Neanche un prete per chiacchierar…

Al contrario di Celentano io un prete per chiacchierare ce l’ho, ma soprattutto ho un prete da ascoltare. Ho pensato che come dono di Natale e come augurio per il nuovo anno, invece delle solite stupidaggini e dei soliti discorsi di circostanza, fosse interessante presentarvelo. Molti di Voi forse lo conosceranno già, alcuni lo conosceranno solo di nome, ma conoscere una persona solo di nome equivale a non conoscerla affatto. Perché voglio farvelo conoscere? Certamente perché sono un credente (anche se imperfetto), ma soprattutto perché continuo ad esserlo grazie a lui (non imperfetto, ma credente). Lo conosco da moltissimi anni e lo ascolto tutte le domeniche nella sua omelia dal “pulpito” del Duomo di Novara, dove celebra la Messa ogni domenica alle dodici (salvo imprevisti, s’intende). Si tratta di Don Carlo Scaciga: è lui la mia sicura guida spirituale. Don Carlo, oltre che un carissimo amico, è un fine intellettuale, anzi, a mio modo di vedere, una delle figure intellettuali e spirituali di maggior spessore di questa città. Lo so, può sembrare strano che in un social o in un blog si parli di un prete, e so anche che Don Carlo non ha alcun bisogno di un “endorsement” da parte di chicchessia, ma essendomi dato come scopo ultimo del mio scrivere, qui e altrove, quello di rendere partecipe il mio prossimo di ciò che valga la pena essere conosciuto, almeno secondo il mio modestissimo punto di vista, non potevo tacere a lungo su di lui. Don Carlo è un formidabile interprete della realtà, è il giusto tramite tra la verità rivelata dalla Bibbia e dai Vangeli e la realtà fattuale di ogni giorno. Ricordo bene le parole di mio nonno Giovanni che, lui socialista fino al midollo, credente laico e sui generis e magari anche un po’ anticlericale, qualche volta mi diceva di qualche sacerdote: “parla che non sembra neanche un prete!” Ecco, Don Carlo sarebbe piaciuto molto a mio nonno Giovanni, solo che il punto non è affatto quello di “non sembrare un prete”, Don Carlo lo è convintamente, il punto è che parla come dovrebbe parlare un prete. La sua omiletica porta con sé, oltre ad una profondissima conoscenza teologica, il seme che permette alla Parola di fecondare la nostra realtà quotidiana. La sua non è mai una “predica” è sempre una “riflessione”, ed una riflessione senza ipocrisie, senza preconcetti, senza elusione del dubbio. Don Carlo mi aiuta a comprendere ciò che mi circonda, i comportamenti dei miei simili e, conseguentemente, quali dovrebbero essere i miei. È spesso critico con i comportamenti della Chiesa della quale lui fa parte e della quale facciamo parte anche noi credenti, ma della quale tutti sono invitati a far parte. La Scrittura spesso non parla la stessa nostra lingua, spesso è allusiva, metaforica, profetica : ci vuole quindi qualcuno che sappia rendere vivo e tangibile ciò che le Sacre Scritture hanno predetto. La soglia del Duomo con Don Carlo, come dovrebbe accadere in ogni chiesa e con ogni celebrante, non è più il confine tra buoni e cattivi, tra giusto e sbagliato, quel confine che non esiste se non nei nostri pregiudizi. La chiesa diventa uno spazio dove interrogarci collettivamente e reciprocamente, scoprendoci a volte dei giusti, a volte degli indifferenti, spesso delle anime (o degli spiriti) smarriti. Don Carlo mi aiuta a capire chi sono, dove sbaglio, dove persevero nell’errore, ma mi suggerisce come essere diverso. Non lo fa con le tuonanti parole di un prelato, pur rispettandone formalmente tutti i crismi, lo fa magari conversando di arte, facendo cenno alla letteratura o alla musica, prendendo spunto dai giornali, alludendo ai sordidi comportamenti di certa politica. Insomma non parla come un prete, come brontolava mio nonno Giovanni. E allora, vi lascio questo invito, magari un po’ desueto per un social, per un blog o per un giornale on line: venite a “sentire” una Messa al Duomo di Novara, magari dopo averla “sentita” vi verrà voglia di parteciparvi. Ci sono sempre preti con cui vale la pena chiacchierare, ma anche solo starli ad ascoltare. Buon Natale.

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Neanche un prete per chiacchierar…

Al contrario di Celentano io un prete per chiacchierare ce l’ho, ma soprattutto ho un prete da ascoltare. Ho pensato che come dono di Natale e come augurio per il nuovo anno, invece delle solite stupidaggini e dei soliti discorsi di circostanza, fosse interessante presentarvelo. Molti di Voi forse lo conosceranno già, alcuni lo conosceranno solo di nome, ma conoscere una persona solo di nome equivale a non conoscerla affatto. Perché voglio farvelo conoscere? Certamente perché sono un credente (anche se imperfetto), ma soprattutto perché continuo ad esserlo grazie a lui (non imperfetto, ma credente). Lo conosco da moltissimi anni e lo ascolto tutte le domeniche nella sua omelia dal “pulpito” del Duomo di Novara, dove celebra la Messa ogni domenica alle dodici (salvo imprevisti, s’intende). Si tratta di Don Carlo Scaciga: è lui la mia sicura guida spirituale. Don Carlo, oltre che un carissimo amico, è un fine intellettuale, anzi, a mio modo di vedere, una delle figure intellettuali e spirituali di maggior spessore di questa città. Lo so, può sembrare strano che in un social o in un blog si parli di un prete, e so anche che Don Carlo non ha alcun bisogno di un “endorsement” da parte di chicchessia, ma essendomi dato come scopo ultimo del mio scrivere, qui e altrove, quello di rendere partecipe il mio prossimo di ciò che valga la pena essere conosciuto, almeno secondo il mio modestissimo punto di vista, non potevo tacere a lungo su di lui. Don Carlo è un formidabile interprete della realtà, è il giusto tramite tra la verità rivelata dalla Bibbia e dai Vangeli e la realtà fattuale di ogni giorno. Ricordo bene le parole di mio nonno Giovanni che, lui socialista fino al midollo, credente laico e sui generis e magari anche un po’ anticlericale, qualche volta mi diceva di qualche sacerdote: “parla che non sembra neanche un prete!” Ecco, Don Carlo sarebbe piaciuto molto a mio nonno Giovanni, solo che il punto non è affatto quello di “non sembrare un prete”, Don Carlo lo è convintamente, il punto è che parla come dovrebbe parlare un prete. La sua omiletica porta con sé, oltre ad una profondissima conoscenza teologica, il seme che permette alla Parola di fecondare la nostra realtà quotidiana. La sua non è mai una “predica” è sempre una “riflessione”, ed una riflessione senza ipocrisie, senza preconcetti, senza elusione del dubbio. Don Carlo mi aiuta a comprendere ciò che mi circonda, i comportamenti dei miei simili e, conseguentemente, quali dovrebbero essere i miei. È spesso critico con i comportamenti della Chiesa della quale lui fa parte e della quale facciamo parte anche noi credenti, ma della quale tutti sono invitati a far parte. La Scrittura spesso non parla la stessa nostra lingua, spesso è allusiva, metaforica, profetica : ci vuole quindi qualcuno che sappia rendere vivo e tangibile ciò che le Sacre Scritture hanno predetto. La soglia del Duomo con Don Carlo, come dovrebbe accadere in ogni chiesa e con ogni celebrante, non è più il confine tra buoni e cattivi, tra giusto e sbagliato, quel confine che non esiste se non nei nostri pregiudizi. La chiesa diventa uno spazio dove interrogarci collettivamente e reciprocamente, scoprendoci a volte dei giusti, a volte degli indifferenti, spesso delle anime (o degli spiriti) smarriti. Don Carlo mi aiuta a capire chi sono, dove sbaglio, dove persevero nell’errore, ma mi suggerisce come essere diverso. Non lo fa con le tuonanti parole di un prelato, pur rispettandone formalmente tutti i crismi, lo fa magari conversando di arte, facendo cenno alla letteratura o alla musica, prendendo spunto dai giornali, alludendo ai sordidi comportamenti di certa politica. Insomma non parla come un prete, come brontolava mio nonno Giovanni. E allora, vi lascio questo invito, magari un po’ desueto per un social, per un blog o per un giornale on line: venite a “sentire” una Messa al Duomo di Novara, magari dopo averla “sentita” vi verrà voglia di parteciparvi. Ci sono sempre preti con cui vale la pena chiacchierare, ma anche solo starli ad ascoltare. Buon Natale.

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Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.