Una sbiadita pagina di storie

Non sono solito scrivere spesso di questioni strettamente cittadine ma lo faccio volentieri in particolari occasion quando accadono fatti che mi colpiscono o che ritengo sentimentalmente importanti per chi legge e anche per chi scrive. La chiusura di un negozio storico della città, come la merceria Annoni, credo sia una di queste circostanze.

E’ inutile sciorinare le solite frasi fatte, come hanno già fatto, fanno e faranno ampiamente gli altri giornali: “Un pezzo di città che se ne va…”, “Un luogo della memoria”, ecc. ecc. Magari potrebbe essere più stimolante una discussione, in una città che ormai non discute più e che sembra anestetizzata dall’incalzare degli eventi che sembra soltanto subire.

Partiamo dal fondo e cioè dai commenti più ovvi che si possono fare a queste mie poche parole: la chiusura di una attività commerciale privata, riguarda solo i proprietari dell’attività e niente e nessuno può farci niente. Giusta la prima parte, meno la seconda. Quali iniziative sono state prese da parte dei nostri amministratori per tutelare i negozi storici della città? Presumo nessuna, anzi forse una: chiedere ai commercianti di mettere una tenda per il sole di colore rosso. Nel frattempo hanno chiuso la storica Pasticceria Bertani, lo storico caffè Rossanigo, ha ceduto il passo la merceria Paolotti, chiuderà il prezioso negozio di penne stilografiche Pasella; persino il Cannavacciuolo Bistrò, dal nome noto e prestigioso, ha levato le tende da Novara. In compenso una schiera praticamente infinita di supermercati ha occupato ogni metro quadrato delle periferie.

Certo si dirà che è un segno dei tempi, ma nonostante questo qualcosa non mi quadra, poiché in tantissime città italiane, per non parlare di quelle europee, i centri conservano intatti i negozi e i locali storici. C’è anche da sottolineare che abitualmente i centri storici sono pedonali, ben arredati, in una parola “attrattivi”, mentre Novara praticamente non ha isole pedonali (che siano davvero pedonali) e le piazze storiche sono diventate dei parcheggi praticamente selvaggi. E questa non è cosa di poco conto. Il tessuto urbano di un centro storico è fatto da monumenti, piazze, vie, teatri, architetture, parchi e anche attività commerciali che hanno segnato e dovrebbero definire la fisionomia di una città, mentre Novara rischia di diventare (o è già diventata) una pagina sbiadita di un libro di storie che nessuno leggerà più.

Con questo pezzo termina la mia collaborazione con La Voce di Novara. I miei interessi e le mie passioni non sono strettamente connesse ai fatti prettamente locali che sono invece fondamentali per una testata come questa. Auguro al giornale un radioso futuro e ringrazio coloro che hanno avuto la tenacia di leggere i miei pezzi.

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Una sbiadita pagina di storie

Non sono solito scrivere spesso di questioni strettamente cittadine ma lo faccio volentieri in particolari occasion quando accadono fatti che mi colpiscono o che ritengo sentimentalmente importanti per chi legge e anche per chi scrive. La chiusura di un negozio storico della città, come la merceria Annoni, credo sia una di queste circostanze.

E’ inutile sciorinare le solite frasi fatte, come hanno già fatto, fanno e faranno ampiamente gli altri giornali: “Un pezzo di città che se ne va…”, “Un luogo della memoria”, ecc. ecc. Magari potrebbe essere più stimolante una discussione, in una città che ormai non discute più e che sembra anestetizzata dall’incalzare degli eventi che sembra soltanto subire.

Partiamo dal fondo e cioè dai commenti più ovvi che si possono fare a queste mie poche parole: la chiusura di una attività commerciale privata, riguarda solo i proprietari dell’attività e niente e nessuno può farci niente. Giusta la prima parte, meno la seconda. Quali iniziative sono state prese da parte dei nostri amministratori per tutelare i negozi storici della città? Presumo nessuna, anzi forse una: chiedere ai commercianti di mettere una tenda per il sole di colore rosso. Nel frattempo hanno chiuso la storica Pasticceria Bertani, lo storico caffè Rossanigo, ha ceduto il passo la merceria Paolotti, chiuderà il prezioso negozio di penne stilografiche Pasella; persino il Cannavacciuolo Bistrò, dal nome noto e prestigioso, ha levato le tende da Novara. In compenso una schiera praticamente infinita di supermercati ha occupato ogni metro quadrato delle periferie.

Certo si dirà che è un segno dei tempi, ma nonostante questo qualcosa non mi quadra, poiché in tantissime città italiane, per non parlare di quelle europee, i centri conservano intatti i negozi e i locali storici. C’è anche da sottolineare che abitualmente i centri storici sono pedonali, ben arredati, in una parola “attrattivi”, mentre Novara praticamente non ha isole pedonali (che siano davvero pedonali) e le piazze storiche sono diventate dei parcheggi praticamente selvaggi. E questa non è cosa di poco conto. Il tessuto urbano di un centro storico è fatto da monumenti, piazze, vie, teatri, architetture, parchi e anche attività commerciali che hanno segnato e dovrebbero definire la fisionomia di una città, mentre Novara rischia di diventare (o è già diventata) una pagina sbiadita di un libro di storie che nessuno leggerà più.

Con questo pezzo termina la mia collaborazione con La Voce di Novara. I miei interessi e le mie passioni non sono strettamente connesse ai fatti prettamente locali che sono invece fondamentali per una testata come questa. Auguro al giornale un radioso futuro e ringrazio coloro che hanno avuto la tenacia di leggere i miei pezzi.

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.