Ho avuto la fortuna impagabile di essere stato giovane negli anni Settanta, e oggettivamente, per il discorso che sto per imbastire, non è un vantaggio da poco. Allora sarebbe bastato sapere di un “compagno” minacciato da un fascista perché le piazze si riempissero con migliaia di studenti. Figuratevi cosa è accaduto per la Guerra del Vietnam o per l’invasione di Praga da parte dell’ex Unione Sovietica; io ero bambino, ma ricordo molto bene le notizie del telegiornale, i titoli dei giornali ed anche cosa mi diceva mio padre. Chissà se oggi i genitori parlano ai loro figli di cosa sta succedendo nel mondo: mi permetto di nutrire qualche dubbio. Ricordo anche benissimo cosa accadde il giorno dell’assassinio di Salvador Allende, l’11 settembre del 1973.
Avevo quindici anni e partecipai alla prima manifestazione della mia vita, con un fiume di persone che sfilavano in piazza dei Martiri a Novara: operai in testa, studenti, cittadini, tantissimi giovani. Poi fu tutto un susseguirsi di manifestazioni e di proteste che ebbe il suo culmine nel 1977, anno del mio esame di maturità. Si mangiava pane e politica, anzi, parafrasando Totò, solo politica.
Adesso è naturale porsi la domanda: e oggi? Quanto siamo stati lobotomizzati senza saperlo? Cosa succede oggi nelle scuole? Non succede assolutamente niente. Niente di niente. Gli insegnanti continuano a fare le loro lezioni, gli studenti continuano a pensare a verifiche e interrogazioni e, nel tempo libero, continuano a smanettare sui loro cellulari.
Si dirà che la colpa è dei “boomers” come me (anche se di figli non ne ho), si dirà che la colpa è di altri e mai la loro. Può darsi che sia così, non lo so. Quello che so è che tutto ciò è deprimente, oltre che preoccupante, perché il pericolo del Grande Fratello più che quello di guardare dentro le nostre vite, è stato quello di far sì che noi guardassimo solo dentro il Grande Fratello e così è stato. Il risultato finale è una indifferenza pressoché totale.
Meno male che sono stato giovane al momento giusto…