NJ, metacronache internazionali da un festival non novarese

Come ogni anno, da ventuno anni a questa parte, anche in questo 2024, tra maggio e giugno, la cometa di Novara Jazz è passata sulla città lasciando una scia luminosa, che si vede più da lontano che dalla città stessa. Gli echi della stampa nazionale e della stampa specialistica internazionale hanno raccontato e analizzato a lungo il festival novarese che è certamente molto più apprezzato fuori città che al suo interno. Novara non è una città che brilla per entusiasmo e, ancora meno, sa separare il grano dal loglio. E così mentre la stampa locale (tranne questa testata con cui collaboro) non andava oltre l’informazione basica per non turbare troppo o annoiare il nuares, tutto accartocciato sulle sue rassicuranti certezze culturali spesso di mediocre livello, l’altra stampa, quella di cui si diceva, dedicava a Novara Jazz 2024, la dovuta attenzione. Marcello Lorrai, in un dettagliato pezzo su Il Manifesto, racconta di uno spettatore tanto d’eccezione, quanto affezionato frequentatore di NJ, ovvero Maurizio Cattelan, artista di fama planetaria, che viene descritto come uno spettatore “curiosissimo, che si informa sui protagonisti dei concerti, commenta e chiacchiera con gli appassionati che seguono il festival”. Il Corriere della Sera, con un articolo a firma Luca Castelli, ha ampiamente illustrato il programma del Festival novarese e così altri quotidiani nazionali.

Ma ciò che è stato scritto sulla stampa specializzata ed internazionale è ancora più lusinghiero per la città. Cominciamo col programma dettagliato del Festival esplicato da Alberto Massarotto per Il Giornale della Musica. Poi Tracce di Jazz, rivista on-line, trattando dello straordinario concerto di Myra Melford (uno dei più incredibili dell’intero Festival) così descrive Palazzo Bellini: «Ed eccoci di ritorno nell’elegante corte neoclassica del Palazzo Bellini di Novara. E’ senz’altro una delle più belle location di Novara Jazz, perfetta per un concerto di solo piano con la sua atmosfera raccolta…».

Uno dei più blasonati periodici del settore, Musica Jazz, parla in questi termini della manifestazione: «La missione di Novara Jazz, realizzato da Associazione Culturale Rest-Art E.T.S e da Comune di Novara è cristallina: radunare una comunità attorno all’esperienza della musica, con ricerca di luoghi di interesse storico, naturalistico e architettonico, coniugando la valorizzazione dei prodotti enogastronomici del territorio alle politiche di tutela dell’ambiente, di educazione e di inclusione sociale», e non si può certo dire che questa XXI edizione non abbia colto nel segno!».

E veniamo al titolo di un altro importante magazine, Sound Wall, che già dal titolo prefigura qualcosa di molto originale e di decisamente importante: «l jazz lontano da Londra e dai luoghi comuni». L’articolo di Damir Ivic, molto articolato ed esaurientemente analitico, così si conclude: «…Ci aspettavamo un jazz fuori dalle mode ma vivo, fuori dai luoghi comuni ma comunicativo: bene, lo abbiamo avuto. Abbiamo sempre visto NovaraJazz come un’eccellenza, osservandolo a distanza; e, toccandolo con mano, si è confermato tale. Ecco: Novara si rende conto della fortuna che ha? Perché sì: questa è una domanda da non lasciare in secondo piano. Così come non è da mettere in secondo piano il fatto che spesso, anche nel jazz, le scelte più forti e qualitative e/o anticonvenzionali sono quelle che ti precludono il bagno di folla, a meno che l’ingresso non sia gratuito e – in qualche caso – l’ascolto un po’ distratto. Insomma, non è facile. Ma finché ci si prova, non si ha nulla da rimproverarsi; per tutto il resto ci sono le vanity metrics da streaming e/o da parate istituzionali».

Infine, David Cristol su The Free Jazz Colllective, rivista di Free Jazz, ribadisce : «Novara jazz is a welcoming and feelgood event, and the city a pleasure to wander in – with jazz from young musicians heard at every corner. While the festival doesn’t specialize in free music, many acts were firmly of the creative and improvised music ethos, with remarkable solo performances and rare groupings. It was great to hear some musicians in more than one project, and to see many of them stay the course to check their colleagues and friends’ work, in a variety of palazzos, courtyards, galleries and outdoor spots. Not to forget the wine tasting!».

E i novaresi? Mah, escludendo organizzatori e volontari, dei nuares non si è accorto nessuno per il semplice motivo che tra le oltre diecimila presenze registrate quest’anno loro non c’erano, a parte i soliti noti e il manipolo di appassionati a cui fieramente mi pregio di appartenere. Loro aspettano le auto d’epoca e la corsa nei sacchi che tanto prestigio danno alla città.

Condividi:

Facebook
WhatsApp
Telegram
Email
Twitter

Condividi l'articolo

© 2020-2024 La Voce di Novara - Riproduzione Riservata
Iscrizione al registro della stampa presso il Tribunale di Novara

Mario Grella

Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

SEGUICI SUI SOCIAL

Sezioni

NJ, metacronache internazionali da un festival non novarese