World Press Photo 2021

“The First Embrace” di Mads Nissen è stata giudicata foto dell’anno del “World Press Photo 2021”. La si può vedere alla Fondazione Sozzani di Milano fino al prossimo 9 gennaio. La foto l’avrete certamente già vista in televisione o sui giornali: si tratta dell’immagine di un’anziana donna che viene abbracciata da un uomo attraverso una tenda di plastica. Direi che era probabile e, anche un po’ scontato, che una foto del genere potesse essere premiata come foto dell’anno. Gli elementi c’erano tutti: le due persone desiderose di abbracciarsi dopo il lockdown, la composizione e l’effetto del telo che sembra formare le ali di un angelo immaginario.

Nulla da dire, tranne che se fossi stato tra i giudici, avrei puntato su un soggetto meno sfruttato e su una composizione meno “iconica”, come si usa dire oggi. Ma sono gusti personali, ovviamente. Tra i vincitori di altre sezioni del premio di foto-giornalismo ci sono anche tre italiani, ovvero Antonio Facilongo, nella sezione “Storia dell’anno” con le fotografie di “Habibi”, una serie di scatti che raccontano della resilienza nella vita quotidiana del popolo palestinese, Lorenzo Tugnoli premiato nella categoria “Spot News-Stories” con un reportage sulla esplosione nel porto di Beirut. Il terzo premiato, sul quale mi vorrei soffermare, è stato Gabriele Galimberti, vincitore nella categoria “Portrait-Stories”, con il suo algido e terrificante reportage sulle armi possedute dalle famiglie americane dal titolo “The Ameriguns”.

Va ricordato solo un dato, la metà di tutte le armi detenute in tutto il mondo da liberi cittadini, è negli Stati Uniti d’America. Basterebbe questo, dato fornito dal “Small Arms Survey”, progetto di studio indipendente di Ginevra, per comprendere la scottante drammaticità del problema. Se poi, a completamento dell’informazione, ci mettiamo le foto di Gabriele Galimberti, il quadro (fosco), è completo.

Le fotografie ritraggono famigliole dell’America profonda, quella delle “strade blue” di Least-Heat Moon, che espongono i loro arsenali, perché di questo si tratta, sui lindi praticelli delle loro villette, sui bordi delle piscine, nelle soffitte di casa. E li espongono con la stessa gioia, con lo stesso orgoglio con cui si potrebbe mostrare il proprio figlioletto, il proprio cagnolino o finanche la propria nuova e fiammante automobile. Una esibizione di inutile forza che lascia interdetti, inebetiti e spaventati.

Col senno del poi, si potrebbe dire che la pagliacciata dell’assalto a Capitol Hill del gennaio 2021, avrebbe davvero potuto essere una immane carneficina, se un millesimo di queste armi esposte con orgoglio agli occhi del fotografo, avesse potuto entrare in azione. Trarre una morale da queste fotografie è fin troppo facile, allora sforziamoci tutti di guardare queste fotografie come una semplice informazione: un segnale di pericolo forte e chiaro che deve giungere alle nostre coscienze e magari anche agli occhi e alle coscienze di chi ha governato quel paese, a chi lo governa oggi e ai tanti ammiratori nostrani della “legittima difesa” (a detta loro sempre legittima), personaggi ai quali anche la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare le sorti del Paese…

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Mario Grella

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Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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“The First Embrace” di Mads Nissen è stata giudicata foto dell’anno del “World Press Photo 2021”. La si può vedere alla Fondazione Sozzani di Milano fino al prossimo 9 gennaio. La foto l’avrete certamente già vista in televisione o sui giornali: si tratta dell’immagine di un’anziana donna che viene abbracciata da un uomo attraverso una tenda di plastica. Direi che era probabile e, anche un po’ scontato, che una foto del genere potesse essere premiata come foto dell’anno. Gli elementi c’erano tutti: le due persone desiderose di abbracciarsi dopo il lockdown, la composizione e l’effetto del telo che sembra formare le ali di un angelo immaginario.

Nulla da dire, tranne che se fossi stato tra i giudici, avrei puntato su un soggetto meno sfruttato e su una composizione meno “iconica”, come si usa dire oggi. Ma sono gusti personali, ovviamente. Tra i vincitori di altre sezioni del premio di foto-giornalismo ci sono anche tre italiani, ovvero Antonio Facilongo, nella sezione “Storia dell’anno” con le fotografie di “Habibi”, una serie di scatti che raccontano della resilienza nella vita quotidiana del popolo palestinese, Lorenzo Tugnoli premiato nella categoria “Spot News-Stories” con un reportage sulla esplosione nel porto di Beirut. Il terzo premiato, sul quale mi vorrei soffermare, è stato Gabriele Galimberti, vincitore nella categoria “Portrait-Stories”, con il suo algido e terrificante reportage sulle armi possedute dalle famiglie americane dal titolo “The Ameriguns”.

Va ricordato solo un dato, la metà di tutte le armi detenute in tutto il mondo da liberi cittadini, è negli Stati Uniti d’America. Basterebbe questo, dato fornito dal “Small Arms Survey”, progetto di studio indipendente di Ginevra, per comprendere la scottante drammaticità del problema. Se poi, a completamento dell’informazione, ci mettiamo le foto di Gabriele Galimberti, il quadro (fosco), è completo.

Le fotografie ritraggono famigliole dell’America profonda, quella delle “strade blue” di Least-Heat Moon, che espongono i loro arsenali, perché di questo si tratta, sui lindi praticelli delle loro villette, sui bordi delle piscine, nelle soffitte di casa. E li espongono con la stessa gioia, con lo stesso orgoglio con cui si potrebbe mostrare il proprio figlioletto, il proprio cagnolino o finanche la propria nuova e fiammante automobile. Una esibizione di inutile forza che lascia interdetti, inebetiti e spaventati.

Col senno del poi, si potrebbe dire che la pagliacciata dell’assalto a Capitol Hill del gennaio 2021, avrebbe davvero potuto essere una immane carneficina, se un millesimo di queste armi esposte con orgoglio agli occhi del fotografo, avesse potuto entrare in azione. Trarre una morale da queste fotografie è fin troppo facile, allora sforziamoci tutti di guardare queste fotografie come una semplice informazione: un segnale di pericolo forte e chiaro che deve giungere alle nostre coscienze e magari anche agli occhi e alle coscienze di chi ha governato quel paese, a chi lo governa oggi e ai tanti ammiratori nostrani della “legittima difesa” (a detta loro sempre legittima), personaggi ai quali anche la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare le sorti del Paese…

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