Mitelli Delius Edwards Calcagnile Quartet

Sembra una scampagnata in città, in una sera d’estate, questo concerto di Novara Jazz al Castello che ospita il “Mitelli Delius Edwards Calcagnile Quartet”, nome chilometrico e didascalico, ma meglio così piuttosto che intitolare il quartetto a qualche misteriosa divinità, di qualche misterioso Olimpo. Una formazione che vede Gabriele Mitelli alla tromba, Tobias Delius al sax tenore, John Edwards al contrabbasso e Cristiano Calcagnile alla batteria.

Si comincia con il canonico ritardo, sfruttato da Corrado Beldì e dal Sindaco di Novara, Alessandro Canelli che annunciano, tra le altre cose, uno stanziamento di fondi per prossimi tre anni a favore di Novara Jazz Festival e non è cosa di poco conto. E poi a rompere gli indugi, è il sax di Tobias Delius e subito dopo la tromba di Gabriele Mitelli.

Sono subito brividi forti quelli che suscitano: il piglio deciso di una cavalcata interrotta per lasciar poi spazio al contrabbasso di Delius che se la vede con la batteria deliziosamente rumoristica di Cristiano Calcagnile. Fraseggi variati che accennano e sviluppano sonorità free ed echi groove. E poi quello che mi piace di più: il suono che diventa fiato (tecnica in cui Mitelli eccelle in bravura virtuosistica, ma soprattutto in poesia).

Il rumorismo è discreto poco invasivo, mutevole e variegato ed inframezza dolcemente le parti del concerto più corpose. E poi, quel silenzio rotto e ritmato dallo straordinario contrabbasso di John Edwards che, come diceva qualcuno, “non ha prezzo”. E basta poco a Delius e Mitelli per riprendere quota dopo la planata momentanea nelle valli del silenzio. Si potrebbe continuare a raccontare e a scrivere, come faccio ora, mentre il quartetto suona.

Si ricomincia con la batteria di Calcagnile ed è un gioco di sussurri tra i fiati che sembra fatto apposta per arrampicarsi sul muraglione del Castello Visconteo Sforzesco di Novara, ma il fuoco cova sotto la cenere e l’energia vitalistica riprende il suo impetuoso corso. Una scomposizione e ricomposizione di tinte sonore che solo il jazz sa dipingere. E quello di questa sera è un gran bel jazz…

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Sembra una scampagnata in città, in una sera d’estate, questo concerto di Novara Jazz al Castello che ospita il “Mitelli Delius Edwards Calcagnile Quartet”, nome chilometrico e didascalico, ma meglio così piuttosto che intitolare il quartetto a qualche misteriosa divinità, di qualche misterioso Olimpo. Una formazione che vede Gabriele Mitelli alla tromba, Tobias Delius al sax tenore, John Edwards al contrabbasso e Cristiano Calcagnile alla batteria.

Si comincia con il canonico ritardo, sfruttato da Corrado Beldì e dal Sindaco di Novara, Alessandro Canelli che annunciano, tra le altre cose, uno stanziamento di fondi per prossimi tre anni a favore di Novara Jazz Festival e non è cosa di poco conto. E poi a rompere gli indugi, è il sax di Tobias Delius e subito dopo la tromba di Gabriele Mitelli.

Sono subito brividi forti quelli che suscitano: il piglio deciso di una cavalcata interrotta per lasciar poi spazio al contrabbasso di Delius che se la vede con la batteria deliziosamente rumoristica di Cristiano Calcagnile. Fraseggi variati che accennano e sviluppano sonorità free ed echi groove. E poi quello che mi piace di più: il suono che diventa fiato (tecnica in cui Mitelli eccelle in bravura virtuosistica, ma soprattutto in poesia).

Il rumorismo è discreto poco invasivo, mutevole e variegato ed inframezza dolcemente le parti del concerto più corpose. E poi, quel silenzio rotto e ritmato dallo straordinario contrabbasso di John Edwards che, come diceva qualcuno, “non ha prezzo”. E basta poco a Delius e Mitelli per riprendere quota dopo la planata momentanea nelle valli del silenzio. Si potrebbe continuare a raccontare e a scrivere, come faccio ora, mentre il quartetto suona.

Si ricomincia con la batteria di Calcagnile ed è un gioco di sussurri tra i fiati che sembra fatto apposta per arrampicarsi sul muraglione del Castello Visconteo Sforzesco di Novara, ma il fuoco cova sotto la cenere e l’energia vitalistica riprende il suo impetuoso corso. Una scomposizione e ricomposizione di tinte sonore che solo il jazz sa dipingere. E quello di questa sera è un gran bel jazz…

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Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.