La sorpresa, quasi riuscita, della Triennale di Milano

Ho preso a prestito, parafrasandolo, il titolo di un favoloso libro di Peter Handke, per raccontarvi cosa ho visto e intravisto lo scorso sabato a Milano. Certo potreste sempre rispondere “E chi se ne frega…”, risposta al cui rischio ci si espone sempre scrivendo su “social” e blog; ma so che non lo farete anche perché, magari a qualcuno di Voi, potrebbe tornare utile qualche notizia. Sabato scorso mi sono baldanzosamente diretto verso il Palazzo della Triennale di Milano per il semplice motivo che il sito web della Triennale pubblicizzava una mostra di Carlo Mollino (una delle mie tante, troppe passioni). Purtroppo spesso i siti web sono, se non proprio ingannatori, almeno un po’ vaghi e mi sono stupito che lo fosse anche quello della Triennale.

Così mi sono trovato di fronte ad una mostra ad ingresso gratuito (cosa già molto sospetta almeno in Italia). “Allusioni iperformali”, era l’altisonante titolo di una mostra sugli arredi di Casa Albonico a Torino. Un bel mobile, un tavolo, un divano, tre poltrone del grande architetto e designer torinese, più una decina di disegni a matita. Effettivamente un po’ pochino, (tenendo conto che un suo tavolo ce l’ho anche a casa mia). Pazienza, alla Triennale c’erano ben altre due mostre da visitare: “Dieci viaggi nell’architettura italiana”, mostra fotografica, come si diceva un tempo “né bella né brutta e “Pietro Lingeri, astrazione e costruzione” sul noto architetto razionalista italiano, un po’ striminzita e poco esaustiva.

Va beh insomma, interessante, ma per dirlo in tutta franchezza, da tre cose se ne cavava a mala pena una degna di essere vista. Forse sono io ad essere troppo esigente. Fino a quel momento mi era sembrata una giornata riuscita a metà, ma quello che ho “intravisto” alla Triennale durante la visita è stato ben più suggestivo di quello che ho “visto” con attenzione: nel padiglione superiore tra rumore di flessibili, odore di tinteggiature, tra fili elettrici e tralicci, ecco comparire i giganteschi caratteri tipografici del titolo della prossima mostra: “Saul Steinberg, Milano New York” che si inaugura il 15 ottobre.

Inutile che ve lo dica: tenetevi liberi.

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Ho preso a prestito, parafrasandolo, il titolo di un favoloso libro di Peter Handke, per raccontarvi cosa ho visto e intravisto lo scorso sabato a Milano. Certo potreste sempre rispondere “E chi se ne frega…”, risposta al cui rischio ci si espone sempre scrivendo su “social” e blog; ma so che non lo farete anche perché, magari a qualcuno di Voi, potrebbe tornare utile qualche notizia. Sabato scorso mi sono baldanzosamente diretto verso il Palazzo della Triennale di Milano per il semplice motivo che il sito web della Triennale pubblicizzava una mostra di Carlo Mollino (una delle mie tante, troppe passioni). Purtroppo spesso i siti web sono, se non proprio ingannatori, almeno un po’ vaghi e mi sono stupito che lo fosse anche quello della Triennale.

Così mi sono trovato di fronte ad una mostra ad ingresso gratuito (cosa già molto sospetta almeno in Italia). “Allusioni iperformali”, era l’altisonante titolo di una mostra sugli arredi di Casa Albonico a Torino. Un bel mobile, un tavolo, un divano, tre poltrone del grande architetto e designer torinese, più una decina di disegni a matita. Effettivamente un po’ pochino, (tenendo conto che un suo tavolo ce l’ho anche a casa mia). Pazienza, alla Triennale c’erano ben altre due mostre da visitare: “Dieci viaggi nell’architettura italiana”, mostra fotografica, come si diceva un tempo “né bella né brutta e “Pietro Lingeri, astrazione e costruzione” sul noto architetto razionalista italiano, un po’ striminzita e poco esaustiva.

Va beh insomma, interessante, ma per dirlo in tutta franchezza, da tre cose se ne cavava a mala pena una degna di essere vista. Forse sono io ad essere troppo esigente. Fino a quel momento mi era sembrata una giornata riuscita a metà, ma quello che ho “intravisto” alla Triennale durante la visita è stato ben più suggestivo di quello che ho “visto” con attenzione: nel padiglione superiore tra rumore di flessibili, odore di tinteggiature, tra fili elettrici e tralicci, ecco comparire i giganteschi caratteri tipografici del titolo della prossima mostra: “Saul Steinberg, Milano New York” che si inaugura il 15 ottobre.

Inutile che ve lo dica: tenetevi liberi.

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