Irreversible Entanglements a Novara Jazz

Mi piacerebbe chiedere ad uno dei tanti “opinionisti sanremesi” che in questi giorni sui social, sui giornali, nei telegiornali, si sono lanciati in lodi sperticate a questo o a quel cantante, (o a questo o a quell’ “outfit”) che, a detta loro rappresentano un “momento di rottura” o magari “una voce scomoda”, vorrei chiedere dove collocherebbero gli “Irreversible Entanglements” gruppo non emergente, ma già emerso del “nuovo jazz” (chiamiamolo così per comodità), che si è esibito domenica scorsa allo Spazio Nova nell’ambito della stagione invernale di Novara Jazz. Ma, tranquilli, non glielo chiederò perché mi guarderebbero con una faccia un po’ così ed un’espressione un po’ così… Allora meglio parlarne tra noi quattro gatti, lontani anni luce dal caravanserraglio sanremese.

Sentire il loro jazz, un po’ free, un po’ groove, un po’ tutto, intenso, schietto, senza cedimenti e magnificamente amalgamato con testi che non lasciano spazio all’ambiguità, è come aver a che fare con un fuoco purificatore, che spazza via le mezze parole, le finte verità, la melensa pedagogia del politicamente (e musicalmente), corretto. Nella ormai consistente produzione discografica del gruppo sono trattati, oltre ai temi strettamente connessi alla questione dei diritti civili dei neri, le tematiche delle migrazioni, ma anche suggestioni legate alla “filosofia cosmica” alla Sun Ra. Musica che comunque possiamo definire “militante”, e che va diretta al bersaglio: orecchie delicate, anime morte e fiori appassiti fatevi da parte, qui si fa del jazz, del jazz libero, politico o ascetico che sia, senza mezze misure.

Davanti ad una platea numerosa ed entusiasta, quando Keir Neuringer appiccica le labbra al suo sax e incomincia a suonare e d’improvviso in maniera diretta con lui attaccano la batteria di Lukas Koening (che sostituisce Tcheser Holmes), il contabbasso di Luke Steward e la tromba di Aquiles Navarro e quando poi fa il suo ingresso sulla scena la poetessa e vocalist Camae Ayewa, si capisce all’istante che si sarebbe trattato di un “tranquillo fine weekend da paura”, se mi è consentita la parafrasi cinematografica. Camae Ayewa trascina, con il suo possente e iponotico spoken word, tutta la band in un un percorso attraverso lo spirito umano tra politica, viaggio spirituale dentro la creatività della musica. Come è noto, gli “Irreversible Entanglements” nascono nel 2015 attorno al tema che di lì a poco verrà universalmente denominato “Black Live Matter”.

Una musica che percuote lo spettatore e che spreme gli strumenti come nella miglior tradizione Free, ma che sa anche riconciliare le coscienze con amabili passaggi afro-futuristici e trascolorazioni quasi caraibiche. Ad amalgamare le indescrivibili mutazioni ritmiche e cromatiche e il tumulto sonoro degli strumentisti, è il perentorio ed ascetico scandire di Camae Ayewa che trasforma questa “jam” in un solenne poema sonoro e vocale e che conclude un’ora abbondante di concerto senza pause con un messaggio chiaro ed inequivocabile verso la musica come riscatto dalle ingiustizie sociali, quasi un mantra profetico : “This is a love message… Free spirit, free music!” Impossibile non ringraziare la premiata ditta “Corrado Beldì & Riccardo Cigolotti” che avrebbero voluto portare gli “Irreversible Entanglements” a Novara Jazz nel marzo 2020. Com’è noto in quel mese qualcosa andò storto, ma la passione smuove le montagne (e naturalmente anche le band), e un grazie se lo meritano con tutto il cuore.

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Irreversible Entanglements a Novara Jazz

Mi piacerebbe chiedere ad uno dei tanti “opinionisti sanremesi” che in questi giorni sui social, sui giornali, nei telegiornali, si sono lanciati in lodi sperticate a questo o a quel cantante, (o a questo o a quell’ “outfit”) che, a detta loro rappresentano un “momento di rottura” o magari “una voce scomoda”, vorrei chiedere dove collocherebbero gli “Irreversible Entanglements” gruppo non emergente, ma già emerso del “nuovo jazz” (chiamiamolo così per comodità), che si è esibito domenica scorsa allo Spazio Nova nell’ambito della stagione invernale di Novara Jazz. Ma, tranquilli, non glielo chiederò perché mi guarderebbero con una faccia un po’ così ed un’espressione un po’ così… Allora meglio parlarne tra noi quattro gatti, lontani anni luce dal caravanserraglio sanremese.

Sentire il loro jazz, un po’ free, un po’ groove, un po’ tutto, intenso, schietto, senza cedimenti e magnificamente amalgamato con testi che non lasciano spazio all’ambiguità, è come aver a che fare con un fuoco purificatore, che spazza via le mezze parole, le finte verità, la melensa pedagogia del politicamente (e musicalmente), corretto. Nella ormai consistente produzione discografica del gruppo sono trattati, oltre ai temi strettamente connessi alla questione dei diritti civili dei neri, le tematiche delle migrazioni, ma anche suggestioni legate alla “filosofia cosmica” alla Sun Ra. Musica che comunque possiamo definire “militante”, e che va diretta al bersaglio: orecchie delicate, anime morte e fiori appassiti fatevi da parte, qui si fa del jazz, del jazz libero, politico o ascetico che sia, senza mezze misure.

Davanti ad una platea numerosa ed entusiasta, quando Keir Neuringer appiccica le labbra al suo sax e incomincia a suonare e d’improvviso in maniera diretta con lui attaccano la batteria di Lukas Koening (che sostituisce Tcheser Holmes), il contabbasso di Luke Steward e la tromba di Aquiles Navarro e quando poi fa il suo ingresso sulla scena la poetessa e vocalist Camae Ayewa, si capisce all’istante che si sarebbe trattato di un “tranquillo fine weekend da paura”, se mi è consentita la parafrasi cinematografica. Camae Ayewa trascina, con il suo possente e iponotico spoken word, tutta la band in un un percorso attraverso lo spirito umano tra politica, viaggio spirituale dentro la creatività della musica. Come è noto, gli “Irreversible Entanglements” nascono nel 2015 attorno al tema che di lì a poco verrà universalmente denominato “Black Live Matter”.

Una musica che percuote lo spettatore e che spreme gli strumenti come nella miglior tradizione Free, ma che sa anche riconciliare le coscienze con amabili passaggi afro-futuristici e trascolorazioni quasi caraibiche. Ad amalgamare le indescrivibili mutazioni ritmiche e cromatiche e il tumulto sonoro degli strumentisti, è il perentorio ed ascetico scandire di Camae Ayewa che trasforma questa “jam” in un solenne poema sonoro e vocale e che conclude un’ora abbondante di concerto senza pause con un messaggio chiaro ed inequivocabile verso la musica come riscatto dalle ingiustizie sociali, quasi un mantra profetico : “This is a love message… Free spirit, free music!” Impossibile non ringraziare la premiata ditta “Corrado Beldì & Riccardo Cigolotti” che avrebbero voluto portare gli “Irreversible Entanglements” a Novara Jazz nel marzo 2020. Com’è noto in quel mese qualcosa andò storto, ma la passione smuove le montagne (e naturalmente anche le band), e un grazie se lo meritano con tutto il cuore.

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Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.