Fondation Annette e Alberto Giacometti

Al pari di tante modelle “di professione” come Suzanne Valadon, Fernande Olivier o la famosissima Kiki de Montparnasse, Annette Giacometti è il soggetto incontrastato di un enorme quantità di opere di Alberto Giacometti, suo marito, un caso quasi unico di identificazione e simbiosi tra artista-modella e opera. Del resto le parole di Giacometti alla madre in una lettera del 1949 lasciavano pochi dubbi: “…C’est la seul femme avec laquelle je peux vivre e qui me rend possible d’etre complètment dans mon travail…” Ed è proprio merito di Annette se, dopo la morte di Alberto, prende vita la “Fondation Albert ed Annette Giacometti” di Parigi, che proprio quest’anno celebra un doppio anniversario: il centenario della nascita della sua fondatrice e i vent’anni della creazione della Fondazione, celebrati degnamente dalla magnifica mostra “Annette en plus infinitement”, allestita proprio nello scrigno della Fondazione in Rue Victor Schoelcher a Parigi, nel cuore di Montparnasse. Vale la pena spendere due parole sull’edificio o meglio “hotel particulier” di Paul Follot (1877-1941) in perfetta Art Déco che ha ospitato sia lo studio dell’architetto sia il suo appartamento. Oggi nell’Hotel Follot è stato ricostruito l’atelier di Giacometti e sono state ricavate piccole e deliziose sale espositive, la biblioteca e l’archivio dell’istituto Giacometti. La mostra, curata da Thierry Pautot, comprende una ragguardevole serie di busti, realizzati a partire dal 1946, dopo il ritorno di Giacometti a Parigi e caratterizzati da una materia “consumata” che fu cifra stilistica del grande scultore svizzero. Alberto conosceva tanto bene la sua modella, da saperla ritrarre perfettamente “a memoria”. Come si sa Alberto Giacometti si concentrò su pochi soggetti come i busti, i ritratti, la figura in movimento, i volti, il naso e poco altro; la sua fu una ricerca sulla profondità psico-esistenziale di pochissimi soggetti, una ricerca verticale più che orizzontale. Di grande interesse anche i nudi, soggetto d’elezione per la Parigi delle avanguardie. Pieni di fascino particolare quelli di una ieratica Annette, con le braccia serrate lungo il corpo in posizione frontale. La mostra, aperta fino al prossimo 27 settembre si completa con un piccolo apparato fatto di schizzi, quaderni di appunti, lettere e qualche fotografia, una di grande fascino che ritrae Alberto che a sua volta ritrae Annette. Un’altra gemma preziosa in una città già ricolma di una miriade di piccoli gioielli.

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Fondation Annette e Alberto Giacometti

Al pari di tante modelle “di professione” come Suzanne Valadon, Fernande Olivier o la famosissima Kiki de Montparnasse, Annette Giacometti è il soggetto incontrastato di un enorme quantità di opere di Alberto Giacometti, suo marito, un caso quasi unico di identificazione e simbiosi tra artista-modella e opera. Del resto le parole di Giacometti alla madre in una lettera del 1949 lasciavano pochi dubbi: “…C’est la seul femme avec laquelle je peux vivre e qui me rend possible d’etre complètment dans mon travail…” Ed è proprio merito di Annette se, dopo la morte di Alberto, prende vita la “Fondation Albert ed Annette Giacometti” di Parigi, che proprio quest’anno celebra un doppio anniversario: il centenario della nascita della sua fondatrice e i vent’anni della creazione della Fondazione, celebrati degnamente dalla magnifica mostra “Annette en plus infinitement”, allestita proprio nello scrigno della Fondazione in Rue Victor Schoelcher a Parigi, nel cuore di Montparnasse. Vale la pena spendere due parole sull’edificio o meglio “hotel particulier” di Paul Follot (1877-1941) in perfetta Art Déco che ha ospitato sia lo studio dell’architetto sia il suo appartamento. Oggi nell’Hotel Follot è stato ricostruito l’atelier di Giacometti e sono state ricavate piccole e deliziose sale espositive, la biblioteca e l’archivio dell’istituto Giacometti. La mostra, curata da Thierry Pautot, comprende una ragguardevole serie di busti, realizzati a partire dal 1946, dopo il ritorno di Giacometti a Parigi e caratterizzati da una materia “consumata” che fu cifra stilistica del grande scultore svizzero. Alberto conosceva tanto bene la sua modella, da saperla ritrarre perfettamente “a memoria”. Come si sa Alberto Giacometti si concentrò su pochi soggetti come i busti, i ritratti, la figura in movimento, i volti, il naso e poco altro; la sua fu una ricerca sulla profondità psico-esistenziale di pochissimi soggetti, una ricerca verticale più che orizzontale. Di grande interesse anche i nudi, soggetto d’elezione per la Parigi delle avanguardie. Pieni di fascino particolare quelli di una ieratica Annette, con le braccia serrate lungo il corpo in posizione frontale. La mostra, aperta fino al prossimo 27 settembre si completa con un piccolo apparato fatto di schizzi, quaderni di appunti, lettere e qualche fotografia, una di grande fascino che ritrae Alberto che a sua volta ritrae Annette. Un’altra gemma preziosa in una città già ricolma di una miriade di piccoli gioielli.

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Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.