84 anni, condannato per minacce alla moglie

Una testimonianza drammatica quella di una settantenne trecatese al processo contro l’anziano marito

«Tutto è cominciato per la sua gelosia, perché era convinta che andassi con altri uomini e perfino con nostro genero. Insulti, minacce, anche con un coltello. Una volta ha detto che si sarebbe procurato una pistola e mi avrebbe ammazzata. Sono dimagrita di trentacinque chili in sei mesi: non mangiavo più». Una testimonianza drammatica quella di una settantenne trecatese al processo contro l’anziano marito, da cui si è ormai separata: l’uomo, alla veneranda età di 84 anni, è stato condannato in tribunale a Novara alla pena di 2 mesi di reclusione per una minaccia del 2015, mentre i più gravi maltrattamenti in famiglia sono stati dichiarati prescritti essendo troppo risalenti nel tempo. Il pm aveva chiesto invece 1 anno e 4 mesi; la difesa puntava all’assoluzione.

Tutto è cominciato una decina di anni fa: «Una sera guardavo la televisione e lui si è avvicinato all’improvviso tirandomi uno schiaffo e dandomi della prostituta. Riteneva che lo tradissi, ma non era vero». Quindi l’inizio di un calvario terminato parecchio tempo dopo, quando il figlio della coppia, anche lui minacciato, ha deciso di portare via di casa la madre: «Mi diffamava in giro per il paese dicendo che me la facevo con tutti. Mi aveva anche detto che grazie a un conoscente si sarebbe procurato una pistola per ammazzare me e i nostri figli. Proprio una sera mio figlio ha sentito delle urla e ha visto suo padre che mi puntava addosso un coltello».

Le violenze psicologiche hanno costretto la donna a «ricorrere all’aiuto di uno psicologo che mi ha anche prescritto dei farmaci. Volevo anche tentare una terapia di coppia, ma il medico mi diceva che era impossibile perché mio marito soffriva di una gelosia maniacale». Testimoni delle urla e delle minacce, oltre ai figli, anche alcuni vicini di casa: «Lei parlava di incidenti domestici – ha detto una conoscente – ma aveva dei lividi strani alle braccia: avevo capito che si trattava di percosse».

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Una testimonianza drammatica quella di una settantenne trecatese al processo contro l’anziano marito

«Tutto è cominciato per la sua gelosia, perché era convinta che andassi con altri uomini e perfino con nostro genero. Insulti, minacce, anche con un coltello. Una volta ha detto che si sarebbe procurato una pistola e mi avrebbe ammazzata. Sono dimagrita di trentacinque chili in sei mesi: non mangiavo più». Una testimonianza drammatica quella di una settantenne trecatese al processo contro l’anziano marito, da cui si è ormai separata: l’uomo, alla veneranda età di 84 anni, è stato condannato in tribunale a Novara alla pena di 2 mesi di reclusione per una minaccia del 2015, mentre i più gravi maltrattamenti in famiglia sono stati dichiarati prescritti essendo troppo risalenti nel tempo. Il pm aveva chiesto invece 1 anno e 4 mesi; la difesa puntava all’assoluzione.

Tutto è cominciato una decina di anni fa: «Una sera guardavo la televisione e lui si è avvicinato all’improvviso tirandomi uno schiaffo e dandomi della prostituta. Riteneva che lo tradissi, ma non era vero». Quindi l’inizio di un calvario terminato parecchio tempo dopo, quando il figlio della coppia, anche lui minacciato, ha deciso di portare via di casa la madre: «Mi diffamava in giro per il paese dicendo che me la facevo con tutti. Mi aveva anche detto che grazie a un conoscente si sarebbe procurato una pistola per ammazzare me e i nostri figli. Proprio una sera mio figlio ha sentito delle urla e ha visto suo padre che mi puntava addosso un coltello».

Le violenze psicologiche hanno costretto la donna a «ricorrere all’aiuto di uno psicologo che mi ha anche prescritto dei farmaci. Volevo anche tentare una terapia di coppia, ma il medico mi diceva che era impossibile perché mio marito soffriva di una gelosia maniacale». Testimoni delle urla e delle minacce, oltre ai figli, anche alcuni vicini di casa: «Lei parlava di incidenti domestici – ha detto una conoscente – ma aveva dei lividi strani alle braccia: avevo capito che si trattava di percosse».

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