Se prima del 10 aprile qualcuno di voi volesse fare un tuffo nella Londra punk, nelle sue icone, ma soprattutto nella sua moda, non dovrà far altro che visitare la piccola, ma preziosa mostra, allestita alla Fondazione Sozzani di corso Como 10 a Milano, ed intitolata “Mr & Mrs Clark. Ossie Clark and Celia Birtwell, fashion and paints 1965-1974”. La mostra, curata da Federico Poletti, mette in posa la produzione originale e dirompente di due tra i più celebrati stilisti della Londra di quegli irripetibili anni.
Chi pensasse però ad una semplice mostra sulla moda sarebbe fuori strada, poiché quella della Fondazione Sozzani è una mostra di atmosfere: abiti, film, fotografie e disegni che caratterizzarono la capitale britannica a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e la metà dei Settanta. Non si era ancora quietata del tutto la tempesta, scatenata dalla minigonna di Mary Quant, che già si affacciavano sulla scena londinese (e mondiale) il Punk dei Sex Pistols e l’estetica di Vivienne Westwood, ed è proprio in questo clima fecondo di novità estetiche (ed etiche) che si trovano ad operare e a creare Ossie Clark e Celia Birtwell, compagni nell’arte come nella vita, e creatori di abiti dal taglio e dal “decor” assolutamente nuovi che traggono ispirazione dai Ballets Russes e dal Liberty.
Non si tratta però di abiti di scena, ma di abiti da passeggio o da sera. In quel magico decennio, la fotografia sembra essere, ancella della moda (o forse la moda ancella della fotografia). David Bailey fotografa i Rolling Stones con indosso gli abiti dei Clark, mentre le modelle che sfilavano erano Jean Shrimpton e Amanda Lear e la colonna sonora quella dei Beatles.
Sulla scena c’erano anche grandi fotografi come Sarah Moon e James Somerset Lee che porta la moda fuori dai luoghi ad essa deputati e la fa respirare “en plein air”. Ebbi la fortuna di vedere, nella mia prima gioventù, quella Londra così libera ed “energetica” e ricordo come per la prima volta mi resi conto che esisteva un altro mondo, per meglio dire un “mondo altro”. Visitando la bellissima esposizione della Fondazione Sozzani, chi non ha vissuto quell’atmosfera potrà sentirla palpitare, chi ha avuto la fortuna di esserci, potrà respirare un alito di sana nostalgia…