Il castello degli e/orrori

Sarebbe bello e spero non utopistico, che l’amministrazione comunale di Novara si chiarisse le idee su cosa debba diventare il Castello visconteo-sforzesco della città. Decidere se farne una prestigiosa sede espositiva-museale oppure una sorta di spazio espositivo-commerciale o magari un luogo di svago. Perché in questo (anche in questo), sembra che di idee chiare ne circolino poche. In questi giorni al Castello, tra le iniziative del Circolo dei Lettori e la bella mostra su Boldini e De Nittis, che tanto successo di pubblico ha riscosso in città e fuori, sono comparsi anche espositori di fiori e di frittelle.

Se la città e la sua amministrazione pensano, come sembra, ad una vocazione turistica e si spera non solo logistica di Novara, allora forse è meglio che si decida se il Castello debba essere un luogo di cultura o di svago, così come è meglio deciderlo anche per Casa Bossi (per chi avrà la fortuna o la sfortuna di vederla finita), poiché farne entrambe le cose significa, ancora una volta, non rispettare né il valore storico, artistico e simbolico di un edificio e nemmeno le potenziali funzionalità. Andrebbe sottolineato che “cultura” e “svago” non sono esattamente la stessa cosa anche se in alcuni casi possono coincidere. Il termine “turismo” poi (uno dei termini più brutti del nostro vocabolario), porta con sé accezioni assai diverse. Immagino (ma forse sbaglio), che per “turismo” i nostri amministratori vogliano intendere una attività che sappia indirizzarsi proprio alla “cultura” e se così fosse in città ci sarebbero ampi margini di miglioramento a cominciare dal rendere agibili e visitabili chiese, palazzi storici e giardini e dal ridare decoro e dignità a piazze e monumenti ormai sacrificati alla cosiddetta “movida”.

Se poi invece per “turismo” s’intende un “dò cojo cojo”, come si dice a Roma, allora sicuramente siamo sulla strada giusta (per me sbagliata). Ho l’impressione (quasi la certezza), che si sia scelta proprio la seconda strada, quella della quantità e non della qualità. Tornando al Castello che, ricordiamolo, ha come simbolo un orrore edilizio, la cosiddetta “torre di Lego”, si continuano a prendere decisioni che comprendono di tutto un po’: il mercato dei fiori, le manifestazioni canore, le mostre-mercato, le frittelle, lo street food. Alle variegate attività corrispondono scelte architettoniche del tutto casuali, come la “ringhiera condominiale anni Cinquanta” con cui si è scelto di cingerne il fossato mentre per i vialetti del Parco dell’Allea dove il Castello dimora, si è scelta una recinzione di tutt’altro tipo.

Abbiamo quindi motivo di aspettare con una ragionevole ansia, la nuova pavimentazione del cortile, e la realizzazione dell’annunciato nuovo ponte sul fossato che richiederebbe un “concorso di idee” internazionale e non l’affidamento dei lavori al primo venuto. Per il Castello sembra insomma mancare una necessaria coerenza, sia nelle scelte di utilizzo che nel suo restauro (ormai perenne).

Qualche volta comprendo che se la maschera più rappresentativa dell’Italia è Arlecchino un motivo ci sarà, anche lui “servitore di due padroni”…

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

2 risposte

  1. Il primo cittadino, tal Alessandro il magno… è ovviamente orgoglioso dell’attrattività del suo centro che… si pensi… la presenza di oltre 1500 persone che nello spazio di cento metri di distanza tra “Castello e Teatro Coccia- by Dik Dik”… e ha detto “questo è il vero welfare della nostra città…”
    Ogni commento è superfluo, e condivido con lei il suo francesismo critico. Cordial-mente

  2. Ci sono attività di cui andare fieri, altre molto molto meno. I centri storici vanno tutelati anche attraverso manifestazioni appropriate ai ritmi dei centri, nel rispetto dei luoghi, della loro valenza architettonica, simbolica … E’ il solito discorso, non si può trasformare il cuore antico della città in un baraccone o in un luna park. Ci sono luoghi adatti ad accogliere attività ludiche, altri no. Ricordo (ma penso si ripeta anche quest’anno) una manifestazione come “Pompieropoli” assolutamente non adatte ad un centro storico. Bisogna scegliere e saper scegliere. Non è tutto ammissibile sempre e ovunque. Grazie del commento.

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Il castello degli e/orrori

Sarebbe bello e spero non utopistico, che l’amministrazione comunale di Novara si chiarisse le idee su cosa debba diventare il Castello visconteo-sforzesco della città. Decidere se farne una prestigiosa sede espositiva-museale oppure una sorta di spazio espositivo-commerciale o magari un luogo di svago. Perché in questo (anche in questo), sembra che di idee chiare ne circolino poche. In questi giorni al Castello, tra le iniziative del Circolo dei Lettori e la bella mostra su Boldini e De Nittis, che tanto successo di pubblico ha riscosso in città e fuori, sono comparsi anche espositori di fiori e di frittelle.

Se la città e la sua amministrazione pensano, come sembra, ad una vocazione turistica e si spera non solo logistica di Novara, allora forse è meglio che si decida se il Castello debba essere un luogo di cultura o di svago, così come è meglio deciderlo anche per Casa Bossi (per chi avrà la fortuna o la sfortuna di vederla finita), poiché farne entrambe le cose significa, ancora una volta, non rispettare né il valore storico, artistico e simbolico di un edificio e nemmeno le potenziali funzionalità. Andrebbe sottolineato che “cultura” e “svago” non sono esattamente la stessa cosa anche se in alcuni casi possono coincidere. Il termine “turismo” poi (uno dei termini più brutti del nostro vocabolario), porta con sé accezioni assai diverse. Immagino (ma forse sbaglio), che per “turismo” i nostri amministratori vogliano intendere una attività che sappia indirizzarsi proprio alla “cultura” e se così fosse in città ci sarebbero ampi margini di miglioramento a cominciare dal rendere agibili e visitabili chiese, palazzi storici e giardini e dal ridare decoro e dignità a piazze e monumenti ormai sacrificati alla cosiddetta “movida”.

Se poi invece per “turismo” s’intende un “dò cojo cojo”, come si dice a Roma, allora sicuramente siamo sulla strada giusta (per me sbagliata). Ho l’impressione (quasi la certezza), che si sia scelta proprio la seconda strada, quella della quantità e non della qualità. Tornando al Castello che, ricordiamolo, ha come simbolo un orrore edilizio, la cosiddetta “torre di Lego”, si continuano a prendere decisioni che comprendono di tutto un po’: il mercato dei fiori, le manifestazioni canore, le mostre-mercato, le frittelle, lo street food. Alle variegate attività corrispondono scelte architettoniche del tutto casuali, come la “ringhiera condominiale anni Cinquanta” con cui si è scelto di cingerne il fossato mentre per i vialetti del Parco dell’Allea dove il Castello dimora, si è scelta una recinzione di tutt’altro tipo.

Abbiamo quindi motivo di aspettare con una ragionevole ansia, la nuova pavimentazione del cortile, e la realizzazione dell’annunciato nuovo ponte sul fossato che richiederebbe un “concorso di idee” internazionale e non l’affidamento dei lavori al primo venuto. Per il Castello sembra insomma mancare una necessaria coerenza, sia nelle scelte di utilizzo che nel suo restauro (ormai perenne).

Qualche volta comprendo che se la maschera più rappresentativa dell’Italia è Arlecchino un motivo ci sarà, anche lui “servitore di due padroni”…

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Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.