Se qualcuno lascia New York o Parigi per installarsi a Milano, significa proprio che la una città è davvero importante, piena di creatività e molto attrattiva. Ed è quello che ha fatto François Berthoud, svizzero di nascita, cosmpolita per attitudine, illustratore di moda ma non solo, molto attivo in Italia negli anni Ottanta, quando l’allora direttrice di “Vanity”, Anna Piaggi, lo chiama a sostituire un insostituibile, Antonio Lopez, come disegnatore di moda e illustratore. In realtà gli orizzonti di Berthoud sono ancora più ampi e o.tre che di moda si occupa anche di fumetto, andando a far parte di quel gruppo di artisti che comprendeva Lorenzo Mattotti, Tanino Liberatore, Igort. Berthoud produce lavori per “Linus”, “Alter Alter”, Frigidaire, ma è certamente la moda il suo terreno d’elezione.
Tratto forte, graffiante, sovrapposizioni, “dripping”, François Berthoud non ha paura di sperimentare e gli stilisti non hanno timore ad affidarsi a lui; lavora per Capucci, Prada, Gautier, Saint Laurent, Chanel, Armani Marigela, Dolce & Gabbana, ed altri ancora. Per chi volesse davvero rifarsi gli occhi su un materiale visivo tutto da guastare, ha tempo fino al 27 marzo prossimo per fare una capatina in quell’antro delle meraviglie che è la Fondazione Sozzani di Corso Como Dieci e con un appendice da Bulgari in Montenapoleone al numero 2. Ma cos’è una “iperillustrazione”, come recita il titolo della mostra? Potrei rispondere che è una illustrazione di una illustrazione oppure un’illustrazione che non può essere altro.
Il segno deciso e marcato, le campiture dense, senza evanescenze, il colore quasi rabbioso, fanno dell’artista svizzero, un disegnatore di moda che esce dal recinto del segno tipizzato e molto stilizzato della moda per invadere (e anche conquistare), l’affine ma non identico segno del fumetto e della grafica. Molto influenzato dalla xilografia giapponese, utilizza molto spesso la tecnica della linoleografia, ovvero la stampa su linoleum con inchiostri molto densi a base oleosa. Molto intrigante, è il caso di dirlo, la sua produzione erotica che certo non sfigura, per orginalità e soluzioni formali, al confronto con i classici della bande dessiné o della “graphic novel” erotica.
Sempre ricche di suggestioni e poesia, le mostre proposte alla Fondazione Sozzani, con il suo eccentrico “concept store” (uno dei primi e dei più belli d’Europa), la galleria d’arte, il caffé, ora anche la nuova boutique la terrazza con vista sui grattacieli di Piazza Gae Aulenti e l’ineguagliabile, piccola ma fascinosissima galleria, Corso Como Dieci (come si chiamava prima di diventare una fondazione), è sempre un prezioso “buen retiro” per tutti coloro che amano la raffinatezza e il bello non convenzionale, non standardizzato. Provare per credere.