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Ennio

Quando si va al cinema, solitamente, si va per vedere “un” film. Non è così se si va a vedere “Ennio”, bellissimo film-documentario di Giuseppe Tornatore sulla vita, ma sopratutto sull’opera di Ennio Morricone. In questo caso si va a vedere non solo “un” film, ma una buona parte del cinema italiano dal dopoguerra ad oggi. Questo grazie alla straordinaria figura e, per una volta l’aggettivo non è usato a sproposito, di Ennio Morricone e della sua intensa collaborazione con buona parte dei grandi registi italiani e non solo.

Il film di Tornatore indaga a fondo il rapporto tra regista ed autore della colonna sonora, e più in generale sul rapporto musica-film e lo fa attraverso la testimonianza appassionata ed approfondita del grande compositore romano. Morricone ricorda gli albori del suo rapporto con la musica, quando il padre lo costrinse allo studio della tromba che gli consentì di aiutare anche economicamente la famiglia. Dallo studio della tromba, ed in maniera inconsueta, Morricone, sotto l’egida di Goffredo Petrassi, ebbe accesso al corso di composizione del Conservatorio di Santa Cecilia a Roma. Ed è proprio l’intenso rapporto dialettico ed anche il conflitto ideale con Goffredo Petrassi a segnare nell’intimo tutta la sua carriera.

È con Ennio Morricone che la colonna sonora, diventa un vero linguaggio narrativo, certamente in simbiosi con l’immagine cinematografica, ma anche semanticamente autonomo. Ed è proprio su questi temi che il confronto con il Maestro Petrassi, fu quantomai intenso ed aspro. Morricone componeva colonne sonore, come un musicista classico componeva una sinfonia, non dimenticando che Morricone veniva proprio dal mondo della composizione e della sperimentazione più ardita, quale fu quella del gruppo di Darmstadt e di “Nuova Consonanza” fondato da Franco Evangelisti. Una personalità poliedrica che fu capace di passare dagli arrangiamenti per la musica leggera (Gino Paoli, Gianni Morandi, Mina, Edoardo Vianello e tanti altri), alla musica sinfonica, sempre con una qualità pressoché inarrivabile che lo portò in seguito a lavorare al fianco di registi, compositori e sceneggiatori quali Bernardo Bertolucci, Sergio Leone, Gillo Pontecorvo, Elio Petri, Pierpaolo Pasolini, i fratelli Taviani, Nicola Piovani e Carlo Verdone, Clint Eastwood, Hans Zimmer, Oliver Stone, Quentin Tarantino e Bruce Springsteen, solo per citarne alcuni.

Nel film di Tornatore le parole di Morricone vanno a ricostruire con maniacale precisione la genesi di molte delle più famose colonne sonore del cinema italiano e statunitense, una appassionante narrazione di filologia musicale che a tratti lascia esterefatti. La grande capacità tecnica non sarebbe però sufficiente a definire questo grandioso ed eclettico musicista, senza l’ingrediente fondamentale per ogni creazione artistica: la passione.

Non sono rare le sequenze del film dove Ennio Morricone è in preda alla commozione che è molto, molto vicina a quella “trance” creativa senza la quale ogni arte sarebbe solo téchne. Un magnifico documentario su un compositore che ha scritto pagine indimenticabili anche per la storia del cinema.

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Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.