Nanda Vigo: incontri ravvicinati. Arte, architetura, design

La Fondazione Sozzani di Milano, presenta fino al prossimo primo novembre, una singolarissima mostra sull’opera di un’altrettanto singolarissima artista, Nanda Vigo, dal titolo “Incontri ravvicinati. Arte architettura design”. Nanda Vigo, compagna di Piero Manzoni, è una figura molto particolare e molto “milanese” come, detto per inciso, è molto “milanese” la Fondazione Sozzani, che sa proporre con garbo e sapienza uno sguardo acuto sul mondo della moda, del design e della fotografia, soprattutto, campi artistici in cui Milano “la sa lunga” e dimostra di essere sempre all’altezza di una platea internazionale. Al mezzanino dello scrigno di Corso Como Dieci, ecco ricostruito “l’Ambiente Cronotopico” del 1968, piccolo ambiente “immersivo”. Si tratta di una struttura metallica dove sono inserite lastre di vetro industriale trasparente attraversate dalla luce. Non per nulla la prima sezione della piccola ma preziosa esposizione presenta Nanda Vigo come “maestra della luce”.

“La luce va seguita senza opporvi resistenza” dice in quegli anni Nanda Vigo, anni in cui è intensa la sua collaborazione con Lucio Fontana che di luce effettivamente qualcosa sapeva…La luce è l’elemento unificante tra il tempo (Crono) e l’elemento spaziale (Topico), da qui il nome della installazione anzi, dell’installazione ante-litteram, se proprio vogliamo essere precisi. La seconda parte della mostra presenta progetti e fotografie di ambienti, creati anche in collaborazione con Giò Ponti. È il caso de “Lo scarabeo sotto la foglia” di Malo (Vicenza), curiosa abitazione costruita intorno al talamo nunziale, sorta di sorgente genetica della vita.

Oppure la “Zero-House” di Milano del 1962, con muri di vetro e neon interni che alterano continuamente la percezione degli spazi. Affascinante, nella sua inquietante bellezza, la “Casa Nera” di Milano, completamente priva di luce naturale, dove la luce artificiale modella spazi e definisce gerarchie abitative. Forse su quell’idea, Carmelo Bene volle costruire a Roma negli anni Settanta la sua “Tana nera”. Infine la terza sezione è dedicata alla Vigo designer. Magnifica e immaginifica la lampada “Golden Gate”, poi ancora i suoi specchi, le sue sedie “Due più” di acciaio e pelliccia, poi altri oggetti, sempre a cavallo tra sperimentazione e razionale psichedelia. Insomma un’altra grande artista “milanese” di respiro internazionale dei magnifici anni Sessanta e Settanta. P

er riassumere la sua sfuggente figura meglio affidarsi ad una sua auto-citazione: “Architect. Reductive! Artist. Reductive! Designer. Reductive! Pioneer maybe. Anyway Nanda Vigo…”

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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La Fondazione Sozzani di Milano, presenta fino al prossimo primo novembre, una singolarissima mostra sull’opera di un’altrettanto singolarissima artista, Nanda Vigo, dal titolo “Incontri ravvicinati. Arte architettura design”. Nanda Vigo, compagna di Piero Manzoni, è una figura molto particolare e molto “milanese” come, detto per inciso, è molto “milanese” la Fondazione Sozzani, che sa proporre con garbo e sapienza uno sguardo acuto sul mondo della moda, del design e della fotografia, soprattutto, campi artistici in cui Milano “la sa lunga” e dimostra di essere sempre all’altezza di una platea internazionale. Al mezzanino dello scrigno di Corso Como Dieci, ecco ricostruito “l’Ambiente Cronotopico” del 1968, piccolo ambiente “immersivo”. Si tratta di una struttura metallica dove sono inserite lastre di vetro industriale trasparente attraversate dalla luce. Non per nulla la prima sezione della piccola ma preziosa esposizione presenta Nanda Vigo come “maestra della luce”.

“La luce va seguita senza opporvi resistenza” dice in quegli anni Nanda Vigo, anni in cui è intensa la sua collaborazione con Lucio Fontana che di luce effettivamente qualcosa sapeva…La luce è l’elemento unificante tra il tempo (Crono) e l’elemento spaziale (Topico), da qui il nome della installazione anzi, dell’installazione ante-litteram, se proprio vogliamo essere precisi. La seconda parte della mostra presenta progetti e fotografie di ambienti, creati anche in collaborazione con Giò Ponti. È il caso de “Lo scarabeo sotto la foglia” di Malo (Vicenza), curiosa abitazione costruita intorno al talamo nunziale, sorta di sorgente genetica della vita.

Oppure la “Zero-House” di Milano del 1962, con muri di vetro e neon interni che alterano continuamente la percezione degli spazi. Affascinante, nella sua inquietante bellezza, la “Casa Nera” di Milano, completamente priva di luce naturale, dove la luce artificiale modella spazi e definisce gerarchie abitative. Forse su quell’idea, Carmelo Bene volle costruire a Roma negli anni Settanta la sua “Tana nera”. Infine la terza sezione è dedicata alla Vigo designer. Magnifica e immaginifica la lampada “Golden Gate”, poi ancora i suoi specchi, le sue sedie “Due più” di acciaio e pelliccia, poi altri oggetti, sempre a cavallo tra sperimentazione e razionale psichedelia. Insomma un’altra grande artista “milanese” di respiro internazionale dei magnifici anni Sessanta e Settanta. P

er riassumere la sua sfuggente figura meglio affidarsi ad una sua auto-citazione: “Architect. Reductive! Artist. Reductive! Designer. Reductive! Pioneer maybe. Anyway Nanda Vigo…”

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