24 febbraio: con padre Yuriy la comunità ucraina di Novara ricorda e guarda avanti

Tra riflessioni e incombenze pratiche, il referente degli ucraini di Piemonte e Valle d'Aosta si prepara al terzo anniversario dell'invasione russa con un serata al Teatro Faraggiana

A quasi tre anni dall’invasione russa dell’Ucraina, il conflitto continua a segnare profondamente la vita di milioni di persone, sia in patria che all’estero. La guerra, iniziata nel 2014 e intensificatasi nel febbraio 2022, ha portato morte, distruzione e un esodo di cittadini ucraini in cerca di protezione. Mentre l’attenzione internazionale si sta concentrando sui nuovi rapporti di forza fra Trump e Putin, le comunità ucraine all’estero continuano a vivere il conflitto quotidianamente, attraverso il dolore delle notizie, i legami familiari e l’impegno per il proprio popolo.

A Novara, dove la comunità ucraina è la più grande del Piemonte, padre Yuriy Ivanyuta continua a essere un punto di riferimento imprescindibile. Nella parrocchia della Madonna del Carmine, nel cuore del centro storico, ci accoglie nel suo ufficio. Sempre di corsa tra le prove del coro, le necessità di tutti e le incombenze burocratiche, ci sorride nonostante la “solita” giornata complicata: «Anche la stampante mi ha abbandonato, proprio oggi che mi servono dei documenti importanti». Da dicembre, infatti, oltre al ruolo di economo per l’esarcato apostolico a Roma, il suo impegno si è ampliato: ha la responsabilità di quattordici comunità ucraine tra Piemonte e Valle d’Aosta, un compito che lo tiene sempre in movimento.

Eppure, per parlare della comunità di Novara e riflettere sul terzo anniversario dell’invasione russa, trova il tempo. A dargli un momento di tregua è il suo gatto, che con un balzo gli sale in grembo. Si rilassa e si racconta, ma non vuole farsi fotografare.

LEGGI ANCHE Novara commemora l’invasione dell’Ucraina con la proiezione di “20 Days in Mariupol”

«Non voglio fare discorsi politici, io sono un prete e il mio compito è stare vicino alla mia comunità – dice con fermezza -. Tutti seguiamo le notizie e siamo in contatto costante con le nostre famiglie in Ucraina. L’impressione è che non si parli più di soluzioni, ma si cerchi solo di fare propaganda generando nuovi conflitti. Noi ucraini siamo stanchi, è dal 2014 che soffriamo, ma tra di noi in questo momento non c’è panico: restiamo in attesa di capire cosa potrebbe succedere. E comunque, dopo tutti i sacrifici fatti, non possiamo permetterci di arrenderci».

A dicembre 2024, gli ucraini residenti nel territorio novarese risultavano essere 4.132, di cui 1.353 solo in città. «Siamo solo cinque preti in tutta la regione, e ad Asti abbiamo appena inaugurato una nuova comunità: è molto impegnativo, servirebbero più persone per gestire tutto», racconta ancora padre Yuriy. «Tra Novara e Borgomanero ci sono circa 60 bambini che frequentano la scuola il sabato. Per fortuna possiamo contare sui volontari e sulla solidarietà della città che si è dimostrata generosa fin dall’inizio dell’emergenza profughi».

LEGGI ANCHE Un anno di guerra

La quotidianità di padre Yuriy e della sua comunità è fatta di fede, sostegno reciproco e speranza. Una speranza che, nonostante le difficoltà, trova radici profonde proprio qui, a Novara e che lunedì 24 febbraio si ritroverà al Teatro Faraggiana per celebrare il terzo anniversario dall’invasione russa.

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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24 febbraio: con padre Yuriy la comunità ucraina di Novara ricorda e guarda avanti

Tra riflessioni e incombenze pratiche, il referente degli ucraini di Piemonte e Valle d’Aosta si prepara al terzo anniversario dell’invasione russa con un serata al Teatro Faraggiana

A quasi tre anni dall’invasione russa dell’Ucraina, il conflitto continua a segnare profondamente la vita di milioni di persone, sia in patria che all’estero. La guerra, iniziata nel 2014 e intensificatasi nel febbraio 2022, ha portato morte, distruzione e un esodo di cittadini ucraini in cerca di protezione. Mentre l’attenzione internazionale si sta concentrando sui nuovi rapporti di forza fra Trump e Putin, le comunità ucraine all’estero continuano a vivere il conflitto quotidianamente, attraverso il dolore delle notizie, i legami familiari e l’impegno per il proprio popolo.

A Novara, dove la comunità ucraina è la più grande del Piemonte, padre Yuriy Ivanyuta continua a essere un punto di riferimento imprescindibile. Nella parrocchia della Madonna del Carmine, nel cuore del centro storico, ci accoglie nel suo ufficio. Sempre di corsa tra le prove del coro, le necessità di tutti e le incombenze burocratiche, ci sorride nonostante la “solita” giornata complicata: «Anche la stampante mi ha abbandonato, proprio oggi che mi servono dei documenti importanti». Da dicembre, infatti, oltre al ruolo di economo per l’esarcato apostolico a Roma, il suo impegno si è ampliato: ha la responsabilità di quattordici comunità ucraine tra Piemonte e Valle d’Aosta, un compito che lo tiene sempre in movimento.

Eppure, per parlare della comunità di Novara e riflettere sul terzo anniversario dell’invasione russa, trova il tempo. A dargli un momento di tregua è il suo gatto, che con un balzo gli sale in grembo. Si rilassa e si racconta, ma non vuole farsi fotografare.

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«Non voglio fare discorsi politici, io sono un prete e il mio compito è stare vicino alla mia comunità – dice con fermezza -. Tutti seguiamo le notizie e siamo in contatto costante con le nostre famiglie in Ucraina. L’impressione è che non si parli più di soluzioni, ma si cerchi solo di fare propaganda generando nuovi conflitti. Noi ucraini siamo stanchi, è dal 2014 che soffriamo, ma tra di noi in questo momento non c’è panico: restiamo in attesa di capire cosa potrebbe succedere. E comunque, dopo tutti i sacrifici fatti, non possiamo permetterci di arrenderci».

A dicembre 2024, gli ucraini residenti nel territorio novarese risultavano essere 4.132, di cui 1.353 solo in città. «Siamo solo cinque preti in tutta la regione, e ad Asti abbiamo appena inaugurato una nuova comunità: è molto impegnativo, servirebbero più persone per gestire tutto», racconta ancora padre Yuriy. «Tra Novara e Borgomanero ci sono circa 60 bambini che frequentano la scuola il sabato. Per fortuna possiamo contare sui volontari e sulla solidarietà della città che si è dimostrata generosa fin dall’inizio dell’emergenza profughi».

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La quotidianità di padre Yuriy e della sua comunità è fatta di fede, sostegno reciproco e speranza. Una speranza che, nonostante le difficoltà, trova radici profonde proprio qui, a Novara e che lunedì 24 febbraio si ritroverà al Teatro Faraggiana per celebrare il terzo anniversario dall’invasione russa.

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore