«In aumento le donne che chiedono aiuto ma ancora troppe non denunciano»

A riferirlo la responsabile del Centro antiviolenza del distretto area nord novarese Chiara Zanetta. I numeri

«Un costante aumento di casi di violenza di genere e richieste di aiuto». A riferirlo è Chiara Zanetta, responsabile del Centro antiviolenza del distretto area nord novarese. L’abbiamo raggiunta, in occasione del 25 novembre, per raccogliere una testimonianza diretta di chi opera ogni giorno in prima persona contro la violenza sulle donne.

«Esistiamo a Borgomanero dal 2019 – spiega Zanetta – e gli sportelli con cui lavoriamo – Ciss Borgomanero e Arona e Cisas di Marano Ticino – sono attivi da più di quindici anni sul territorio e sono gestiti dai servizi sociali. Il nostro centro si occupa anche delle emergenze, oltre che della parte di prevenzione. E i numeri che registriamo e incrociamo non sono incoraggianti, anzi».

Il quadro delineato da Zanetta è preoccupante: «Dall’inizio di quest’anno a oggi, abbiamo registrato 100 casi di vittime di violenza; di queste 71 sono italiane. La fascia più colpita è quella dai 40 ai 50 anni, circa 30 casi; 53i casi di di violenza prettamente psicologica mente 37 quelli di violenza fisica. Il dato più preoccupante è che più della metà delle donne – ben 53 – non hanno sporto denuncia. Le donne coinvolte sono per lo più di nazionalità italiana, ma abbiamo registrato anche vittime di origini brasiliane, marocchine, senegalesi, ucraine, albanesi, nigeriane e provenienti dall’Est Europa».

«La tipologia delle donne coinvolte non è mutata – aggiunge la responsabile – . Come osserviamo dai dati, sono direttamente coinvolte in ugual modo donne comuni, italiane e straniere, lavoratrici e non. Penso ci sarebbe bisogno di una risposta più veloce dal punto di vista giudiziario: si parla tanto di “codice rosso”, ma sono sempre di più le donne costrette a nascondersi con i figli per paura delle ritorsioni (a oggi i minori coinvolti sono 105). Noi assistiamo queste povere ragazze e le accompagniamo in posti sicuri, ma la cosa paradossale è che, spesso, il maltrattante continua a fare la sua vita a casa con tutte le comodità. Un’altra aggravante è che di frequente i figli continuano ad avere una relazione con il padre e questo implica continue ritorsioni verso le donne».

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«In aumento le donne che chiedono aiuto ma ancora troppe non denunciano»

A riferirlo la responsabile del Centro antiviolenza del distretto area nord novarese Chiara Zanetta. I numeri

«Un costante aumento di casi di violenza di genere e richieste di aiuto». A riferirlo è Chiara Zanetta, responsabile del Centro antiviolenza del distretto area nord novarese. L’abbiamo raggiunta, in occasione del 25 novembre, per raccogliere una testimonianza diretta di chi opera ogni giorno in prima persona contro la violenza sulle donne.

«Esistiamo a Borgomanero dal 2019 – spiega Zanetta – e gli sportelli con cui lavoriamo – Ciss Borgomanero e Arona e Cisas di Marano Ticino – sono attivi da più di quindici anni sul territorio e sono gestiti dai servizi sociali. Il nostro centro si occupa anche delle emergenze, oltre che della parte di prevenzione. E i numeri che registriamo e incrociamo non sono incoraggianti, anzi».

Il quadro delineato da Zanetta è preoccupante: «Dall’inizio di quest’anno a oggi, abbiamo registrato 100 casi di vittime di violenza; di queste 71 sono italiane. La fascia più colpita è quella dai 40 ai 50 anni, circa 30 casi; 53i casi di di violenza prettamente psicologica mente 37 quelli di violenza fisica. Il dato più preoccupante è che più della metà delle donne – ben 53 – non hanno sporto denuncia. Le donne coinvolte sono per lo più di nazionalità italiana, ma abbiamo registrato anche vittime di origini brasiliane, marocchine, senegalesi, ucraine, albanesi, nigeriane e provenienti dall’Est Europa».

«La tipologia delle donne coinvolte non è mutata – aggiunge la responsabile – . Come osserviamo dai dati, sono direttamente coinvolte in ugual modo donne comuni, italiane e straniere, lavoratrici e non. Penso ci sarebbe bisogno di una risposta più veloce dal punto di vista giudiziario: si parla tanto di “codice rosso”, ma sono sempre di più le donne costrette a nascondersi con i figli per paura delle ritorsioni (a oggi i minori coinvolti sono 105). Noi assistiamo queste povere ragazze e le accompagniamo in posti sicuri, ma la cosa paradossale è che, spesso, il maltrattante continua a fare la sua vita a casa con tutte le comodità. Un’altra aggravante è che di frequente i figli continuano ad avere una relazione con il padre e questo implica continue ritorsioni verso le donne».

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