“I Need to live” è un titolo abbastanza esplicito da non richiedere ulteriori spiegazioni o specificazioni. Potrebbe trattarsi del titolo programmatico di un disco, di un libro, di un film o di qualsiasi cosa. Si tratta, invece, del titolo di una mostra fotografica, quella attualmente in corso alla Triennale di Milano, del fotografo tedesco Juergen Teller che non ha bisogno di grandi presentazioni, essendo un fotografo di moda di grande fama. La mostra, è stata presentata trionfalmente al Grand Palais Éphémère di Parigi (un grande padiglione provvisorio tra l’École Militaire e la Tour Eiffel) lo scorso mese di dicembre.

Cosa hanno di diverso le fotografie di Teller dalle “solite” foto di moda o per meglio dire, dallo stereotipo delle foto di moda? Il suo stile è quello di un “glamour sporco”, come lo definì “The New Yorker”: non sono infatti fotografie tecnicamente perfette, c’è un diffuso uso del flash (tabù per tutti i fotografi di moda), le inquadrature sono irregolari e inconsuete, i soggetti qualche volta apparentemente casuali, qualche volta scabrosi. Del resto da un fotografo che lavorò per personaggi come Vivienne Westwood, i “Nirvana” o Sinéad O’Connor, ci si poteva ben aspettare buone dosi di anticonformismo.

Per averne conferma basta passare in rassegna le oltre mille fotografie della mostra alla triennale di Milano, aperta fino al prossimo primo di aprile e che sarebbe un vero peccato perdere. Molte le foto di volti noti da un classico Yves Saint Laurent a un paleontologico Yggy Pop, ma molto attrattivi sono anche gli scatti ad oggetti inanimati o a soggetti anonimi, forse anche di più. La magnifica parete tappezzata dalle fotografie che pubblicizzano grandi accessori di grandi brand della moda ha quell’effetto caleidoscopio che mi piace sempre, seppur non si tratti certo di una trovata nuovissima, anzi è molto spesso presente nelle grandi mostre della fotografia di moda da Parigi a Londra e da Milano a New York. E’ bello perdersi nei dettagli di queste stampe di piccole dimensioni, gustare gli accostamenti assolutamente inconsueti tra accessori e paesaggi, natura, animali, automobili e fiori, ma anche volti noti e meno noti, in un infinito lessico combinatorio. Il talento di Juergen Teller è di quelli prorompenti che schiaffeggiano il visitatore senza troppi indugi. Le due fotomodelle nude in posa davanti a Monna Lisa al Louvre, mi sembrano riassumere in maniera eccellente la poetica un po’ punk/ hight society di Juergen Teller. Ma le immagini evocative e disturbanti sono molte, come per esempio quella del manifesto della mostra con Teller nudo adagiato su un soffice materasso, calzini corti multicolor e tra le mani un grappolo di palloncini colorati, con sullo sfondo un trionfo autunnale. Naturalmente nella versione dello scatto per il manifesto (come Daniele da Volterra fece già per gli ignudi della volta della Sistina) i curatori della mostra hanno pensato bene (o male) di fargli indossare una banale braghetta, vanificando completamente il sapore dello scatto.

Pregne del fascino indiscreto del casuale, le fotografie delle colonne Morris parigine che annunciano la mostra di Juergen Teller a Parigi, meta-fotografie di cui è disseminata l’esposizione milanese. Dei legami di Teller con una certa avanguardia, e che rimandano direttamente alle avanguardie degli anni Sessanta e Settanta, è la pagina del giornale tedesco che riporta nel titolo (“Mit Auto den Freitod gesucht”) con la foto di un tentato suicidio in l’automobile: difficile non pensare a Andy Warhol e alle sue celeberrime foto di incidenti stradali. Nella sezione video una performance con assolo di piano e performer sul pianoforte che ricorda vagamente l’happening dei leggendari Allora&Calzadilla a Palazzo Citterio molti anni fa. Dissacrante al massimo grado (e anche un po’ criptica) l’immagine di Juergen Teller, in posa nudo sulla tomba del padre con un piede su un pallone da calcio, mentre si scola una bottiglia di birra. In stridente contrasto, a pochi metri di distanza, la raffinatissima immagine pubblicitaria delle calze velatissime firmate Yves Saint-Laurent e indossate da fascinosissime modelle in una monumentale composizione anatomico-architettonica.

Insomma sareste in errore se pensaste di essere di fronte alla “solita” mostra del “solito” fotografo di moda, Juergen Teller è un artista a tutto campo, sia visivamente che concettualmente e la Triennale gli dedica un imponente e sacrosanto tributo.

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Juergen Teller

“I Need to live” è un titolo abbastanza esplicito da non richiedere ulteriori spiegazioni o specificazioni. Potrebbe trattarsi del titolo programmatico di un disco, di un libro, di un film o di qualsiasi cosa. Si tratta, invece, del titolo di una mostra fotografica, quella attualmente in corso alla Triennale di Milano, del fotografo tedesco Juergen Teller che non ha bisogno di grandi presentazioni, essendo un fotografo di moda di grande fama. La mostra, è stata presentata trionfalmente al Grand Palais Éphémère di Parigi (un grande padiglione provvisorio tra l’École Militaire e la Tour Eiffel) lo scorso mese di dicembre.

Cosa hanno di diverso le fotografie di Teller dalle “solite” foto di moda o per meglio dire, dallo stereotipo delle foto di moda? Il suo stile è quello di un “glamour sporco”, come lo definì “The New Yorker”: non sono infatti fotografie tecnicamente perfette, c’è un diffuso uso del flash (tabù per tutti i fotografi di moda), le inquadrature sono irregolari e inconsuete, i soggetti qualche volta apparentemente casuali, qualche volta scabrosi. Del resto da un fotografo che lavorò per personaggi come Vivienne Westwood, i “Nirvana” o Sinéad O’Connor, ci si poteva ben aspettare buone dosi di anticonformismo.

Per averne conferma basta passare in rassegna le oltre mille fotografie della mostra alla triennale di Milano, aperta fino al prossimo primo di aprile e che sarebbe un vero peccato perdere. Molte le foto di volti noti da un classico Yves Saint Laurent a un paleontologico Yggy Pop, ma molto attrattivi sono anche gli scatti ad oggetti inanimati o a soggetti anonimi, forse anche di più. La magnifica parete tappezzata dalle fotografie che pubblicizzano grandi accessori di grandi brand della moda ha quell’effetto caleidoscopio che mi piace sempre, seppur non si tratti certo di una trovata nuovissima, anzi è molto spesso presente nelle grandi mostre della fotografia di moda da Parigi a Londra e da Milano a New York. E’ bello perdersi nei dettagli di queste stampe di piccole dimensioni, gustare gli accostamenti assolutamente inconsueti tra accessori e paesaggi, natura, animali, automobili e fiori, ma anche volti noti e meno noti, in un infinito lessico combinatorio. Il talento di Juergen Teller è di quelli prorompenti che schiaffeggiano il visitatore senza troppi indugi. Le due fotomodelle nude in posa davanti a Monna Lisa al Louvre, mi sembrano riassumere in maniera eccellente la poetica un po’ punk/ hight society di Juergen Teller. Ma le immagini evocative e disturbanti sono molte, come per esempio quella del manifesto della mostra con Teller nudo adagiato su un soffice materasso, calzini corti multicolor e tra le mani un grappolo di palloncini colorati, con sullo sfondo un trionfo autunnale. Naturalmente nella versione dello scatto per il manifesto (come Daniele da Volterra fece già per gli ignudi della volta della Sistina) i curatori della mostra hanno pensato bene (o male) di fargli indossare una banale braghetta, vanificando completamente il sapore dello scatto.

Pregne del fascino indiscreto del casuale, le fotografie delle colonne Morris parigine che annunciano la mostra di Juergen Teller a Parigi, meta-fotografie di cui è disseminata l’esposizione milanese. Dei legami di Teller con una certa avanguardia, e che rimandano direttamente alle avanguardie degli anni Sessanta e Settanta, è la pagina del giornale tedesco che riporta nel titolo (“Mit Auto den Freitod gesucht”) con la foto di un tentato suicidio in l’automobile: difficile non pensare a Andy Warhol e alle sue celeberrime foto di incidenti stradali. Nella sezione video una performance con assolo di piano e performer sul pianoforte che ricorda vagamente l’happening dei leggendari Allora&Calzadilla a Palazzo Citterio molti anni fa. Dissacrante al massimo grado (e anche un po’ criptica) l’immagine di Juergen Teller, in posa nudo sulla tomba del padre con un piede su un pallone da calcio, mentre si scola una bottiglia di birra. In stridente contrasto, a pochi metri di distanza, la raffinatissima immagine pubblicitaria delle calze velatissime firmate Yves Saint-Laurent e indossate da fascinosissime modelle in una monumentale composizione anatomico-architettonica.

Insomma sareste in errore se pensaste di essere di fronte alla “solita” mostra del “solito” fotografo di moda, Juergen Teller è un artista a tutto campo, sia visivamente che concettualmente e la Triennale gli dedica un imponente e sacrosanto tributo.

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Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.